S.A.C.S.: residenza artisti a Labico. Sette domande ai sette artisti

Sette domande per sette artisti – barbaragurrieri/group (collettivo formato da Barbara Guerrieri e Emanuele Tumminelli, residente a Vittoria, RG); Giuseppe Buzzotta (Palermo, 1983); Gabriella Ciancimino (Palermo, 1978); Silvia Giambrone (Agrigento 1981); Giuseppe Lana (Catania, 1979); Filippo Leonardi (Catania, 1970); Concetta Modica (Modica, 1969)- dopo la conclusione di una settimana di residenza a Labico nel resort Vallefredda di Antonello Colonna.

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I lavori presentati da barbara guerrieri/group: selezione di disegni dei progetti Modelli di linea (Dogana, 2009) e S-Scape (2012); quelli di Giuseppe Buzzotta: disegni (2013); Gabriella Ciancimino: Stamps dalla Terronia (2011) e Chardon d’Amour (2013); di Silvia Giambrone: Senza Titolo (ciglia, 2008), Diario (2011) e Collars (2012); di Giuseppe Lana: Studio per il centrocarretta della speranza (2013), Dron #3, #5, #8 (2010) e Externum Historia (2011); di Filippo Leonardi: Perché mangiamo gli animali (2013); e di Concetta Modica: 2 parole (2010), Isola Concezione (2012) e Introductions (2009).

Domande:

  1. si è da poco conclusa la settimana di residenza a labico: qual è il tuo bilancio? Cosa è rimasto in te?
  2. qual è stato il momento più importante, più interessante, della settimana?
  3. pensi che, per gli artisti, siano necessarie simili iniziative? E perché?
  4. il progetto della residenza nasce anche come riattivazione del S.A.C.S.: pensi che non sia un po’ campanilistico uno sportello solo per gli artisti siciliani?
  5. secondo te, qual è la strada da percorrere per far uscire l’arte dal cono buio in cui in quest’ultimo periodo riversa? A tuo avviso, l’arte ha una finalità? E nel caso, quale?
  6. durante una conversazione cui ho assistito qualche tempo fa, un artista ha sottolineato l’esigenza di riaffermare la propria identità riappropriandosi del titolo di pittore o scultore o fotografo: condividi?
  7. se dovessi racchiudere la tua arte in un unico aggettivo, quale sceglieresti?

Risposte:

barbaragurrieri/group:

1. Il bilancio è sicuramente positivo, dettato dall’intensità dell’esperienza, intrisa di persone veramente notevoli con le quali si è condiviso tanto, dal fascino diretto del luogo e dalla squisitezza del cibo, attento metronomo che scandiva la giornata in momenti definiti, dalla colazione alla cena. Quello che è rimasto è un forte e, forse, inaspettato senso di transizione che rimanda ad una necessaria riflessione e riformattazione del lavoro.

2. Proprio il momento in cui è scattata la necessità di questa riconfigurazione come conseguenza naturale della condivisione dell’esperienza vissuta a Labico.

3. Assolutamente si! Avendo partecipato a diversi programmi di residenze e workshop, realizzi che gli incontri e la possibilità di scambio con persone interessanti hanno un’influenza incisiva sul percorso artistico individuale.

4. Perché pensarlo! Piuttosto la riattivazione del SACS è una grande opportunità per la Sicilia, considerate le personalità che vi orbitano, e un considerevole “equipaggiamento dell’artista siciliano”. L’arte ha la capacità illimitata di intromettersi nella quotidianità e di attivare uno switch in qualunque momento. Si potrebbe ripartire da questo!

5. Il punto non è solo la sua finalità, quanto la costante e meravigliosa occasione che l’arte stessa permette di comprendere come vivere meglio il mondo, proprio per il suo indiscusso potere di mitigare in noi i personali meccanicismi.

6. Non ci poniamo questo problema. Non ci sono mai piaciute le etichette. Nei progetti utilizziamo tecniche di disegno, video animazioni, pittura e fotografia: ad ogni modo, tutte declinazioni diverse dello stesso approccio al lavoro. Scegliere solo un “modo” sarebbe decisamente incompleto!

