Masterclass con James Ivory. Un gentleman con la tempra americana del pioniere.

immagine per Masterclass con James Ivory. Un gentleman con la tempra americana del pioniere.
James Ivory. Foto di P. Bonacci

James Ivory ha 94 anni. Ma ho avuto l’impressione che nessuno lo abbia minimamente recepito. Dotato di intelligenza e resistenza ha rintuzzato tutte le scaltre e indiscrete domande, molte dal pubblico giovane, che non l’hanno certo risparmiato. Ed alla fine ha retto anche l’assalto scatenato per gli autografi, i self e le solite quattro parole di prammatica per un premio meritato. Grande ma faticosa giornata per lui, accompagnato dal suo bastone, dopo il lungo red carpet che aveva passato nel giorno dell’inaugurazione.

Attenersi sempre a quello a cui uno crede”, è stato il suo aforisma più appropriato a dimostrazione di che tempra sia fatto questo uomo e regista. Non si può dimenticare che Ivory ha viaggiato in tutto il mondo (India, Afghanistan, Italia, Francia, Inghilterra, America, ecc.) girando film innovativi, raccogliendo numerosi importanti premi. Ha creato la “Merchant Ivory Productions”, la più longeva tra quelle indipendenti (44 anni con più di 40 film realizzati).

immagine per Masterclass con James Ivory. Un gentleman con la tempra americana del pioniere.
James Ivory. Foto di P. Bonacci

Ha girato film leggendari e capolavori di successo mondiale come “Camera con vista” (1985), Maurice (1987), Casa Howard (1992), Quel che resta del giorno (1993). Ma ha confessato che quello a cui è più legato sono film che non hanno avuto grande popolarità, ma in cui ha potuto manifestare la sua bravura di sceneggiatore e regista (film più intimi che lo hanno divertito e reso felice).

Ha ricordato “Selvaggi”, “Jefferson in Paris”, “Surving Picasso”, “Mr. And Mrs. Bridge”.

L’intervistatrice Emanuela Martini ha iniziato dal film documentario già presentato alla Festa (A cooler climate), ricavato con l’aiuto del montatore Gilles Gardner da bobine girate in Afghanistan nel 1960 (dove si era rifugiato per sfuggire il caldo indiano) e da altri spezzoni di filmati della sua vita.

immagine per A cooler climate

A cominciare da quelli girati a New York mentre preparava con il socio Ismail Merchant il loro primo film The householder, scritto e sceneggiato da Ruth Prawer Jhabvala, importante tassello del loro lungo creativo sodalizio: “Ismael un indiano musulmano, Ruth una tedesca ebrea e Jim un ‘protestante’ americano”. (Ma Ivory a tenuto a precisare ‘cattolico’).

Dopo aver parlato del periodo indiano (5/6 film girati con tanta fatica e pochi soldi), ma fondamentali per gli incontri con autorità registiche e tecniche locali (il cinema indiano era ed è ancora uno dei più prolifici del mondo) Ivory ha raccontato il suo incontro con gli autori letterari che lo hanno ispirato e dato il successo: E.M. Forster, Henry James, Kazuo Ishiguro, Evan S. Connell (tutti cosceneggiati con la Jhbvala).

James Ivory ha tenuto a sottolineare che malgrado molti film girati in Europa ed il fatto che sia considerato nel suo stile come inglese, preferisce la sua casa a New York, piena di ricordi come una cantina e la sua casa in Oregon, dove passa le estati.

Ha aggiunto che la sua profonda conoscenza del mondo inglese non gli viene dagli inglesi d’Inghilterra ma da quelli diversi, forse più internazionali, che aveva conosciuto in India (con caratteristiche di una cultura più antica).

Alla domanda perché attrici ed attori famosi volevano lavorare nei suoi film ha risposto semplicemente perché la sua produzione, i suoi script ed i suoi personaggi erano di qualità.

Ed alla domanda se la parte più importante dei suoi film fossero luoghi, località famose ha risposto che il suo cinema parte dai caratteri, da personaggi interessanti, buoni o cattivi, famosi o giovani che siano. E molti dei giovani attori che ha scelto, attraverso quelle parti sono diventati famosi (es. Helen Bonham Carter).

Tutto quello che viene aggiunto (sia la bellezza della natura o l’estetica delle magioni e degli ambienti) serve poi ad arricchire il tema principale che è sempre quello dei rapporti tra le persone.

Sul suo Oscar alla migliore sceneggiatura per “Chiamami con il tuo nome” tratto dal racconto di André Aciman, Ivory ha raccontato che aveva accettato di fare il coregista con Luca Guadagnino (che aveva già scritto una riduzione) ma aveva posto la condizione di rivedere la sceneggiatura.

Dopo 9 mesi aveva lasciato la regia al solo Guadagnino, che ha rispettato la versione del più esperto Ivory. Rimasto accreditato solo come sceneggiatore ha poi vinto, oltre l’Oscar, numerosi altri importanti premi.

+ ARTICOLI

Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.