Arte Compressa #75. Gabriele Di Matteo a Napoli, Looking for the monocrome

immagine per Gabriele di Matteo
Gabriele Di Matteo: Looking for the monocrome, Annarumma Gallery @Danilo Donzelli Photography

Pensando al monocromo, subito la mente rievoca le opere di grandi artisti del passato, da Yves Klein, che utilizzava pigmenti puri, in modo che il colore non perdesse la sua luminosità, a Mark Rothko, con i suoi colour field, caratterizzati da fasce di una, due o tre colori contrastanti tra di loro, rappresentati come entità gassose. Senza dimenticare Barnett Newman, che separava zone variegate di colore con linee verticali, formando rapporti armonici di sottile equilibrio che si dilatavano nello spazio.

Un approccio completamente diverso è quello proposto nella mostra intitolata Looking for the monocrome, di Gabriele Di Matteo (1957, Torre del Greco, Na; vive e lavora a Milano) negli spazi della Annarumma Gallery di Napoli, in via del Parco Margherita 43, fino al 28 febbraio 2019.

Egli trova nella pittura l’espressione possibile di un percorso situazionista: un oggetto in riformulazione. E’ una prassi che parte dalla consapevolezza che la pittura si afferma anche come un agglomerato di materia che ricopre immagini del passato.

Altra fonte di ispirazione è l’opera Capri Battery di Joseph Beuys, ospite nella villa del gallerista napoletano Lucio Amelio, realizzò un progetto umoristico in cui mise in correlazione una lampadina elettrica e un limone. Egli affermò che quest’ultimo poteva produrre energia attingendo dalla sua stessa natura. Questa constatazione è scaturita dall’intere sse per l’ecologia, l’energia, il calore e l’ambiente, da parte dell’artista tedesco.

Di Matteo assimila ed elabora le idee di Beuys e realizza una serie di monocromi gialli che anziché diffondere un senso di calore, di vivacità e di serenità, sono in pausa. Percorrendo le sale della mostra, una serie di opere si susseguono alle pareti, tutte accomunate dalla tonalità gialla e da soggetti differenti.

L’artista opera un radicale azzeramento linguistico. Sono lavori che innescano meccanismi di riflessione di matrice concettuale. Il fruitore è accolto da un monocromo, su cui sfondo è visibile un articolo di giornale che tratta le teorie della Bauhaus Situazionista e del professore Josef Albers dell’Università di Yale.

Quest’ultimo è celebre per aver introdotto il concetto di “pensare in situazione”, che si traduceva concretamente nelle sue lezioni nel privilegiare l’esperienza didattica, celando la teoria. Di Matteo aderisce a tale pensiero e lo manifesta attraverso una frase posta nella parte alta dell’opera: imparare a vedere.

Della stessa caratura sono le altre opere. L’altro articolo di giornale su monocromo giallo è incentrato sulla figura del pittore Raffaello Sanzio, il “principe dei pittori”. Anche in questo caso l’artista non vuole illustrare una teoria precostituita o la storia dell’artista rinascimentale, vuole fare aprire gli occhi, attraverso una rivelazione collettiva, l’evocazione di una visione.

Questo modus operandi avviene attraverso la conoscenza e l’esperienza. Il monocromo con la dicitura “nel fascismo, il fascismo”, se da un lato rievoca un periodo storico nefasto, dall’altro, il colore giallo, carico di energia solare, genera uno squilibrio concettuale. Di Matteo non vuole insegnare l’arte, ma con le sue competenze, può indurre a vedere bene.

E’ ovvio che, nell’immaginario collettivo, il colore, la raffigurazione e le parole incidono notevolmente sulla percezione dell’opera d’arte.

Altro esempio, sono le due immagini messe in correlazione dalla parola Apollo. Nella prima, si riferisce alla divinità greca ed è corredata con la figura della testa; nella seconda, il termine è diviso in a preposizione e pollo sostantivo. Sono una serie di aneddoti che affermano la riconciliazione tra le immagini, i segni e il significato nascosto. E’ una educazione artistica che coinvolge i fruitori a cercare insieme.

La sala successiva, invece, ospita sei cavalletti per dipingere con sei grandi tele caratterizzate da dipinti monocromo con un giallo intenso. L’artista riprende le idee di Joseph Beuys e collega le opere con un filo arancione a sei interruttori che assorbono l’energia dai limoni. La disposizione dei trespoli in senso circolare e il camino al centro della sala nelle funzioni di altare, conferiscono all’allestimento una certa sacralità.

Le cromiè gialle intense sprigionano energia visiva e sensoriale. Una esperienza che riporta in auge il concetto di Albers, di vedere insieme e arrivare a una possibile conoscenza e forse anche autocoscienza, della visione.

Info mostra

  • Looking for the monocrome. Gabriele Di Matteo
  • fino al 28 febbraio 2019.
  • Annarumma Gallery
  • via del Parco Margherita 43
  • Napoli
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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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