Palazzo Pitti a Firenze

immagine per La facciata di Palazzo Pitti che affaccia sul Giardino di Boboli
Palazzo Pitti che affaccia sul Giardino di Boboli. Ph Stefan Bauer CC BY-SA 2.5

Sono i secoli che rendono preziosa una dimora storica?
Questo l’esordio con cui ha preso il via la nostra rubrica Italia a Palazzo, continuando il viaggio nella storia e nella cultura alla scoperta delle architetture italiane e d ciò che esse contengono, realizzate dai più importanti artisti al mondo; oggi ci raccontano il loro vissuto, le famiglie nobiliari ad esse legate, le loro trasformazioni, la storia delle loro collezioni d’arte: la nostra tappa è a Firenze, per raccontare la storia del più maestoso dei palazzi del capoluogo toscano, ovvero Palazzo Pitti.

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Palazzo Pitti che affaccia sul Giardino di Boboli. Ph Stefan Bauer CC BY-SA 2.5

Chiunque passeggi per il centro della città, dopo aver attraversato Ponte Vecchio e proseguito lungo Via de’ Guicciardini, non può che restare meravigliato: l’occhio, ormai abituato al susseguirsi intrecciato di vicoli e strade, non immagina che tutto a un tratto gli si possa spalancare davanti un piazzale tanto grande, dominato da una maestosa mole in bugnato rustico che attira su di sé ogni attenzione, oscurando tutte le strutture circostanti, che proprio non possono competere con il palazzo.

Ma a Firenze questo può accadere: basti pensare alla celebre sensazione di meraviglia descritta da Stendhal e alla sindrome cui il poeta ha dato nome.

Nonostante sia stato abitato nel corso dei secoli da ben tre dinastie, Palazzo Pitti mantiene il nome del suo primo proprietario, il ricco banchiere e mercante Luca Pitti, che a metà del Quattrocento scelse di far costruire la propria residenza – affidandone il progetto probabilmente a Brunelleschi – sulla sponda sinistra dell’Arno, ai piedi della collina di Boboli e, quindi, in posizione a quel tempo appena rialzata e periferica rispetto alla città – la zona ancora oggi è indicata col nome di Oltrarno o, in fiorentino, di “Diladdarno”.

La facciata del palazzo si mostrava molto diversa da come la vediamo oggi, con soltanto tre ampie porte e un doppio ordine di sette finestre, quando, con la morte del suo proprietario nel 1473, i lavori vennero interrotti.

Nel 1549, poi, il palazzo fu acquistato dalla famiglia Medici per volere di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, che ne affidò la ristrutturazione a Bartolomeo Ammannati, architetto prediletto dal marito. Palazzo Pitti avrebbe dovuto essere maestoso in ogni suo angolo, così da rappresentare simbolicamente la grandezza e il potere del neonato Granducato.

Dunque l’Ammannati, nel suo progetto, oltre all’ampliamento della struttura, incluse anche la creazione del Giardino di Boboli, concependolo insieme alla struttura. Far dialogare in modo tanto diretto arte e natura fu un’idea fortunata, tanto che il giardino fu preso poi ad esempio in tutta Europa.

Sotto gli Asburgo-Lorena (succeduti ai Medici nel 1737) al palazzo furono aggiunti i Rondò, le due ali laterali a portici e terrazze che abbracciano la piazza, così nominate sui documenti dell’epoca, come adattamento del francese rondeau. Con questi e con la sistemazione del vestibolo di accesso alla struttura, Palazzo Pitti raggiunse la sua dimensione definitiva, che possiamo vedere ad oggi, sostanzialmente triplicata rispetto alla sezione originaria.

Entrato a far parte dei Beni della Corona d’Italia nel 1860, Palazzo Pitti fu dimora di un’altra importante dinastia, i Savoia, che lo abitarono nel periodo in cui Firenze fu capitale (1865-1871). Nel 1919, Emanuele III di Savoia lo donò allo Stato Italiano, insieme alla sua piazza e al Giardino di Boboli.

Oggi Palazzo Pitti ci si presenta come un edificio storico dagli ambienti perfettamente conservati, sede della Galleria Palatina, (foto 2, 3, 4, 5, 6) del Tesoro dei Granduchi, (foto 7, 8, 9) della Galleria di Arte Moderna (foto 10, 11, 12) e del Museo della Moda e del Costume. (foto 13, 14) degli Appartamenti Reali ed Imperiali, (foto 15, 16, 17) .