7. Più che altro tre parole: CARTINA AL TORNASOLE, perché vira di colore per valutare costantemente il ph del sistema nel quale siamo immersi.

Info
website: non hanno sito web.

Giuseppe Buzzotta:

1. E’ rimasta una freschissima sensazione di scoperta e una lieve vena di privilegio per ciò che sono stati questi giorni a Labico.

2. Il risveglio al mattino; ogni risveglio, nessuno giorno escluso. Scoprire di essere ancora vivi e correre a fare colazione in ritardo e trovare i propri compagni d’avventura li, non può essere paragonabile a nessuna gita o altro.

3. Certo, anzi parlo a nome di tutti, (mi prendo la briga), se volete noi siamo a disposizione per un’altra settimana, ma anche mese, va benissimo.

4. Tutto dipende da chi osserva le cose, quindi si per qualcuno potrebbe essere campanilistico; per me non lo è, anzi è un servizio funzionale ma anche una piattaforma dove trovare quello che magari uno si è perso durante assenze o distrazioni, non dobbiamo tralasciare un aspetto geopolitico: la Sicilia è la regione più grande d’Italia e fra le più popolate. Ho incontrato come tutti credo, dei momenti bui, nella vita. Mai “coni bui” fortunatamente, ad ogni modo l’unica strada percorribile è la perfezione assoluta, che a mio avviso è quella che le contiene tutte, le strade e le non strade, possiamo immaginarla come un principio che non ha in se proprietà, differenze, distinzioni ed è qualcosa di molto lontano dalla volontà rigida e dal potere, dalle appartenenze.

5. Quella di far guardare tutti, almeno una decina di metri lontano dal proprio naso.

6. No, come dicevo prima non serve a mio avviso limitare la propria mente dentro definizioni identitarie.

7. Grata. Che porta riconoscenza a tutte le persone che ho incontrato in questa esperienza di vita.

Info
website: http://laprojectspace.blogspot.it/

Gabriella Ciancimino:

1. Il bilancio è molto positivo. Siamo un gruppo unito che è diventato in modo spontaneo una

comunità e penso che la presenza di Nari Ward sia stata davvero importante per innescare riflessioni collettive che ci hanno coinvolto intensamente nel rispetto delle nostre diversità. Torno a casa con tanti bei ricordi: l’aver condiviso un’esperienza di crescita, l’aver conosciuto bravi artisti e aver trovato degli amici.

2. Penso sia stato l’incontro coordinato da Daniela Bigi che si è tenuto dopo circa 5 giorni di residenza in cui abbiamo parlato delle prime idee sui progetti da sviluppare in relazione a quelli già svolti in precedenza.

3. Queste iniziative sono fondamentali. Penso che non sia da sottovalutare il valore educativo delle residenze, specialmente nel caso in cui “convivi” con gli altri partecipanti; impari a presentare te stesso e la tua ricerca in modo flessibile, senza avere alcun format prestabilito perché ogni esperienza è a sé stante. Le residenze cui ho partecipato fino ad oggi, Labico compresa, sono state delle ottime occasioni di crescita, di riflessione e di studio.

4. Gli artisti inglesi hanno la fortuna di avere il British Council che li supporta. A prescindere dalla provenienza regionale, gli artisti italiani hanno un disagio comune cioè spesso sono esclusi da molte application forms europee e d’oltreoceano, perché non ci sono partners istituzionali – tranne che in rari casi – che supportano la nostra ricerca. E questa è una grave mancanza. Quindi, perché non avere il Sicilian Council? Credo fermamente che il lavoro svolto dallo sportello SACS sia importante e d’avanguardia rispetto ad altre realtà italiane.

