Napoli velata ma non svelata. Un film incompiuto

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Napoli Velata, il manifesto

A guardare bene le frasi filmiche più importanti de La Napoli velata di Ferzan Ozpetek, sembra di avere sotto gli occhi uno di quei testi di archivio, malgrado il suo tono enigmatico e surreale, chiaramente comprensibile, ma con un significato d’insieme piuttosto confuso, incompiuto.

Una storia mistery irrisolta, a sentire le interviste del regista, perché gli spettatori la possano interpretare a loro modo. Come non può bastare dire che le atmosfere magiche, oscure e sciamaniche si trovano a Napoli ovunque e ce le hanno trovate anche Rossellini e De Sica.

Se poi ad avallarle si vedono solo alcune scene di colore collettivo (come la messa in scena della figliata, la tombola vajassa con la smorfia, la visita all’antro della sciamana) o si va per Musei e Chiese con statue parlanti nella loro ieraticità (statue romane perfette nel Museo Archeologico e Cristo velato nella Cappella San Severo).

Come incompiuta è la esaltante, pericolosa passione cui va incontro la protagonista (Giovanna Mezzogiorno), in quel lungo amplesso iniziale sadomaso, rimasto isolato e poi spento in successive sedute divenute soltanto fatto estetico di un bel corpo maschile, come quello di Alessandro Borghi, con il suo fisico di Apollo ed i suoi attributi.

E se il tutto sembra ispirato dalla commedia Questi Fantasmi di Eduardo De Filippo per quelle strane atmosfere oniriche, od ai gialli di Maurizio De Giovanni per le presenze occulte che accompagnano i suoi commissari, la parte thriller-mistery si annacqua spesso nella fissità della disturbata ed ossessionata protagonista.

Un fatto di sangue  cui ha partecipato da bambina, finisce per esaltarsi in un amour fou, con una successiva disastrosa perdita. Lo stesso lavoro della protagonista, medico legale anatomopatologo, porta solo a carnalizzare, estetizzanti corpi morti sotto autopsia. Ma anche questa non è una spiegazione sufficiente per la risoluzione di un caso clinico.

Le altre figurine del quadro (Beppe Barra, Anna Bonaiuto, Luisa Ranieri), in buone recitazioni fortemente teatralizzate, non sembrano però partecipare alla descrizione di una città e di un fatto, in cui ci siano anche dei vivi, oltre ai morti, con le loro esigenze normali. Insieme all’omertà ambigua di comparse come Lina Sastri e Isabella Ferrari, antiquarie, che restano isolate nelle loro performances fredde e razionali.

Così come per molti altri film di Ferzan Ozpetek (Saturno contro 2006), che era così solare nelle prime pellicole e così ottimista per il futuro del suo gruppo di sodali del quartiere Ostiense (Le fate ignoranti 2001), è sceso il buio, il pessimismo, la nevrastenia, la morte.

Quello che sembrava dover essere posto in piena luce, quale filosofia di un periodo di cambiamenti epocali, con affollate picaresche tavolate di gay felici e pieni di buon gusto estetico e gastronomico è oggi diventata una casa borghese buia e deserta, con un frigorifero pieno di manicaretti ben cucinati ma destinati alla raccolta organica.

E la solare città di Roma di periferia è diventata il centro oscuro di Napoli, con la terrazza sul pericoloso vuoto di Via Filangieri, ed una buia Piazza dei Martiri, dove si possono fare incontri di gente morta violentemente e resuscitata con un’altra identità.

Con il solo lato positivo, unico perché ancora essere umano, del poliziotto (Biagio Forestieri), vedovo con figlio minore a carico, che si comporta, in tanto razionale egoismo, come un volontario del telefono rosa, non nella ricerca della verità e della giustizia, ma nel sostegno morale e civico, di qualcuno malato bisognoso d’aiuto.

Lo spettatore si dovrebbe poi spiegare perché il film inizia con una scala elicoidale e finisce con un gioiello occhio magico. Che portano vertigini ed ipnosi, ma forse appartengono ad un altro film.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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