Notte dei Musei a Roma: luci e ombre

Il programma romano della Notte dei Musei di sabato 18 maggio è stato ricchissimo di eventi e la partecipazione del pubblico non ha deluso le aspettative. Oltre 270mila (o 150mila secondo altre fonti) i partecipanti, dei quali circa 9000 hanno scelto di visitare a Roma il Maxxi, che ospitava, tra le altre mostre, quella antologica del grande fotografo Luigi Ghirri; cifre che hanno fatto gongolare gli amministratori capitolini, in grande fermento per la campagna elettorale del sindaco uscente.

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L’iniziativa che, ricordiamo, coinvolge tutte le capitali europee, proprio qui a Roma ha mostrato ombre e contraddizioni. A fronte dell’apertura di siti che non avevano aderito alle precedenti edizioni e all’adesione di privati, si sono registrate le prevedibili carenze organizzative, soprattutto dal punto di vista della mobilità: il consueto traffico caotico del sabato sera in certi orari si è trasformato in un unico gigantesco ingorgo; i mezzi pubblici insufficienti e non attrezzati per i disabili: due studentesse universitarie sulla carrozzina hanno raccontato la propria odissea, al termine della quale sono state costrette a rinunciare alla visita notturna della mostra di Salgado al Museo dell’Ara Pacis.

Ma la vera contraddizione, per la quale non si può rinunciare a pronunciarsi criticamente, riguarda le grosse aziende scelte per la sponsorizzazione dell’evento. L’amministrazione capitolina, contravvenendo all’articolo 6 del Regolamento sulle sponsorizzazioni («Sono escluse le imprese a qualunque titolo coinvolte nella produzione, commercializzazione, finanziamento e intermediazione di armi di qualunque tipo, compresi i sistemi elettronici e le sostanze chimiche, biologiche e nucleari. Saranno altresì escluse le banche che, a partire dal secondo anno dalla data di approvazione del presente Regolamento, risulteranno coinvolte nel finanziamento all’export di armi come da relazione annuale del ministero dell’economia e delle finanze, prevista dalla legge n. 185/1990») ha affidato a Finmeccanica (ottava azienda per produzione militare nella classifica mondiale) Bnl-Gruppo Bnp Paribas (gruppo leader nell’export di armamenti italiani e finanziatore di industrie belliche di armamenti nucleari) e Unicredit (che sostiene sia l’esportazione che la produzione di armi) il sostegno economico della serata, una notte speciale che le organizzazioni per il disarmo e quelle che si battono per le sponsorizzazioni etiche della Capitale hanno ribattezzato La notte armata dei Musei di Roma.

L’ennesima, opinabile scelta di questa Giunta, che ha un concetto del tutto ondivago della legalità e del rispetto delle regole, (si ricordi la serata dedicata ai due militari arrestati in India, con un comizio improvvisato su un palco addossato al Colosseo, privo di autorizzazione ed espressamente contestato dalla Soprintendenza archeologica e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali) si è potuta cogliere in maniera emblematica in tutta la sua contraddittorietà, nella Mostra del Museo di Roma in Trastevere. Un appuntamento imperdibile con le foto vincitrici della 56esima edizione del World Press Photo, (http://www.worldpressphoto.org/) un concorso di fotogiornalismo, dove una giuria indipendente seleziona e premia gli scatti più rappresentativi dell’anno, suddivisi in categorie riguardanti le news, lo sport, la natura, la vita quotidiana, etc… Oltre alla foto vincitrice (di Paul Hansen, i corpi dei due piccoli palestinesi Suhaib Hijazi e suo fratello Muhammad, portati in braccio dagli zii verso una moschea di Gaza per il funerale) numerose, durissime e commoventi erano quelle dedicate ai conflitti in corso nel mondo, in particolare in Siria, ma anche in Sudan, Afghanistan e Palestina. Amaro e intollerabile leggere il sostegno e la sponsorizzazione di un evento culturale da parte di aziende e banche che si arricchiscono grazie alla produzione e alla commercializzazione delle armi, i cui effetti devastanti in termini di ferite, lacrime, mutilazioni sono visibili nelle opere fotografiche esposte.

Senza voler in alcun modo criticare l’iniziativa, in sé apprezzabilissima, resta difficile non leggere in questo pseudo mecenatismo un maldestro tentativo di ripulire in modo goffo la facciata, soprattutto per un’azienda al centro delle cronache per episodi di corruzione e per i recenti arresti. Ma pecunia non olet e queste note di stridente incoerenza sono destinate ad essere coperte dagli slogan, dai proclami e dalle mirabolanti promesse della campagna elettorale.

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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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