Dentro l’impareggiabile cornice architettonica del Maxxi, sul palco appositamente allestito per i premi ai vincitori dei Nastri d’Argento 2022, la Presidente del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, Laura Delli Colli, era riuscita con grande carisma, vitalità e fair play a portare quasi a termine le premiazioni.
Solo con i premi maggiori (che rimangono sempre nella parte finale) si è finalmente composto quel mosaico di grandezza e professionalità che il cinema italiano, pur con tutte le difficoltà ultimamente incontrate, ancora riesce ad esprimere con forza.
Il 2022 che eredità due anni di film girati in tempi diversi ed in condizioni disagiate ha espresso il meglio in ogni senso, con due film di alta autorialità direttiva, elevati livelli di recitazione, accompagnati da grandi performances delle maestranze italiane nella sceneggiatura, nei casting e nella fotografia.
I due film in questione sono E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino e Nostalgia di Mario Martone. Due film sulla napoletanità, vale a dire il complesso di caratteri e di aspetti che contraddistinguono la città di Napoli e i suoi abitanti, in un significato più ampio del senso di appartenenza e di identità.
MIGLIOR FILM
È stata la mano di Dio di Paolo SORRENTINO
Premiazione
MIGLIORE REGIA
Mario MARTONE Nostalgia – Qui rido io
Premiazione
Se per Paolo Sorrentino il premio è stato quello per il miglior film nonché per il miglior produttore (The Apartment gruppo Fremantle), per Mario Martone lo è stato per la miglior regia.
Ciò significa che entrambi i registi, in qualsiasi contesto storico, letterario, esistenziale e sociale, sanno come far muovere le loro macchine da ripresa dentro le storie di personaggi catartici e popolari, come Maradona ed Antonio Capuano, o a rendere in immagini suggestive una storia di redenzione e di rimpianto basata su un romanzo napoletano di Ermanno Rea, un saggio verace su storie archetipe, belle e brutte del Rione Sanità, e riescono con ciò a raggiungere le vette dell’autorialità.
Con la storia onirica e grottesca di una grande famiglia napoletana, tra folcloristiche tavolate fuori porta, bagni collettivi al mare, parenti ed amici ‘pazzarielli’ sui generis, ed un amore smisurato per lo sport e lo spettacolo (Maradona e Fellini) per E’ stata la mano di Dio.
Con il perdersi nelle strade di una Napoli arcaica ed archeologica, fatta di strade strette e tortuose, palazzi fatiscenti, ipogei, scale ed androni che portano sotto terra, in una alternanza di bene e di male, tra santi come Don Luigi Rega, che sogna di salvare i giovani dal malaffare e creare lavoro e dannati come il boss Oreste Spasiano, comunque fatti di sentimenti forti, per Nostalgia.
Ma i due registi non sono solo bravi nelle descrizioni d’ambiente perché non è assolutamente un caso che i loro interpreti maggiori e minori abbiano preso i premi come migliori attrici-attori protagonisti e non protagonisti.
Questo risultato globale collettivo vuol dire che sono dei maestri delle arti performative in quanto vengono da esperienze internazionali e teatrali (vedi Premi Oscar, Serie di culto o messe in scena teatrali anche di opere alla Scala di Milano o al Costanzi di Roma).
Per E’ stata la mano di Dio, Teresa Saponangelo, in compagnia di Luisa Ranieri, hanno conquistato il premio per la migliore protagonista e non protagonista ed il giovane protagonista Filippo Scotti ha preso il premio Giovani ‘Guglielmo Biraghi’. Per Nostalgia Pierfrancesco Favino, in compagnia della coppia Francesco Di Leva e Tommaso Ragno hanno preso i premi come miglior attore protagonista e non protagonisti.
Due assonanze per i film premiati sono le madri: una Maria Schisa interpretata da Teresa Saponangelo sempre presente per il figlio Fabietto, piena di lavoro domestico, di vitalità, di orgoglio e di voglia di scherzi personali e collettivi.
Una Teresa Lasco interpretata da Aurora Quattrocchi, la sarta migliore del Rione Sanità, una decadente, dimessa, madre perduta e ritrovata per un ultimo saluto del figlio Felice.
L’altra assonanza è la camorra.
Nel primo film c’è una parte in cui il piccolo contrabbandiere Armando, accompagna Fabietto con affetto e simpatia a scoprire il sottobosco della malavita napoletana.
Altra faccia della camorra è invece in Nostalgia il personaggio di Oreste Spasiano o malommo, amico fraterno di giovinezza di Felice, ora boss della Kasbah, una figura cupa, senza affetti ed umanità, votato solo al male, alla distruzione ed all’autodistruzione.
Anche gli altri premi sono quelli che contano. Daria D’Antonio vince per la migliore fotografia del film di Sorrentino, un film solare, fatto di allegria, di feste private e collettive (la vittoria del Napoli, le gite in motorino, il mare sempre presente).
Vincono per il miglior Casting Director Annamaria Sambucco e Massimo Appolloni per capire quanto Sorrentino tenga a creare un film collettivo, in cui anche l’ultimo del cast sia riconoscibile ed essenziale.
Martone invece è un uomo dalla vocazione di scrittore, che ha spesso lavorato riducendo altri importanti autori (Elena Ferrante, Goffredo Parise, Anna Banti, Ermanno Rea). Per Nostalgia in candidatura accoppiato con il film Qui rido io (su Eduardo Scarpetta) ha preso, insieme alla moglie sceneggiatrice Ippolita Di Maio, il premio per la migliore sceneggiatura.
Sul palco del Maxxi, alla fine, insieme ai premiati con i Nastri più importanti, si sono uniti i componenti del Consiglio Direttivo del SNGCI (Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) che, alla luce di quanto già detto, rappresentano il meglio della critica più illuminata ed autorevole del nostro paese.
Video e Immagini Courtesy Ufficio Stampa Nastri d’Argento 2022
Foto di Valeria Mottaran/SNGCI
Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.
Una “ostinata ostilità” nei confronti di Paolo Sorrentino, mi porta maniacalmente a sottolineare le tante cose che non mi piacciono di lui e dei suoi film piuttosto alcuni pregi indiscussi ma a me indigesti. Sulle motivazioni avremo altre sedi in cui dibattere; ora, in breve, voglio elogiare l’anodo e i catodo che hanno dato vita al più bel film italiano di queste due stagioni: Nostalgia.
Tratto dal magnifico omonimo libro di Ermanno Rea, la materia vasta e ben ordinata è stata manipolata (absit iniuria verbis) da un Martone in gran spolvero, a partire dalle scelte di sceneggiatura (da manuale) alla gestione (ineccepibile) degli attori, che hanno ripagato con prestazioni di livello straordinario; dalle scelte dei luoghi e del cast, alle luci.
Sto leggendo ora il libro di Rea, lentamente, facendomi scorrere il film ed ogni immagine che conosco di quei luoghi. Riconosco in Ermanno Rea una maturità rara, manifestata dalla forma in cui il libro è scritto (il diario), alle figure dipinte con cura e senza inutili fantasie narrative pseudoromantiche.
Poco, ma grande, questo cinema italiano. E Pino Moroni non è mancato all’appuntamento per metterlo su tela nel modo migliore. Ciao Pino, grazie.
Grazie Tano, la messa su tela delle pagine dell’articolo è frutto della proficua collaborazione di tutta la redazione, alla quale passo i tuoi sinceri complimenti. Per quanto riguarda la logica dello scritto, ho preferito sottolineare le specularità dei due film, ma sono della tua opinione sul valore degli stessi.
Un caro saluto. Pino