 

Al piano terreno e nel mezzanino del palazzo si trova il Tesoro dei Granduchi: ricca collezione di arte decorativa. In quello che fu l’Appartamento d’estate dei Medici, affrescato in occasione del matrimonio di Ferdinando II e Vittoria della Rovere nel 1637, si conservano il “Tesoro dei Medici” – vasi in pietra dura, ambre, avori, cristalli di rocca e oggetti di oreficeria – e il Tesoro di Salisburgo, composto dagli argenti della collezione dei vescovi di Salisburgo, portati a Firenze da Ferdinando II di Lorena. È proprio in riferimento a questi che la sezione di cui stiamo parlando per molto tempo è stata nota come “Museo degli Argenti”.

Ai tesori, inoltre, si aggiungono importanti collezioni di gioielli, sia antichi (a partire dal XVII sec.) che contemporanei.

Il piano nobile del palazzo è invece interamente occupato dalla Galleria Palatina e dagli Appartamenti Reali ed Imperiali. Le sale della Galleria sono completamente ricoperte di quadri e arricchite da statue e vasi in pietra dura, come era uso per le quadrerie. Vi è esposta la straordinaria collezione di pittura dei Medici, con opere di grandi pittori come Raffaello – si tratta della collezione con la maggior concentrazione di sue opere – Tiziano, Tintoretto e Rubens.

Gli Appartamenti, invece, sono interessanti soprattutto perché mostrano visibilmente il segno lasciato dalle tre dinastie che hanno scelto Palazzo Pitti come dimora, attraverso sontuosi arredamenti che raccontano il vissuto e il gusto delle diverse epoche.

Al secondo piano si trova oggi la Galleria di Arte Moderna, che ospita pitture e sculture dal Neoclassicismo agli Anni Trenta del Novecento e ancora si accresce grazie ad acquisti e donazioni. Da segnalare è l’importante sezione dedicata ai Macchiaioli – il cui nucleo maggiore proviene dalle collezioni di Diego Martelli – e al loro capostipite, Giovanni Fattori, con i suoi celebri paesaggi maremmani. Fra gli altri artisti presenti nella collezione anche F. Hayez, T. Signorini, C. Pissarro, G. Boldini, P. Nomellini.

Infine, già noto come “Galleria del Costume”, Palazzo Pitti è sede anche del primo museo statale italiano dedicato alla moda e alla sua valenza dal punto di vista sociale: il Museo della Moda e del Costume, fondato nel 1983. Questo occupa la Palazzina della Meridiana, vicina all’ala meridionale del palazzo, che deve il suo nome allo strumento realizzato da Vincenzo Viviani nel 1699 e situato nel vestibolo di quello che al tempo era l’appartamento del Gran Principe Ferdinando de’ Medici.

Il museo conserva abiti e accessori della moda dal XVIII sec., fino ai giorni nostri – un corpus importante è dato da abiti di scena di film e opere di teatro indossati da celebrità italiane e internazionali – che vengono esposti secondo un sistema di periodica rotazione, studiato per permettere agli oggetti in questione la conservazione migliore. In seguito a un complesso restauro, sono invece esposti permanentemente gli abiti funebri di Cosimo I de’ Medici, di Eleonora di Toledo e del figlio don Garzia.

Palazzo Pitti fa parte del sistema museale delle Gallerie degli Uffizi, insieme al complesso degli Uffizi e al Giardino di Boboli. Dopo una lunga chiusura dovuta all’emergenza Covid, la struttura ha riaperto ed è visitabile dal martedì alla domenica, con orario 13:30-18:50. Il sabato e i giorni festivi sarà necessario effettuare la prenotazione del biglietto d’ingresso almeno con un giorno di anticipo.

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Maestro d’arte, si diploma all’Istituto d’Arte Silvio D’Amico di Roma - è qualificato Restauratore di Beni Culturali e si occupa della conservazione di opere d’arte per mostre Nazionali e Internazionali. Cura costantemente progetti, consulenze, per la manutenzione e la conservazione e restauro di Beni Culturali, in Italia e all’estero, sia per Enti Pubblici che privati e collabora con alcune Università. Nel 2012 al Campidoglio, è stato insignito dell’onorificenza, “Premio Personalità Europea dell’Anno”, dal Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo. Presenta Convegni e ha pubblicato diversi suoi lavori in volumi scientifici d’arte. Scrive e realizza video per i Social Network sui temi: arte, ambiente e umanità. Già Consulente di Governo per la Struttura di Missione degli Anniversari Nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nomina da conservatore-restauratore: del Centro Europeo Cultura Turismo e Spettacolo, Roma; del Comitato Scientifico del MUGA - Museo Garibaldino di Mentana e del MUCAM - Museo Civico Archeologico di Mentana e dell'Agro Nomentano.

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