Più Libri Più Liberi #5. La vita umana e la vita vegetale

Roberto Herlitzka , Pietro Del Soldà e Ivano Dionigi © foto Musacchio, Ianniello & Pasqualini

Evviva gli autori latini che ancora riescono a parlarci sugli Universali della vita umana. Quelli che una umanità sempre più piccola nel pensiero comune quotidiano, ha voluto dimenticare. Ivano Dionigi è professore ordinario di Lingua e Letteratura latina ed ha fondato e dirige il Centro Studi La permanenza del classico. Ora ha scritto Quando la vita ti viene a trovare Lucrezio, Seneca e noi (Ed. GLF).

Due autori che si sono dati le domande ultime in concezioni diverse e rivali del mondo. A Più libri più liberi, con le letture in contraddittorio tra i due autori, lette da Roberto Herlitzka ed i commenti di Pietro Del Soldà, Ivano Dionigi ha introdotto il dialogo sui pensieri divergenti di Lucrezio e di Seneca.

Seneca – ha detto – ha preso la lingua latina e l’ha piegata ad un uso interiore e con essa ha cercato di interiorizzare tutto lo scibile. Per Lucrezio invece tutto dipende dalla natura: come uomini formati di atomi siamo parte dell’Universo. Ma al di là di tutte le differenze di pensiero e di vita tra i due (Lucrezio monolitico, Seneca complesso) essi danno entrambi un suggerimento al presente svuotato di idee alte.

Richiamano entrambi le dimensioni profonde dell’intelligere, cogliere cioè il dentro e la relazione delle cose, contro la frammentazione del sapere. Dell’interrogare, cioè porre domande e dare risposte che però contino e non siano solo inutili esercizi di retorica. Dell’invenire nel duplice significato di trovare quanto di noto ci sia ed inventare quanto di nuovo ci viene richiesto. E ci dicono che – ha ribadito – Del Soldà – tutto questo lo dovremmo imparare ad usare, guardando il passato per formare il nostro futuro.

Si è parlato di due tipi di vita: attiva (negotium) e di quella contemplativa (otium). Per Seneca le forze della vita e le relazioni con gli altri si contrappongono alle forze di morte dell’universo. Tra i due Seneca ha vissuto varie vite, come potere e denaro, e poi anche una vita solitaria e contemplativa.

Questa doppiezza non gli viene perdonata da Lucrezio, per il quale solo la scienza ci salverà non le ideologie di cui è stata piena la vita di Seneca, anche se contraddittoria nelle sue parti. La bellezza, il potere il divertimento, la contemplazione, la morte per Seneca (più amato dalla nostra epoca complessa – ha detto – il prof. Dionigi). Per Lucrezio invece solo la forza della natura accomuna uomini ed animali in un atomismo che muove l’universo in eterno ed in cui siamo tutti imprigionati.

Molto collegato a questi concetti classici latini, ormai lontani secoli, ho sentito il contenuto del libro di Stefano Mancuso L’incredibile viaggio delle piante (Ed. Laterza), accompagnato nella presentazione da Michele Serra e Gregorio Botta. Il giornalista Serra veniva dalla presentazione di successo del suo argomento Scritto sull’acqua Considerazioni sulle condizioni ambientali del pianeta, a cura de La Repubblica.

Alcune spiegazioni statistiche hanno introdotto il libro. Ad esempio la vita dovrebbe essere vista nel suo complesso e non solo la vita umana, che conta solo, come regno animale in termini di biomassa, per uno 0,3/3%. Le piante (97%), senza le quali non potremmo vivere non sono da noi assolutamente considerate.

Noi antropocentrici vediamo solo noi stessi. Non ci accorgiamo di quale forza e vitalità superiori alle nostre possiede il regno vegetale. Le piante sono la soluzione a tutti i nostri problemi, dalla respirazione alla sopravvivenza alimentare.

Con un seme che, oltre quello che c’è nell’embrione animale (che si salva solo a – 186 gradi) contiene anche il cloroplasto, sede della fotosintesi e non muore neanche dopo secoli (vedi i ritrovamenti di semi ancora fecondi negli scavi archeologici).

L’obiettivo della vita – è stato detto – è quello di propagare, replicare la vita.

Nelle leggi della natura è importante il più adatto non il migliore per la sopravvivenza. Noi che valutiamo sempre il migliore abbiamo solo 4000 anni di vita, sui 4 miliardi della terra. La vita dovrebbe essere considerata nel suo complesso, anche nelle singole particelle di terra, ma noi invece oggi riteniamo di regolare tutte le altre forme di vita e di sostanze attive e inattive (vedi gli ibridi e gli ogm o l’estrazione di minerali). Ma continuando così, senza curarci dell’ambiente corriamo il rischio di estinguerci.

Il libro partendo da una serie di competenze botaniche diventa un libro di narrazione di storie con accenni di divulgazioni necessarie a capire il nostro pianeta ed il nostro futuro. Il mondo vegetale – è stato anche detto – ha mostrato sempre caratteri di resistenza estrema a condizioni eccezionali (vedi Hiroshima o Cernibyl) e caratteri di resilienza nei momenti in cui occorre attendere i passaggi di situazioni (le ere geologiche).

Mancuso ha poi parlato delle monoculture degli uomini che sfruttano i terreni e non lasciano al futuro la possibilità di mangiare come ben spiegava la pergamena sumera di migliaia di anni fa sull’argomento.

Le piante – ha aggiunto ed è la cosa più importante – hanno una forma di intelligenza che non vogliamo comprendere. Sono su un altra lunghezza d’onda che noi non recepiamo, ma ci sono fratelli e sorelle come gli animali.

Vedono e soffrono  e comunicano in maniere diverse dalla nostra, che è l’unica che comprendiamo (fino a che punto?).

Invece l’incredibile viaggio, la resilienza, la resistenza delle piante nello spazio e nel tempo dovrebbe essere studiata meglio per poter anche noi sopravvivere più a lungo come specie.

Altrimenti con la nostra estinzione, che fantascienza o no, allarmismi o meno, non si vede così lontana, il mondo si dimenticherebbe di noi presto e per sempre.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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