Più Libri Più Liberi #8. Il libro divertente di Matei Visniec tra frammentarietà e bilinguismo di pensiero.

Matei Visniec è drammaturgo, poeta e giornalista rumeno, naturalizzato francese. Il suo ultimo libro, intitolato Sindrome da panico nella città dei lumi (2022 Ed.Voland) è stato presentato a Più libri più liberi da Bruno Mazzoni.

Conosciuto come il creatore della poetica del teatro decomposto Visniec alterna e manipola le sue opere drammaturgiche e letterarie con registri stilistici ampi e diversi in una fluidità di spettacolo e letteratura contaminato da due lingue diverse (rumeno e francese) che l’autore usa come idioma caratteristico della sua scrittura.

Visniec che aveva scritto diverse opere teatrali censurate dal regime di Ceaucescu, emigrò in Francia nel 1987 e finalmente nel 1993 le sue commedie cominciarono ad essere tradotte e messe in scena in oltre 20 paesi. Acuto osservatore di due mondi, quello comunista e quello liberista, ha sempre denunciato attraverso i suoi scritti il sistema dittatoriale, la polizia ottusa, la censura, i lavaggi del cervello e la manipolazione che ha scoperto nella società dei consumi.

Emblematica nella sua drammaturgia la raccolta di 24 testi intitolati Teatro decomposto o l’uomo pattumiera che delineano quella vocazione contemporanea al frammentario, superamento della struttura e dell’organizzazione delle teorie aristoteliche. Per lui il simbolo dei frammenti dello specchio rotto connota la perdita della coerenza, dell’omogeneità e dell’organicità del racconto e del significato.

Da questa sua visione nascono anche i suoi due romanzi. Soprattutto quest’ultimo.

L’intervistatrice Martine Van Geertruijden ha fatto subito presente la difficoltà del libro, un libro metaforico, autoironico ed autobiografico, surreale e labirintico, libro sulla letteratura, sulla nascita, sulla vita e la morte dei libri, e sul ruolo degli scrittori con molte idee e riflessioni di grande inventiva narrativa. Ma soprattutto – come lui stesso ha confermato – ripreso dal suo teatro, con caratteri modulari, dove si intersecano una serie infinita di personaggi e di creazioni tanto nuovi nelle forme (diari di un gatto e di una gobba, di un cane che segue i notiziari, di un cieco che fa la guida, ecc.) quanto sciolti, briosi, divertenti ed irriverenti.

Tutto come il titolo suggerisce ha come sfondo una città di Parigi particolare, misconosciuta, non turistica ma malinconica e demodé, ospite di attuali poveri autori letterari est europei e di famosi fantasmi come Cioran, Ionesco, Eliade, mettendo in scena (come a teatro) il tema culturale più alto, quello della ‘Letteratura’, o dei movimenti dei fermenti letterari.

 

Dopo tanta mancanza di libertà – ha detto Visniec – la letteratura stessa si è trasformata nella mia idea di libertà. E mentre scrivo in libertà e la mia felicità diventa inventare storie fuori le righe, mi sembra di fuggire quegli incubi dei miei sogni di ritornare in Romania per prendere qualcosa che ho lasciato e riperderla di nuovo. Il mio omaggio a Parigi è in fondo l’omaggio alla libertà che mi ha dato.

Perché panico? – Gli è stato chiesto dalla Geertruijden -. Quello del possibile fallimento letterario (simbolo delle migliaia di autori mai arrivati all’affermazione). – Ha risposto Visniec continuando – Come creare qualcosa dopo Balzac, Dumas, Hugo e tutta la grande letteratura francese? Come fare i conti ed aver l’audacia di scrivere dopo aver letto tutto quello che è stato scritto in precedenza?

E perché sindrome? – Gli è stato chiesto -. Perché il romanzo – ha risposto criptico lo scrittore – può essere letto come una grande commedia corale della vita, reale ed assurda, al limite del paradossale, con una finestra su altre dimensioni, senza una vera trama, una vaga storia che si ramifica, assume quella modularità non unitaria, piena di intersecazioni, non certo strutturata con il vecchio adusato arco narrativo dall’inizio alla fine. Il tutto, Parigi città dei lumi e città museo, la sindrome ed il panico rivestono un tentativo ironico ed autoironico di scrivere qualcosa di fantastico, in cui si sentono i fantasmi della vecchia letteratura ma si vuole farne una nuova.

