Candida Höfer per la Galleria Borghese

Candida Höfer

É la celebre Galleria del Lanfranco, al primo piano della Galleria Borghese  di Roma, ad accogliere le sette grandi fotografie di Candida Höfer (Eberswalde, 1944).

Artista della Scuola di fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf (che dal 1976 al 1997 ha rappresentato un luogo di eccellenza e ha formato una generazione di fotografi affini per una visione fotografica oggettivante da una certa distanza), nota e apprezzata (i suoi lavori sono infatti presenti nelle collezioni di alcuni prestigiosi musei di arte contemporanea) per i suoi scatti d’interni di teatri, archivi, biblioteche, uffici pubblici, banche, sale d’attesa e musei, la Höfer esordì come fotogiornalista.

Le sue fotografie alla galleria capitolina – volute da Mario Codognato, Anna Coliva e Marina Minozzi – sono state realizzate in una situazione d’eccezione. Dal dicembre 2011 all’aprile 2012 il museo, infatti, ospitò la mostra I Borghese e l’Antico: in quella rara e preziosa occasione, nelle sale furono nuovamente disposti quei capolavori archeologici che avevano reso celeberrima la collezione avviata dal cardinale Scipione Borghese nel Seicento; capolavori che purtroppo furono venduti a Napoleone Bonaparte nel 1807 dai discendenti della famiglia aristocratica romana, smembrando così, in maniera definitiva, una tra le collezioni più insigni del passato. È durante quei mesi che l’artista tedesca ha fatto i suoi scatti, tramandando così l’immagine di quelle sale riportate all’originaria disposizione storica.  Ora quelle fotografie creano un affascinante corto circuito nello spettatore, che sembra invitato ad “aguzzare la vista” per individuare le differenze tra il reale e una realtà virtuale. Ma, nonostante il tentativo di costruire una dimensione immersiva, con le foto sparse per la grande sala, a dar vita a una specie di labirinto con una foresta di immagini, al contrario, tali opere perdono parte della loro forza. Allestite su una specie di totem, risultano posizionate troppo basse, troppo a terra, e questa prospettiva ribassata annulla quella magia che spesso si crea davanti ai lavori della Höfer che normalmente paiono assorbire lo spettatore dentro la foto per farlo entrare in una dimensione sospesa, quasi onirica, da paese delle meraviglie. Una dimensione in cui, appunto, egli è eletto e si sente il vero protagonista della foto: uno speciale visitatore di quell’interno aperto esclusivamente per lui; è come se gli fosse concesso un dono singolare: quello di essere per un breve periodo il padrone di quel luogo o di poter beneficiare appieno di quanto offre. La sensazione è rafforzata dal fatto che negli interni immortalati è completamente scartata la presenza umana. Utilizzando esclusivamente la luce naturale, le grandi fotografie esposte (cm 180×200) avrebbero consentito di rivivere quella rara atmosfera se anziché essere tutte riunite nella galleria, fossero state integrate con la collezione, fossero entrate in dialogo vero con il resto dei lavori presenti nel museo o riproposte nello specifico contesto in cui sono state realizzate, per dare la possibilità al visitatore di cogliere l’originario splendore di quella particolare sala; dando cioè l’opportunità di vedere simultaneamente il prima e il dopo, di ammirare, ad esempio, le Tre Grazie e l’Ermafrodito insieme al Ratto di Proserpina e a Paolina Bonaparte.

Ciò premesso, queste sette fotografie, grazie all’indubbia perfezione tecnica, attenzione minuziosa ai dettagli e con la loro prospettiva dall’alto, riescono a riconsegnare la peculiarità di ogni luogo, anche perché, come lo stesso Mario Codognato afferma nel suo saggio, “la fotografia è simultaneamente oggetto di approfondimento ed osservazione nonché mezzo di approfondimento ed osservazione (…) e la sua fotografia non è istantanea, perché si prolunga nel tempo e non produce una ripresa, essendone una ricostruzione, pezzo su pezzo”.

Il cursore diretto sulle immagini visualizzerà le didascalie; cliccare sulle stesse per ingrandire.

Info mostra

  • Candida Höfer per la Galleria Borghese
  • Galleria Borghese, Piazzale Scipione Borghese 5 – 00197 Roma
  • 20 giugno – 15 settembre 2013
  • a cura di Mario Codognato, Anna Coliva e Marina Minozzi
  • organizzazione: Arthemisia Group
  • main partner: Telecom Italia
  • orari: martedì – domenica 9.00-19.00; Lunedì chiuso
  • ingresso: intero € 13,00; ridotto € 8,50 (per Galleria Borghese e mostra compreso diritto di prevendita – la prenotazione è obbligatoria).
  • info: www.galleriaborghese.beniculturali.it; www.arthemisia.it;
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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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