I libri e la vita tra realtà e distopia.

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Un pomeriggio da incubo futuribile a Più libri Più liberi. A seguito dallo slittamento e poi cancellazione della Lectio magistralis di Alessandro BariccoIl potere liberatorio dei libri” ho seguito a Fahrenheit l’intervista di Loredana Lipperini a Ece Temelkuran (scrittrice turca in esilio), la presentazione della raccolta “Il potere del pifferaio magico” a cura di Gianna Fregonara (moglie di Gianni Letta), i racconti sui successi imprevedibili ed imperscrutabili delle due influencer Zoe Massenti (2.500.000 di followers) e Alessandra Rametta (presentatrice Rai con seguito immenso per le sue imitazioni di programmi e personaggi di moda come la De Filippis) e la scoperta dell’ “Anatomia sensibile” dell’argentino Andrés Neuman.

In poco più di tre ore sono stato sommerso di parole, di concetti e di storie di attualità fantascientifica. Realtà e distopia. Tecnologia ed antiscienza. Visionarità ed apocalittico. Digitalizzazione ed etica delle intelligenze artificiali. Populismo e dittatura. Credulità e pregiudizio. Disinformazione ed informatica. Media, social network, webstar, fake news, autosuggestione ecc. ecc..

immagine per Più libri Più liberi 2021 Andrés Neuman

Andiamo brevemente con ordine. Come sfasciare un paese in sette mosse (Bollati Boringhieri). La via che porta il populismo alla dittatura, della giornalista turca in esilio Ece Temelkuran che ha detto (in sintesi):

La gente si è abituata alle distopie, alle utopie negative. Alla gente piacciono le storie apocalittiche. C’è paura ad avere speranza in qualcosa di buono, ci si sta abituando alle parti più nere. La parola realtà è diventata pesante, tremenda, non ha più futuro. I ricchi vivono la loro realtà con i loro privilegi. Invece i poveri sono propensi a sfuggirla, perché è fatta di dolore, pene. La verità è come un buffet, si passa, si prende quello che c’è sul tavolo, buono o cattivo. La parola orgoglio è una parola di violenza, perché c’è sempre qualcun altro che deve subirlo, si deve inchinare e perdere la sua dignità, ed è un’offesa a tutta l’umanità”.

Per quanto riguarda le strategie per passare dal populismo alle dittature le sette mosse (in sintesi):

Creare un movimento, non un partito. Disgregare la logica, spargere la paura nella comunicazione. Abolire la vergogna, l’immoralità è buona regola. Smantellare i meccanismi giudiziari e politici. Progettare cittadini ideali. Lasciare che tutti ridano dell’orrore. Costruire un nuovo paese”.

Tutto fatto a nome delle persone per bene, del popolo. Chi non appoggia questo non fa parte del popolo ed è un nemico da combattere ed annientare.

Simona Argentieri, Antonio Bicchi, Mario Morcellini e Gianni Riotta (Coordinamento University Press italiane) con la curatrice Gianna Fregonaro del libro “Il potere del pifferaio magico. Dalle fake news al populismo digitale” hanno dato luogo ad un dibattito sulla pervasività e le difficoltà di contrastare il piacere umano di mentire, il gusto di sentire e diffondere notizie false.

Considerato che la verità è angoscia, si creano falsità, ci si fonde in un gruppo per deresponsabilizzarsi come persone (Argentieri). Con il declino della stampa autorevole ed autocontrollata hanno prevalso le piattaforme sociali che sono ormai parte di un sistema transnazionale, cosmico. Quindi occorrerebbe regolamentarlo. (Riotta). Incredulità, scetticismo, paura, terrorismo tecnologico, istituzionale cancellano la fiducia in tutto (Bicchi). I media per vincere l’audience drammatizzano l’informazione.

La tecnologia invece è più oggettiva ed attraverso siti più credibili fornisce dati reali che contestualizzano i problemi, e preludono ad un cambiamento metodologico delle informazioni future (Data room di Milena Gabbanelli, n.d.r.). Attraverso l’uso delle nuove scienze si può far arrivare la realtà (il dato oggettivo) dall’alto verso il basso, combattendo le falsità (Morcellini).

Andrés Neuman, presentato da Elena Stancanelli è un piccolo mago della scoperta. Il suo “Anatomia sensibile” (SUR) è geniale. Ha iniziato con la difesa del gomito, una parte del nostro corpo mai conosciuta, ma durante la pandemia riscoperta.

Il corpo per lui è una sorta di prisma che si può e deve vedere da ogni parte, uomini, donne ed altri, senza distinzione di sessi. Nel suo libro ha cominciato a parlarne, non iniziando dalle parti più guardate, ma dalle parti meno note, con una neopoetizzazione che ridà realtà a quante parti non ne hanno mai avuta.

Per lui occorrerebbe abbassare il volume sulle parti più note e polarizzare l’attenzione su quelle meno conosciute. Ha parlato della pelle che, per uscire da categorie obsolete potrebbe essere considerata organo profondo, mentre l’anima che si vuole nascondere potrebbe essere un piccolo osso.

Sembrerebbe un esperimento sociologico invece è una scoperta, un’avanguardia senza autore, in cui il corpo ritrova la sua valenza prima che la digitalizzazione sostituisca la realtà. Ma anche questo sembra superato, nell’era delle ibridazioni artificiali e delle protesi metalliche sembra fantascienza.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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