La voce narrante del libro racconta del mondo variopinto di un editore parigino il signor Cambreleng, personaggio centrale del racconto, che ha una fantomatica casa editrice, con sede al caffè Saint- Medard, ‘l’unico posto a Parigi dove tutto è possibile’. Dove una pletora di scrittori o aspiranti tali, disperati, incompresi, impubblicabili, provenienti dall’est europeo e dal lontano oriente vengono strapazzati, umiliati, vilipesi perché è solo folle voler scrivere dopo tanti nomi celebri (es. Kafka, Balzac, Hugo ecc.) e perché bisogna rinnovare la letteratura, dopo tanti geni morti. Personaggi grotteschi, assurdi, curiosi come Faviola (scrittrice di racconti erotici) con una gamba ingessata che lavora in una libreria di libri morti, che soffrono…

 

“Per il signor Cambreleng tutte le librerie erano una sorta di mattatoio. Si, si insisteva lui, mattatoi è questa la parola giusta. Noi non abbiamo un udito abbastanza sviluppato per sentire come gridano i libri sugli scaffali. Libri mai sfiorati, mai desiderati, mai sfogliati da un anno, dieci anni. Ciechi e sordi e privi di tattilità non udiamo il pianto dei libri, il loro rantolio, il loro grido di solitudine, non sentiamo come fremono sotto i nostri sguardi… Non sentiamo nemmeno l’orrore sperimentato dai libri nell’essere sistemati gli uni accanto agli altri, abituati a vivere appiccicati tra loro… Libri pregevoli attaccati a libri scadenti, libri moribondi incollati a libri ancora in vita, libri fondamentali attaccati a libri nati morti. Che orrore ordinarli nello spazio in base a criteri alfabetici o in base ai loro autori. Nessuno è conscio del fatto che i libri per il 90% dei casi sono ammalati, resi isterici per la goffaggine con cui vengono esposti e venduti ed immagazzinati.”

Altro personaggio importante è Gogu Boltanski, amico d’infanzia della voce narrante, in realtà sindrome dello stato esistenziale della voce-scrittore. Rappresenta in fondo la presa in giro del Matei dissacrante del Matei serio letterato. Huang Fo è invece un misconosciuto Solzenitsyn cinese. Poi c’è lo scrittore greco poliglotta Pantolis che dimentica le lingue. Ed il signor Lajoumade, guida cieca dei famosi sotterranei parigini. Le divertenti pagine del diario di un gatto e di una gobba mescolati con una varia folle umanità, che però ci rassomiglia più di quanto non sembri.

Fino a quando un giorno una scrittrice ceca esiliata, Jarostava, presenta a Cambreleng un taccuino pieno zeppo solo di parole: prese ovunque per Parigi, dalle etichette dei vestiti, ai pacchetti di sigarette, dalle insegne dei negozi ai cartelli pubblicitari, alle scritte sui muri ecc. Il signor Cambreleng finalmente esulta per avere in mano un testo originale, un capolavoro da dare alle stampe (senza avere una casa editrice), un libro anonimo di sole parole (cinquecentomila) invendibile ed illeggibile ma sicuramente geniale, mai pubblicato prima. Titolo: “Storia delle parole vive”.

Il traduttore italiano del libro, Mauro Barindi, con la sua competenza, ha confermato poi che questo è un romanzo che parla più lingue, ed è composto con una mescolanza di pensiero bilingue, scritto da un autore che usa due lingue e due culture. Un romanzo dove tutto sembra semplice ma poi ci si accorge che la stessa lingua dice tante cose diverse, come sono diverse le culture dell’autore. Il quale ha concluso su questo tema: “Il doppio binario linguistico porta più idee a cozzare insieme intorno ad un nocciolo tematico. La mia lingua rumena è come una madre, la lingua francese come un’amante, ma le riesco a far fondere insieme per affascinare di più il lettore e per dargli piacere”.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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