Biennale di Venezia. Padiglione Italia e il Mondo Magico.

conferenza stampa

Il Padiglione Italia della 57esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia si presenta all’insegna della sfida. A partire dal tema: quello del rapporto con la magia, argomento alquanto rischioso, enunciato fin dal titolo, Il Mondo Magico, preso a prestito dalla nota ricerca pubblicata nel 1948 dall’antropologo Ernesto De Martino. Un’indagine sulla fisiologia della vita spirituale e sulle radici sciamaniche di varie popolazioni e culture, con particolare attenzione per il meridione italiano, dove lo studioso napoletano analizzò i riti legati al lamento funebre, soprattutto in area lucana, e al tarantismo. Questi aspetti della cultura rurale, allora al centro dei dibattiti storiografici e filosofici, furono resi vivissimi dalla preziosa documentazione fotografica di Franco Pinna: alcuni dei suoi scatti sono stati proiettati dalla stessa curatrice Cecilia Alemani nel corso del suo intervento alla conferenza stampa di martedì 21 marzo al MIBACT, in presenza di Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, e del Commissario del Padiglione Italia, l’architetto Federica Galloni.

L’approccio con De Martino e con la storia degli studi etnoantropologici non è che la prima delle sfide annunciate: Cecilia Alemani ha scelto tre artisti emergenti, vicini alla sua generazione, rinunciando alla (quasi) consueta collettiva sull’attuale panorama dell’arte contemporanea nostrana, in favore di un’occasione per Roberto Cuoghi, Giorgio Andreotta Calò, Adelita Husni-Bey,  di presentare il proprio talento, in uno spazio che, a questo punto, ulteriore prova da superare, si dilata e diventa immenso (circa 2000 mq) ma con il quale i tre giovani artisti selezionati hanno avuto modo di misurarsi da un anno circa (la nomina della curatrice risale all’aprile 2016, ciò le ha consentito anche di reperire ulteriori fondi dagli sponsor, oltre ai 600mila euro stanziati dal ministero, come ha comunicato l’architetto Galloni).
Cecilia Alemani ha voluto ritagliare agli artisti il ruolo di creatori, non solo di opere d’arte, ma di “universi paralleli”, li ha incoraggiati a presentare la propria visione del mondo attraverso il fantastico, nel solco dei protagonisti della storia dell’arte italiana: dalle ricerche alchemiche rinascimentali, passando per De Chirico e Savinio, per giungere alle affascinanti declinazioni di Boetti, De Dominicis, Pascali e Carol Rama.

Qualche anticipazione c’è stata: Cuoghi e Andreotta Calò produrranno delle grandi installazioni ambientali che dialogheranno con l’architettura del Padiglione; il primo, un lavoro scultoreo in linea con la sua ultima produzione che si avvale delle nuove tecnologie in 3D (chissà che non sia accompagnato da un atto performativo d’intonazione sciamanica, come nel recente intervento dal titolo Putiferio, sull’isola di Hydra, in Grecia…).
Il veneziano Andreotta Calò, a pieno agio nei paesaggi di archeologia industriale, avrà modo di far lievitare il volume delle sue opere o di farle dialogare con le strutture del Padiglione, prendendo spunto da tematiche a lui care, come le atmosfere crepuscolari lagunari che potrebbero trovare proprio nella sua città natale un’ambientazione ideale.
Alla giovane Adelita HusniBay (1985) spetterà il compito di modulare la sua ricerca militante attraverso un video (o forse più d’uno, chissà…) nel quale potrà portare alla nostra attenzione gli argomenti che le sono più congeniali: quelli riguardanti l’analisi delle dinamiche sociali, della solidarietà, ma anche gli sviluppi dialettici che generano situazioni conflittuali e di emarginazione, il tutto in presenza di un dialogo costante con la dimensione magica e fantasiosa del gioco, che trova spunto il più delle volte nella partecipazione collettiva ai suoi workshop.

Le parole del presidente Baratta, nel chiarire i punti fondanti nella scelta di questo progetto d’allestimento, hanno sottolineato un’inedita attenzione nei confronti di un vocabolario che sembra volersi rinnovare: si è parlato del ruolo della pubblica amministrazione in quello che è stato definito il “sistema delle esposizioni”, della necessaria ricerca di un dialogo tra pubblico e artisti, che andrebbero considerati dei “compagni di viaggio” e dei quali interessa la nascita del processo creativo e il curriculum vitae, della preferenza per una curatrice-curatrice (in luogo di una figura di critico-curatore) e di una sempre più auspicata autonomia scientifica delle istituzioni museali, per superare la prassi dell’acquisto di mostre altrui, in favore di un rafforzamento non delle “sinergie” – termine che si tende ad abbandonare – ma delle singole energie.

Le premesse sembrano incoraggianti, ma la sfida di Cecilia Alemani dovrà affrontare il fatidico banco di prova, ancora qualche settimana e l’attesa e la curiosità verranno soddisfatte.

Permettete a chi scrive una nota conclusiva, che esula dalla presentazione alla stampa del Padiglione Italia, ma riguarda un piccolo segnale positivo, un gesto non scontato al quale abbiamo assistito in pochi: il saluto affettuoso di Paolo Baratta – questa volta in qualità di  Presidente della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – al maestro Citto Maselli, che, assieme alla moglie Stefania Brai e al senatore Vincenzo Vita, è intervenuto a sostegno dei lavoratori di Cinecittà, partecipando al loro presidio davanti alla sede del MIBACT.

www.labiennale.org

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Maria Arcidiacono Archeologa e storica dell'arte, collabora con quotidiani e riviste. Attualmente si occupa, presso una casa editrice, di un progetto editoriale riguardante il patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno.

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