La parola al teatro #9. E se Giulietta e Romeo si innamorassero in curva?

immagine per Romeo l’ultrà e Giulietta l’irriducibile

E se Giulietta e Romeo si innamorassero in curva? Se a ostacolare l’amore tra i due giovani fosse la fede calcistica? Parte da qui Romeo l’ultrà e Giulietta l’irriducibile. Storia d’amore e tifo con tragedia finale, scritto e diretto da Gianni Clementi, andato in scena alla Sala Umberto di Roma.
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Laziale fino al midollo e figlia del capo della Nord, Er Catena (Stefano Ambrogi), Giulietta trova il suo Romeo in quel lupacchiotto giallorosso figlio de Er Murena (Marco Prosperini) e il loro amore dovrà fare i conti con la rivalità calcistica che sfocia nell’odio e nella violenza tra le due fazioni.

La fede sportiva che diventa appartenenza, clan e identità. La rivalità sul campo che straborda fuori e diventa rabbia e violenza. L’amore dei due giovani sin dai primi sussulti sembra destinato a non aver futuro al di là dei pochi sguardi e sospiri rubati sotto al balcone di lei in una Verona che ha traslocato tra le case popolari della borgata romana di Valle Aurelia.

In una realtà fatta di coltelli, bombe carta, risse e sfottò Romeo (Edoardo Frullini) e Giulietta (Giulia Fiume) scelgono il sentimento che li lega, superando le loro diversità ma come nel dramma del bardo non basterà la saggezza de Er Frate, un novello Frate Lorenzo che porta la fede tra la gente di borgata tra tatuaggi e pasticche, né la poesia de Er Poeta (Gianmarco Vettori), nei panni di un Mercuzio in salsa giallorossa, a salvarli dal tragico epilogo.  A incrinare i già precari equilibri tra le due fazioni l’azione di sfida della delegazione romanista che si intrufola nella nord per un selfie goliardico.

Quattordici attori in scena, di cui undici giovani, per un trionfo di romanità e dialetto per una riproposizione del capolavoro shakespeariano che alterna con grande naturalezza momenti di grande comicità ad altri di forte intensità drammatica.

Una riscrittura attualizzata in quartine romanesche quella di Gianni Clementi che rimanendo fedele al testo originario per quanto riguarda la vicenda, che si basa del resto su sentimenti universali al di sopra di ogni luogo e tempo, introduce nel linguaggio e nei temi anche l’attualità fatta di smartphone connessioni a Internet che, casualità, cessano di funzionare proprio nel momento meno opportuno ma anche di discoteche, tatuaggi e la ‘sostanza’ che dà lo sballo e l’alienazione dalla realtà della borgata.

La scenografia è essenziale quanto versatile, tanto da restare immutata per tutte le scene: pezzi di grondaie e impalcature in cui con grande abilità gli attori si muovono creando con la propria recitazione luoghi sempre diversi, dal celeberrimo balcone di Giulietta alla curva.

Il teatro diventa quindi uno specchio per la società riattualizzando un dramma antico che vive di sentimenti senza epoca né confini geografici. La violenza che trova sfogo nelle tifoserie e nelle strade di una città che è metafora di mille città, tra slogan e bandiere esibite come vessillo della propria identità da contrapporre a quella di altri cui spettano i panni del nemico, diventa quasi protagonista dello spettacolo col ruolo di antagonista ai due e al loro sentimento.

Un messaggio antiviolenza che travalica il mondo del calcio e si estende alle tante divisioni che riempiono la nostra quotidianità soprattutto tra i giovani. C’è il tifo malato e violento in scena, quello che genera odio su cui l’amore di Romeo e Giulietta ha ancora la speranza di vincere.

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Classe 1987. Romana di nascita, siciliana d’origine e napoletana d’adozione. Giornalista professionista, comunicatrice e redattrice freelance. Da sempre appassionata di (inter)culture, musica, web, lingue, linguaggi e parole. Dopo gli studi classici si laurea in Lingue e comunicazione internazionale e in seguito, presso l’università “La Sapienza” di Roma, si specializza in giornalismo laureandosi con una tesi d’inchiesta sul giornalismo in terra di camorra. Ha poi conseguito un master in Giornalismo (biennio 2017 – 2019) presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Giornalista per caso e per passione, ufficio stampa e social media manager per festival, eventi ed associazioni in particolare in ambito culturale e teatrale oltre che per Europride 2011, Trame – Festival dei libri sulle mafie e per Save the Children Italia (2022). Collabora con diverse testate occupandosi in particolare di tematiche sociali, culturali e politiche (dalle tematiche di genere all’antimafia sociale passando per l’immigrazione, il mondo Lgbtqia+ e quello dei diritti civili). Vincitrice della borsa di studio del premio “Giancarlo Siani” per l’anno 2019.
Fotografa, spesso e (molto) volentieri.

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