Cristiano Berti trova Giuseppe Gaggini Le Alpi e il Tropico del Cancro

Cristiano Berti consulta gli archivi cubani - Trinidad, Cuba, Archivo Histórico Municipal, febbraio 2014

Con la sapienza di un certosino e l’ostinata curiosità che anima chiunque si dedichi all’arte, Cristiano Berti ha esplorato per noi i sentieri e le cave delle Alpi piemontesi, da quelle montagne si è avventurato fino alle piazze assolate dell’Avana, per raccontarci di infaticabili scultori, di astuti concessionari, di compassati committenti sabaudi, di ambiziosi militari e di soprintendenti della Cuba ottocentesca.

Il risultato è un volume pubblicato per i tipi di Quodlibet dal titolo: Gaggini Le Alpi e il Tropico del Cancro.

Artista e docente all’Accademia di Belle Arti di Macerata, Berti si è addentrato nei meandri di archivi, sfogliando manoscritti, corrispondenze, atti e protocolli con preventivi di spese, documenti di spedizioni, inseguendo Giuseppe Gaggini (1791-1867), lo scultore ligure che si trovò, come altri, a convivere tra produzione artistica e prassi imprenditoriale.

Lo seguiremo intento a combattere la macchina burocratica, mostruosa anche allora, o alla ricerca di soci e investitori allo scopo di ottenere la concessione delle cave di marmo della Val Germanasca.

Questa inesorabile determinazione, dovuta anche all’appartenenza ad una famiglia di celebri scultori, traspare nettamente nel dipanarsi delle sue vicende raccontate scrupolosamente da Berti nel suo formidabile lavoro di indagine. Come un investigatore d’altri tempi, rilevando ogni impronta rintracciabile nella polvere del tempo, l’autore ci rende partecipi dell’alternarsi di sconfitte e vittorie di un uomo d’affari risoluto che, quando interrompe temporaneamente l’attività di imprenditore del marmo e riprende lo scalpello, torna ad essere uno scultore, tra gli ultimi autorevoli esponenti del neoclassicismo ligure.

Seguendo le tracce di decine di documenti, Cristiano Berti delinea in parte anche i contorni caratteriali di Gaggini e degli altri protagonisti, fotografando un’epoca non dissimile alla nostra, se non per via delle nuove tecnologie e della maggiore velocità negli spostamenti intercontinentali.

Con Cicli futili, questo il titolo del progetto in itinere, del quale il volume rappresenta una tappa significativa, Berti si appropria delle tradizionali metodologie della ricerca storica, ma, nel 2015, per Cicli futili #1 Gaggini, la mostra genovese a Villa Croce curata da Raffaele Gavarro, si è viceversa  servito di strumenti squisitamente contemporanei, come le riprese in grandangolare, elaborate poi con un software nella realizzazione di un’installazione interattiva.

In assenza di un repertorio iconografico, far scorrere le pagine del volume può sembrare un esercizio faticoso, soprattutto se non si ha avuto modo di visitare l’esposizione; da lettori a digiuno di immagini, si è tentati di correre alla tastiera per cercare di visualizzare la Fuente de la India all’Avana (la fontana in marmo di Carrara realizzata da Gaggini per il conte di Villanueva) o le cave di Rocca Bianca e Rocca Cora, ma la minuziosa ricerca di Berti si è arricchita, pagina per pagina, di un registro narrativo che finisce col far costruire a ciascuno non solo le fisionomie dei numerosi protagonisti, ma anche i paesaggi, montani e tropicali, con brigantini in navigazione carichi di sculture dal morbido classicismo che tanto piacquero a re Carlo Alberto.

Cristiano Berti non si definisce uno storico, infatti è andato oltre: alla sua poderosa ricerca scientifica (documentata da un dettagliato elenco delle fonti) ha aggiunto la progettualità – per nulla futile – dell’artista visivo, adottando per l’occasione un personalissimo modus operandi per indagare il presente interrogando il passato.

Ma riflessioni più puntuali sui contenuti di questo percorso, e sul progetto in generale, si trovano, a conclusione dell’opera, nella bella conversazione tra Berti e Gavarro sul tema: Il banale e il significativo nell’arte di oggi, chiusura piacevolissima di un volume che consigliamo.

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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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