5. Questo cono buio in cui è caduta la cultura in generale penso sia frutto di poca democrazia. E l’arte contemporanea diventa sempre più settoriale ed elitaria, staccandosi anche dalla realtà quotidiana di cui è parte integrante. Gli operatori del settore e le istituzioni dovrebbero lavorare in sinergia per incrementare l’accesso del grande pubblico nei Musei e fornire delle chiavi di lettura più chiare affinché non soltanto gli addetti ai lavori possano comprendere le opere e i processi di creazione che le generano. L’arte per me ha diverse finalità. In particolare credo nel ruolo dell’arte nel cambiamento sociale. Non parlo soltanto di quell’arte definita “sociale” o “relazionale” o via dicendo. Penso che in generale l’arte, come altri rami della cultura, possa essere un buon catalizzatore per innescare riflessioni sia individuali che collettive offrendo anche diverse visioni ed interpretazioni della realtà.

 6. Se la domanda è relativa alla riappropriazione del ruolo dell’artista all’interno della società, posso dire che nel campo “occupazione” della mia carta d’identità c’è scritto “artista”. Se invece è relativa alla riappropriazione della denominazione specifica “pittore”, “scultore” ecc. rispondo che nella mia carta d’identità farei scrivere nuovamente “artista”.

7. Bizzarro.

Info
website: www.ciancimino.it

 Silvia Giambrone:

1. un tenue senso di familiarità.

 2. Io mi sono assentata per un giorno ed in quel breve arco di tempo il gruppo mi è mancato. E’ stato molto importante realizzare la presa che quel dialogo aveva avuto su di me.

 3. credo che siano di importanza vitale. Mi viene in mente Rothko quando diceva: “bisogna allargare le braccia per tornare respirare e uscire fuori da questa solitudine”.

 4. Campanilista non direi, perché non è un’iniziativa che riguarda l’attaccamento al territorio né difende una tradizione, piuttosto permette agli artisti siciliani, che come tanti altri patiscono una

distanza dai centri più vivaci, di confrontarsi con una realtà diversa, di percorrerne le differenze.

 5. Continuare a ricercare la propria autenticità nonostante il rumore di fondo e mantenere vivo il dialogo. Finalità? Sedurre, nel senso più nobile e allo stesso tempo più ignobile del termine.

6. Se fossi uno scultore o un pittore o un fotografo forse condividerei. Io mi sento più un funambolo, un conquistatore dell’inutile.

7. Intenso

Info
website: www.silviagiambrone.com

Giuseppe Lana:

1. L’esperienza a Labico è stata più formativa di quanto ci si possa aspettare dalle “tradizionali” residenze. Forse anche perché è stata concepita in modo particolare, senza “codici” prestabiliti.

2. Ogni giorno è stato un crescendo, almeno per me. Sono partito dal nulla, ed ogni momento condiviso con il gruppo, (artisti, curatori, organizzatori ed ospiti vari) ha portato a delle riflessioni ancora in via di sviluppo.

 3. Sulle residenze potremmo aprire capitoli che non si concluderebbero neanche con 10 tomi. Ad essere sincero credo che sia molto soggettivo. Alcuni artisti trovano nelle residenze delle occasioni per far crescere o confrontare le proprie idee. Per altri (addetti ai lavori) sono troppe ed inutili. Io credo che, in mancanza di altre formule, se concepita con criterio, la “residenza d’artista” possa essere una grande opportunità.

4. L’archivio SACS, è un archivio di artisti siciliani che vivono e lavorano ovunque. Finalità? In primis, “dal cono buio”, dovremmo uscirne come comunità civile e sociale. Non esiste una soluzione. Potremmo iniziare facendo un passo indietro e dare la precedenza ! (UTOPIA)

5. Mi attrae dell’Arte l’evolversi nei concetti, nelle forme e nelle finalità. Poi ci sono pareri e pareri.

6. Ho posto questa domanda a mio padre che mi risponde così : << Giuseppe, quando mi chiedono di te, dico che tu sei un pittore. Ho paura che gli altri non capiscano cosa fai >>.

Ecco cosa mi ha risposto. Beh, per me sono dinamiche che non mi appartengono, non mi serve la giustificazione.

7. Mossa!

Info
website: www.giuseppelana.it

Filippo Leonardi

1. Non ho ancora avuto il tempo e la lucidità per fare un bilancio, ma ci sto lavorando. Al momento è rimasta in me una buona dose di nostalgia.

