Ernest Pignon-Ernest, l’artista a Napoli con Extases lascia la strada ed entra nel sottosuolo

EXTASTES Ernest Pignon Ernest Purgatorio ad Arco

E’ allestita nel Complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, in via dei Tribunali 39, a Napoli, l’installazione del francese Ernest Pignon-Ernest (Nizza 1942 http://pignon-ernest.com), artista Fluxus, sperimentato dell’arte politica dei manifesti e tra i pionieri dell’arte “street”.

La mostra ha titolo, Extases, è curata da Carla Travierso, fino al 28 aprile 2019 ed è basata su un approccio spirituale, filosofico e religioso, una profonda riflessione sul rapporto tra interiorità ed esteriorità, tra anima e corpo: Otto mistiche, Marie-Madeleine, Hildegarde de Bingen (1098-1179), Angèle de Foligno (1248-1309), Catherine de Sienne (1347-1380), Thérèse d’Avila (1515-1582), Marie de l’Incarnation (1599-1672), Louise du Néant (1639-1694) e Madame Guyon (1648-1717), scelte dall’artista per gli scritti che hanno lasciato o per quello che il loro confessore ha trasmesso del loro pensiero.

L’Estasi, stato psichico di sospensione ed elevazione mistica della mente, che viene percepita a volte come estraniata dal corpo, da qui la sua etimologia, a indicare un uscire fuori di sé, è un tema ricorrente nella storia. Già nella antica Grecia era presente nei riti dionisiaci e nelle figure oracolari, fino a riscoprirne l’esistenza anche nelle filosofie orientali.

Nel corso dei secoli è stata ripresa dal poeta Dante Alighieri che racconta dell’estasi paradisiaca nella Divina Commedia; nel Seicento, invece, il frate domenicano Giordano Bruno ne parla, associandola ad un eroico furore. In effetti, assume un significato diverso a seconda del contesto in cui si trova. Nella religione cristiana, a cui Ernest Pignon-Ernest fa riferimento, è ripresa non più come semplice atto contemplativo, ma volge verso Dio e verso il mondo, una ascensione intrisa di amore, sofferenza e comunione.

Varcando l’ingresso del complesso museale, noto al popolo partenopeo come la chiesa de’ ’e cape ’e morte, inizia il viaggio nella cultura napoletana tra arte, fede, vita e morte. Scendendo nell’antico e grandioso ipogeo che ospita ancora oggi l’affascinante culto rivolto ai resti umani anonimi che diventano speciali intermediari per invocazioni, preghiere e richieste di intercessioni, si dispiegano le opere di Ernest Pignon-Ernest, tra oscurità e luce.

Sono otto disegni autoportanti di grande formato a grandezza naturale che raffigurano le mistiche, ritratte nel momento intimo dell’estasi, collocate su una superficie d’acqua che riflette i disegni insieme allo spazio circostante.

Le donne, colpite dalla luce divina, si lasciano andare ad un abbandono tale che, in linea con la grande tradizione barocca, diventa eros carnale. Le vesti si aprono   mostrando i loro corpi, le mani si contraggono in una tensione straziante, gli occhi sono chiusi e le bocche dischiuse lasciano trapelare i sospiri. Ogni singolo disegno è l’involucro di un microcosmo dove avviene il processo mistico. Al religioso e statico silenzio dell’ipogeo, si oppone il dinamismo e gli spasimi delle otto sante. Emozioni e stati d’animo sono accentuate dalle pieghe dei singoli fogli su cui sono raffigurate. Aprendosi volontariamente a Dio, superano definitivamente i propri limiti umani giungendo nella profondità della propria coscienza.

Da un punto di vista estetico, i singoli disegni rimandano alla scultura ellenistica, caratterizzata da una visione naturalistica, ricca di pathos o drammaticità, lontana dalla bellezza austera della statuaria del periodo classico, privilegiandone, inoltre, l’aspetto psicologico.

L’installazione ricorda una scenografia teatrale, in cui lo spettatore osserva la rappresentazione in platea: l’estasi delle sante diventa in questo modo un evento pubblico e, come in un teatro, le protagoniste non guardano lo spettatore, sono attratte dalla luce divina che illumina i loro corpi e i loro volti. E’ in atto l’esperienza dell’ascesa mistica, un processo che include il visibile, con le figure delle donne e dell’architettura e, l’invisibile, l’avvento di Dio e la percezione della sua presenza, in una osmosi spaziale e spirituale, attesa e compiuta. La chiesa, la casa di Dio, è il luogo di maggiore religiosità, di rifugio e di contatto con l’entità suprema.

Le otto mistiche, di diverse origini, diverse epoche e differente estrazione sociale sono accomunate dalla stessa visione, dalla stessa estasi e dallo stesso destino. Con la lettura degli scritti di Santa Teresa d’Avila, l’artista francese si avvicina a questa dimensione, affascinato dalla doppia natura delle sante, terrena e spirituale, traendo spunto dalle sue parole che sottolineava la componente fisica dell’esperienza:

“Alle volte l’impeto è così forte da non poter proprio far nulla, neppure invocare aiuto da Dio. Il corpo rimane come morto: non si può muovere né mani, né piedi. Se sta in piedi, si accascia su sé stesso, senza neppure la forza di respirare. Si lascia fuggire qualche gemito debole di voce perché non ne può più, ma molto infuocato per sentimento” (Teresa d’Avila, Libro della vita, XXIX, 12).

Il profondo legame fra opera e contesto diventa fondamentale per Ernest Pignon-Ernest, che rifiuta l’art system preferendo esprimersi direttamente nei luoghi d’ispirazione. Egli riesce a coinvolgere emotivamente i fruitori, in un costante dialogo fra contenuto, (l’installazione) e il contenitore, (l’ipogeo della chiesa), tra storia antica ed arte contemporanea, tra concreto e spirituale, tra il visibile e l’invisibile. 

Info mostra

  • Ernest Pignon-Ernest | Extases
  • A cura di Carla Travierso
  • fino al 28 aprile 2019
  • Complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
  • via dei Tribunali 39, Napoli
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Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E' laureato in "Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali" presso l'Università degli Studi "Federico II" di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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