Luoghi sacri condivisi. La mostra itinerante tocca Roma

05. Donna cristiana etiope nella Moschea della Grotta dei Patriarchi - Hebron, Palestina 2014 © Pénicaud

Medio Oriente, Europa, Nord Africa, decine di interviste e scatti fotografici, un progetto espositivo itinerante iniziato nel 2015 e ancora in corso: è la ricerca di due antropologi, Dionigi Albera e Manoël Pénicaud, la cui sintesi è tutta nel titolo: Luoghi sacri condivisi (Lieux saints partages).

La mostra, dopo le tappe al Mucem di Marsiglia, al Bardo di Tunisi, al Museo Nazionale della Fotografia di Salonicco, al Museo Nazionale di Storia dell’Immigrazione a Parigi, al Museo delle Confluenze di Marrakech, alla New York Public Library e al Depo di Istanbul, è visitabile a Roma, fino al 19 gennaio 2023, nella sede dell’École Française de Rome in Piazza Navona 62, nella sua versione fotografica, con scatti eseguiti da uno dei due curatori, Manoël Pénicaud e corredata da una serie di brevi documentari dello stesso autore.

Uno studio sui luoghi dove è presente una viva e tangibile armonia di coesistenza interreligiosa, fatta di preghiere, di voti, di gesti fraterni: scambi spontanei tra fedeli che vanno al di là del credo di ciascuno, per giungere al riconoscimento della presenza del sacro nelle religioni altrui.

Verrebbe da pensare a un contesto lontano nel tempo, alla tarda antichità, nella fase di passaggio dal paganesimo al cristianesimo; il IV secolo, per esempio, quando l’imperatore Costantino inaugurò a Bisanzio la nuova città (che poi prese il suo nome) facendo costruire una chiesa: la basilica di Santa Sofia, ma celebrando, nel contempo, con una serie di rituali di carattere indubbiamente pagano, la nascita di quella che chiamò la Nuova Roma.

Ma qui non si tratta di sincretismo, come spiega il rabbino Nikos Stavroulakis in uno dei documentari: la sinagoga rimane una sinagoga, anche se nel tempio di Etz Hayyim a Chania, sull’isola di Creta, egli stesso non manca di accogliere fedeli di altre religioni e non credenti. L’edificio fu peraltro ricostruito nel 1999 dopo essere stato abbandonato per decenni, a partire dal 1944, quando la furia nazista deportò tutta la comunità ebraica della località.

Anche le chiese e le moschee che i due studiosi hanno documentato restano tali, lo spiegano gli officianti che sottolineano anch’essi l’apertura dei rispettivi edifici a tutti, non credenti inclusi.

C’è in questi luoghi una percezione del sacro che giunge anche agli atei, un po’ come accade con i cammini spirituali, come quello di Santiago de Compostela o la via Francigena, intrapresi, dicono le statistiche, da un’alta percentuale di non credenti.

Le foto in mostra vedono al centro la preghiera, la devozione, la commistione di simboli e oggetti appartenenti alle diverse fedi, traspare da questi scatti la ricerca di risposte ai propri problemi, ai propri drammi attraverso il silenzio, l’offerta, soprattutto mediante la viva condivisione di luoghi carichi di energie benefiche, proprio perché accoglienti e inclusivi.

Ogni immagine è come se contenesse più storie: molto significativa è quella che ritrae una donna ebrea e una donna musulmana, fianco a fianco, in preghiera nella sinagoga di Ghriba a Djerba, in Tunisia; o i pellegrini, in prevalenza musulmani, che ogni anno si recano al monastero greco ortodosso dedicato a San Giorgio di Büyükada, a poca distanza da Istanbul, sul Mar di Marmara, e chiedono aiuto srotolando una matassa di filo lungo il percorso.

C’è anche un’immagine di Paolo Dall’Oglio, il gesuita del quale non si hanno notizie da quasi dieci anni; rapito dagli uomini di Daech a Raqqa, proprio a causa del suo incessante invito al dialogo interreligioso, era molto accogliente in particolare con i musulmani che, numerosi, frequentavano il monastero di Mar Mûsa vicino a Nebek, in Siria; un’altra foto testimonia invece la dolorosa impossibilità di dialogo tra due popolazioni cresciute da decenni nell’odio reciproco: un’icona della Madonna che abbatte i muri sul muro di separazione tra Betlemme e Gerusalemme, commissionata da una comunità di monache cattoliche all’artista britannico Ian Knowles.

Oltre al bassorilievo della chiesa dell’abbazia cistercense di Aiguebelle a Montjoyer in Francia, con i simboli delle tre grandi religioni monoteistiche, e alla commovente intervista a Padre Dall’Oglio, vale la pena riportare le parole del già citato rabbino Nikos Stavroulakis in un’intervista che si può vedere anche in rete (https://www.youtube.com/watch?v=-7SErEXKtrc):

Mes prières vont tout droit au Paradis, elles sont pures dans leur élaboration, simplement parce qu’elles ne sont pas corrompues par des politiques religieuses et par les antagonismes religieux.

Le mie preghiere vanno dritte al Cielo, sono pure nella loro elaborazione, semplicemente perché non sono corrotte dalle politiche religiose e dagli antagonismi religiosi.

L’École Française de Rome è una delle più importanti istituzioni straniere della capitale: fondata nel 1875, ha una lunga storia di attività di studio in varie discipline afferenti alle scienze umane e sociali, con una grande tradizione nella ricerca archeologica in svariati siti della penisola e del Mediterraneo.

Info mostra Luoghi sacri condivisi

  • Percorso della mostra – Il percorso presenta nella galleria dell’École française de Rome, in piazza Navona 62, fotografie, video e panelli informativi.
  • Mostra aperta al pubblico dal 6 dicembre 2022 al 19 gennaio 2023.
  • Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, ore 10:00 – 19:00; sabato, ore 10:00 -13:00
  • Ingresso gratuito
  • Indirizzo e contatti: École française de Rome, galleria, piazza Navona, 62, 00 186 Roma – T. (+39) 06 68429001 – www.efrome.it
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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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