2. In realtà non posso affermare che ce ne sia stato uno in particolare. Per quanto mi riguarda questa esperienza è stata una stratificazione di molti stimoli ed esperienze, che in questa fase del lavoro stanno ancora prendendo forma.

3. Direi indispensabili. Questo tipo di esperienza consente di immergerti completamente nella dimensione lavorativa, senza dover pensare ad altro.

4. Non direi. In realtà, anche se con modalità differenti, in Italia ogni regione promuove i propri artisti.

5. Un modo possibile sarebbe quello di guardare all’arte, come a qualcosa d’indispensabile e necessario, invece che considerarla come qualcosa di marginale e di poco utile. Tutto, nella vita dell’uomo, possiede delle finalità, di conseguenza anche l’arte possiede le possiede, ma per percepirle bisognerebbe guardare un po’ più in profondità.

6. Io potrei anche condividere quanto sostiene questo artista, ma credo che queste definizioni abbiano una loro importanza solo se si collocano nella giusta posizione della catena, l’artista è prima di tutto un essere vivente, un individuo sensibile e responsabile, poi viene tutto il resto.

7. Vivente

Info
website: non ha sito web

Concetta Modica:

1. Al ritorno piangevo nella vasca da bagno come nella pubblicità dei viaggi Costa. Gli artisti vogliono solo essere coccolati, considerati. Nel momento in cui si scardinano logiche professionali ottuse, si chiacchiera, ci si confronta con ironia e piacere. Si usano i sensi per pensare meglio. Tutto attraversa il sensoriale. E’ rimasta la consapevolezza che tra artisti si sta bene, si sente un orizzonte comune.

2. Ogni momento è stato ricco, il clima generale era energetico. L’incontro con Nari Ward e con gli altri artisti è stato un grande abbraccio.

3. Sì, penso di sì, perché sono sempre meno i posti dove parlare ed incontrarsi. Le avanguardie storiche stavano ai bar, vivevano lì, facevano conferenze, si incontravano scienziati, artisti, poeti, adesso non è più cosi.

4. Ne abbiamo parlato anche a Labico: a nessuno di noi piacciono le etichette: “artista siciliano”, cos’è, una malattia? Però l’attività del S.A.C.S. è stata e sarà molto interessante e stimolante per tutti, non solo per i siciliani. Poi, vista la posizione geografica difficile della Sicilia, può servire un’iniziativa per la circolazione di idee e persone. Magari, anche e non solo, è campanilistico… se ne faranno una ragione.

5. Si fa arte perché si muore: quindi lo stesso motivo che ci spinge a farlo è tragico, ma ciò che ci fa continuare è un inspiegabile piacere, una necessità incomprensibile che vive sulle crisi, sulle domande senza risposta e sulla voglia di esserci. Nel presente ci sembra tutto un cono buio da cui usciremo, il futuro sarà migliore o il passato era meglio, ma non è cosi. Mi capita a volte di pensare che il peggio deve ancora venire e cerco di godere del presente. Penso che l’arte abbia la stessa finalità che per un bambino ha quella di attaccare i capperi del naso sotto il banco o far cadere la cera calda dalla candela sulla mano o far passare il dito attraverso la fiamma stupendosi che non ci si è bruciati. Momenti di gioco e di scoperta, in cui c’è dentro la vita e la morte. Definizioni del tipo “l’artista indaga” o “la responsabilità dell’artista” non le capisco molto bene. Leggo interviste a volte in cui non capisco se parla un artista o un chirurgo che opera a cuore aperto.

6. No: ci abbiamo messo secoli per entrare tra le arti liberali, poi per liberarci dalle categorie singole e parlare di arti visive. Se c’è paura di affermare un’identità è proprio perché manca. Anzi si dovrebbe parlare di cultura: io amo gli artisti colti e gli artisti un po’ matti e ancora di più colti e matti.

7. Inutile e sentimentale: come un diamante nascosto in mezzo ad un mazzo di fiori.

Info
website: www.concettamodica.com

 

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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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