Fra cinema, tv e teatro sociale Vanessa Scalera racconta la sua “anima galoppante”

Dagli eccentrici panni della PM più amata d’Italia (Imma Tataranni) a quelli più “insidiosi” di presidentessa di giuria del Festival Mauro Rostagno.
Un week end impegnativo quello di Vanessa Scalera alla guida della giuria del festival in memoria dell’attivista e giornalista torinese ucciso dalla mafia nel 1988, organizzato presso la sede romana di ÀP – Accademia popolare dell’antimafia e dei diritti da Associazione daSud insieme alla Compagnia Ragli e dal Ministero della Cultura per fare memoria raccontando storie di impegno, riscatto sociale e diritti.

Un premio e un festival teatrale dedicato a Mauro Rostagno. Dopo il fermo forzato imposto dalla pandemia, il teatro torna ad essere protagonista e a portare in scena tematiche sociali. Che effetto le fa?

Per me è importantissimo essere qui oggi e sono felicissima anche perché questo premio è dedicato ad un uomo come Rostagno. Spero che il cuore venga sempre buttato oltre l’ostacolo, come ha fatto lui. E spero che il suo messaggio venga posto anche nell’arte. Stare qui stasera per me è stata una serata speciale anche per il semplice fatto d’esser tornata a teatro, ero tornata al cinema dopo la pandemia ma al teatro non ancora. E poi ho potuto vedere degli spettacoli di ragazzi giovani che si sono messi in gioco.

Per la prima volta ha vestito i panni di presidentessa di giuria…

Io presidentessa di giuria? Un’ansia terribile (ride, ndr). Mi sento a disagio a vestire i panni di presidentessa. No no, io sono solo la portavoce della giuria. Siamo stati tutti d’accordo ad assegnare il premio al miglior spettacolo, migliore attore e miglior attrice.
Imbarazzante, per la prima volta sono stata al di là della barricata… giudicare è sempre difficile, anzi più che giudicare la scelta.
Guardavo i ragazzi che non hanno vinto con occhi ‘da collega’. C’è sempre un migliore e un peggiore e un premio che deve essere assegnato ma non vuol dire nulla in realtà.
C’è sempre tempo per migliorare. Da attrice, però, è dura perché riconosci la fragilità dell’attore che sta lì ad attendere. Sono dalla loro parte.

In questi due giorni abbiamo visto esibirsi compagnie di giovanissimi attori e registi. Lei che ha iniziato la sua carriera proprio a teatro, che consigli si sente di dargli?

Di consigli non ne ho in realtà se non quello di proseguire per la loro strada e ascoltare il loro percorso. Di fare quello che fanno ed essere se stessi, questo è.

La RAI ha annunciato in questi giorni la messa in onda nella prima serata di Rai Uno del 23 novembre di Lea, il film di Marco Tullio Giordana ispirato alla storia della testimone di giustizia Lea Garofalo, in occasione dell’anniversario della sua morte, in cui lei ha vestito i panni della protagonista. Quanto è importante portare in scena questo tipo di storie e di donne?

Finalmente, direi. Era pure ora. Dopo sei o sette anni dall’ultima messa in onda finalmente tornerà in tv e di questo sia io che Marco Tullio siamo felicissimi perché è una storia che va e deve essere ricordata.
L’abbiamo scoperto per caso, per altro. Rimane il mio film preferito, il film del cuore, perché tratta una storia importante, la storia di una donna che ha avuto una vita stra-ordinaria, non ordinaria.
Proprio per questo credo che abbia un valore civico enorme.  Al di là delle messe in onda dei vari canali istituzionali e degli share, però, questo è un film che da quando lo abbiamo fatto continua a vivere nelle scuole, ha un suo percorso così come I Cento passi sempre di Marco Tullio Giordana. È un film che continua a vivere e continua ad insegnare tantissimo e a dare la forza a tanti ragazzi e tante donne.

Due film, Lea e I cento passi, che oltre ad avere in comune il percorso e il regista hanno anche in comune una firma nella sceneggiatura, quella di Monica Zapelli.

Esattamente. Tra l’altro ho appena fatto un altro film con Monica che è L’Arminuta. Monica Zapelli  è una compagna fedele per Marco Tullio Giordana e che ha voluto fortemente I cento passi e Lea. Un connubio che funziona tantissimo.

E funziona anche Vanessa Scalera nei panni di donne forti, determinate e con un forte senso della giustizia. Lea, Imma Tataranni ma anche a Sonia Talenti, una delle protagoniste di Nome di donna (sempre per la regia di Marco Tullio Giordana) solo per citarne alcune. È un aspetto in cui si riconosce anche fuori dallo schermo?

Beh, sì.. direi proprio di sì. Umanamente sono così e posso anche essere definita certe volte un “cavallo un po’ pazzo” ma non perché io commetta delle cose astruse ma semplicemente perché ho un’anima galoppante. Poi mi offrono questi ruoli ed è ovvio che io li debba accettare perché sono dei ruoli che mi hanno permesso di esprimermi e lavorare.

Il pubblico attende fiducioso gli altri quattro episodi della seconda stagione di Imma Tataranni, l’abbiamo vista di recente sul grande schermo con L’Arminuta di Giuseppe Bonito e sappiamo che ha da pochissimi giorni terminato una nuova sfida con il protolatino per le riprese della seconda stagione di Romulus di Matteo Rovere. Quali sono i prossimi appuntamenti e i prossimi traguardi?

Mentre L’Arminuta è ancora in qualche sala, sto finendo di girare il film I viaggiatori di Ludovico Di Martino. Imma tornerà, non so bene nemmeno io il perché di questa scelta di separare la stagione in due parti.. noi le abbiamo girate tutte, giuro!

E poi c’è il teatro..

Tornerò in scena con Ovvi destini per la regia di Filippo Gili con Daniela Marra, Pier Giorgio Bellocchio e Anna Ferzetti e la produzione di Altra Scena & Argot Produzioni. Saremo a marzo al Teatro dell’Accademia – Tuoro e al Teatro Sannazaro di Napoli poi a Roma a maggio 2022 alla Sala Umberto.

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Classe 1987. Romana di nascita, siciliana d’origine e napoletana d’adozione. Giornalista professionista, comunicatrice e redattrice freelance. Da sempre appassionata di (inter)culture, musica, web, lingue, linguaggi e parole. Dopo gli studi classici si laurea in Lingue e comunicazione internazionale e in seguito, presso l’università “La Sapienza” di Roma, si specializza in giornalismo laureandosi con una tesi d’inchiesta sul giornalismo in terra di camorra. Ha poi conseguito un master in Giornalismo (biennio 2017 – 2019) presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Giornalista per caso e per passione, ufficio stampa e social media manager per festival, eventi ed associazioni in particolare in ambito culturale e teatrale oltre che per Europride 2011, Trame – Festival dei libri sulle mafie e per Save the Children Italia (2022). Collabora con diverse testate occupandosi in particolare di tematiche sociali, culturali e politiche (dalle tematiche di genere all’antimafia sociale passando per l’immigrazione, il mondo Lgbtqia+ e quello dei diritti civili). Vincitrice della borsa di studio del premio “Giancarlo Siani” per l’anno 2019.
Fotografa, spesso e (molto) volentieri.

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