Passaggi

È sorprendente come a volte degli ambienti fortemente connotati -nello specifico da architetture imponenti del Seicento e da affreschi del Settecento-, riescano armonicamente a convivere con opere recenti, senza che gli uni fagocitino le altre. Architetture del maestoso Palazzo Borghese ispirate al Vignola e progettate da Martino Longhi il Vecchio e completate da Flaminio Ponzio prima, e Carlo Rainaldi dopo, che ospitarono la ricca e imponente collezione della famiglia fin quando non fu collocata nella nuova Galleria di Villa Borghese; affreschi realizzati da quegli stessi artisti che qui risiedevano durante il loro Gran Tour e commissionati da Marcantonio IV Borghese. È questo il caso della “nuova” Galleria del Cembalo, che mutua la sua denominazione dal cortile in cui si trova, lo stesso cortile che ospitò la Galleria Minima Peliti Associati che, nonostante le sue ridottissime dimensioni, appena ventitré metri quadri, è stata molto attiva dal 1995 al 2002.

Paola Stacchini Cavazza, in collaborazione con Mario Peliti (dell’omonima casa editrice specializzata nella fotografia d’autore, da lui fondata nel 1986 con la sorella Francesca), ha voluto riattivare questo spazio, con una declinazione squisitamente fotografica, anche nel suo dialogo con gli altri linguaggi delle arti visive. Ed è curioso notare come entrambi abbiano percorso cammini diversi da quelli che erano i personali studi universitari (Paola Stacchini Cavazza è laureata in Fisica con un dottorato in Ingegneria e Mario Peliti è architetto). Mentre Giovanna Calvenzi, per lungo tempo docente di fotografia e photo-editor di diversi periodici, indossa qui gli abiti curatoriali di Passaggi, una mostra che nelle cinque possenti sale espone i lavori di dodici fotografi di generazioni, inclinazioni e ricerca diverse. Una bella e piacevole mostra, ricca e articolata che, attraverso i circa ottanta scatti, offre una buona panoramica sulla fotografia italiana. Una mostra di forte impatto emotivo, in una predisposizione d’animo che lo stesso ambiente stimola, e non solo per il formato degli scatti, per la maggioranza di grandi dimensioni, ma anche per gli autori coinvolti e, soprattutto, per i lavori selezionati. Non solo sono stati osservati quei “passaggi generazionali” esistenti tra i fotografi, ma anche, e innanzi tutto, quei “passaggi interni/intimi” cui inevitabilmente ogni artista attraversa, che ne determina uno sviluppo nonché, a volte, anche una repentina virata che può condurre all’elaborazione di un nuovo linguaggio o all’evoluzione di quello fino ad allora adottato; oppure semplicemente una “pausa di riflessione”. Questa l’idea di base che ha guidato la curatrice a giustapporre lavori che in qualche modo identificano quello specifico fotografo per la personale riconoscibile sigla, con scatti che indicano fasi precedenti o di pausa o di abbandono. Sin dalla grande sala d’ingresso tutta declinata al femminile, Dilemma (2009, pannello con sei foto in bianco e nero) e Attese (2012, pannello con nove scatti a colori di atmosfera anni Settanta) di Alice Pavesi Fiori (1984, Parma); Esercizi di stile (2006, nove fotografie in cui assume diverse personalità) e La terza Venezia (2011, tre grandi scatti cui soggetti sono animali selvatici immersi un’atmosfera quasi onirica) di Silvia Camporesi (1973, Forlì); 20.12.53-10.08.04 (In viaggio di nozze a Milano, 2001, quattro collage fotografici) e 20.12.53-10.08.04 (2004-2009) di Moira Ricci (1977, Orbetello), da subito palesano l’idea di base della mostra. Le sale successive, che ruotano intorno a quella centrale, sono invece approntate con i lavori di Paolo Pellegrin (1964, Roma) e Antonio Biasucci (1961, Dragoni, CE); Mario Cresci (1942, Genova) e Ugo Mulas (1928, Pozzolengo – 1973, Milano); Francesco Radino (1947, Bagno a Ripoli, FI), Olivo Barbieri (1947, Carpi) e Gabriele Basilico (1944-2013, Milano); Paolo Ventura (1968, Milano) e Luca Campigotto (1962, Venezia). È praticamente impossibile non avere un guizzo di nostalgia di fonte ai ritratti di Marcel Duchamp di Ugo Mulas; o di perdersi nel silenzio dei Padiglioni della Biennale di Venezia di Gabriele Basilico; o sentirsi un gigante di fronte ai panorami di Barbieri o un lillipuziano davanti gli scafi di Campigotto; o fare un salto nel passato con Ventura; o avvertire la materia con Biasucci; o respirare l’aria rarefatta di Pellegrin; o sentire la voglia di sperimentare e comprendere l’essenza delle forme di Mario Cresci.

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Passaggi

  • 17 maggio – 28 settembre 2013
  • Galleria del Cembalo, Largo della Fontanella di Borghese 19 – 00186 – Roma
  • Orario: martedì – venerdì: 16.00-19.30; sabato: 10.30 – 13.00; 16.00 – 19.30
  • Info: info@galleriadelcembalo.itwww.galleriadelcembalo.it

 

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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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