Quentin Tarantino, C’era una volta a Hollywood

Partendo dall’affermazione del sito di MyMoviesQuentin Tarantino si esercita su uno dei casi criminali più celebri di fine anni Sessanta. Canto malinconico di un autore romantico che crede nel potere del cinema e sa reinventarne la storia“, si può aprire un ampio dibattito, iniziando dal fatto che Quentin Tarantino (Knoxville, Tennessee, USA, 27 marzo 1963) non ha bisogno di esercitarsi; che il suo film può o non può essere tante cose, ma di sicuro non è un canto malinconico, piuttosto il suo ennesimo omaggio al Cinema, di cui non ne reinventa la storia, bensì ne ripercorre alcune fondamentali tappe e filoni, compreso quello denominato “trash”.

immagine per C'era una volta a Hollywood

Di Once Upon a Time in… Hollywood / C’era una volta a Hollywood, con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt – e con, tra gli altri, e camei come quello di Al Pacino: Margot Robbie – Sharon Tate -, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Timothy Olyphant, Julia Butters, Austin Butler,  Dakota Fanning, Bruce Dern, Mike Moh, Luke Perry (!!), Damian Lewis (Steve McQueen), Michael Madsen e Kurt Russell (narratore) –  colpisce, oltre alla spietatezza nel ritrarre i volti, di cui non nasconde nessuna ruga, non camuffa nessuna linea, attraverso inquadrature straordinarie, la cura certosina di tutti i dettagli, tanto da rendere credibili anche quelli che sono puramente di fantasia (vedi i titoli dei film italiani interpretati da Rick Dalton/Leonadro DiCaprio, accompagnati dagli altrettanto inventati poster).

Colpisce, quindi, l’estrema attenzione ai tempi, alla recitazione, di forte impianto teatrale; in sostanza: la maggiore concentrazione al prodotto-film, a quello che lo rende film, storia, narrazione, immaginazione, identificazione, astrazione.

Perché quello che fa Quentin Tarantino è proprio prenderti per mano e portarti in un altro mondo e raccontarti, appunto, una storia. E attraverso degli attori straordinari. Tutto ciò già preannunciato dal precedente (uscito in Italia nel 2016) The Hateful Eight, che lentamente sposta Tarantino da regista “solo” splatter a regista “anche” splatter. Ruolo, quello del regista, che lui manipola nella piena libertà, perché è lui e solo lui il deus ex machina che della sua pellicola può fare il bello e il brutto tempo.

Scena più bella: quando ripercorre i tratti del poster di Rick Dalton (che mi ha ricordato il volto stravolto di Nicholson in Shining).

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Daniela Trincia nasce e vive a Roma. Dopo gli studi in storia dell’arte medievale si lascia conquistare dall’arte contemporanea. Cura mostre e collabora con alcune gallerie d’arte. Scrive, online e offline, su delle riviste di arte contemporanea e, dal 2011, collabora con "art a part of cult(ure)". Ama raccontare le periferie romane in bianco e nero, preferibilmente in 35mm.

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