Cambiare l’acqua ai fiori. Le favole buone di Valérie Perrin

immagine per Valérie Perrin
Insieme Festival - La grande festa del libro del 2020. Foto di Piero Bonacci

Il libro della francese Valérie Perrin è diventato il libro più venduto in Italia, primo in classifica dall’inizio di settembre, dopo aver scalato posizioni dalla fine del lockdown. 180 mila copie lette grazie ai consigli dei librai (a librerie chiuse) ed al passaparola dei lettori.

Valérie Perrin non è un nome conosciuto, ha scritto solo due libri, Il quaderno dell’amore perduto (2015) arrivato in Italia nel 2016 con l’editrice Nord e Cambiare l’acqua ai fiori del 2018, arrivato in Italia nel 2019 con le edizioni e/o. Ed è l’ultima compagna di un maestro creativo come Claude Lelouch, che dal 2006 segue sui set cinematografici dapprima come fotografa di scena e poi cosceneggiatrice.

Forte, bella ed intelligente, ma soprattutto sensibile verso i bambini, i vecchi, gli animali, i morti e la natura, è quello che si dice la salvezza di questa umanità imbarbarita. Il suo amore sincero ed appassionato verso i più deboli e trascurati, ed il suo grande coraggio nella difesa dei ricordi, ne fanno la scrittrice più giusta per il nostro periodo di poche gioie e speranze e tanti dubbi e dolori. E queste sue idee le ha messe nei suoi libri ed è anche quello di cui volevano sentire parlare i lettori, di una umanità dolente e depressa. Le storie di due donne sensibili come lei, dedicate a dare amore e mantenere memorie.

Alla manifestazione letteraria Insieme Valérie Perrin è stata intervistata da un’altra sensibile ed appassionata scrittrice, Loredana Lipperini, che delicatamente ha impostato un dialogo intenso con l’autrice sulle tematiche più importanti dei suoi libri.

Hanno parlato di questo tempo dove fanno successo (e si ascoltano) le storie di piccole donne che soffrono, si piegano al dolore e si prendono cura degli altri. Le “favole buone” come il primo romanzo dell’autrice, in cui Justine, la solitaria protagonista, è segnata dalla morte fin da piccola tanto da trovare la sua strada come dipendente di un ospizio per vecchi e scrive una storia d’amore novecentesca, narrata da Helene una ospite anziana. Oppure Violette in Cambiare l’acqua ai fiori che fa la guardiana di un cimitero di provincia e vive in una piccola casa, tenendo scrupolosamente un diario degli eventi di tutte le esequie e cercando di mantenere la memoria delle storie che sono dietro le lapidi dei morti attraverso racconti immaginari.

Un’idea mai doma di raccontare il quotidiano fatto di preziosi e piccoli gesti che possano aiutare gli altri.

Hanno approfondito il senso di questi tempi di malattia dove troppo spesso si fa finta di non vedere quello che succede. Mentre, quasi nascosto, c’è qualcuno che mantiene le memorie, che sente la voglia di parlare d’amore e di memoria.

In Valérie Perrin questo desiderio è sacro: parla della vecchiaia per farla conoscere e delle storie d’amore che ci sono dietro, e poi dei personaggi senza tempo, come i morti, che hanno avuto ogni tipo di vita. Presente e passato si incastrano in un sistema di storie che contengono storie. Come quelle delle tombe, ognuna delle quali ha una storia che sorge dalle frasi, dalle fotografie, dalle atmosfere di quel luogo di pace.

Le due scrittrici si sono dunque interrogate sulla “voce” con cui la scrittrice racconta le cose anche drammatiche. Una voce piena di grazia che sorge da un rapporto personalissimo con il concetto di equilibrio: non bisogna andare né troppo in alto né troppo in basso per scrivere delle peggiori condizioni umane…

E sull’amore per il quale Valérie Perrin sente di avere un chiodo fisso. Quando una persona è innamorata è come in stato di grazia. L’amore fa aprire, a volte scava la violenza, come succede anche alle molte persone del cimitero, parenti o defunti, che raccontano o rivivono le loro storie. Delusioni e gioie che le persone si danno, luci ed ombre della vita.

Per concludere l’incontro parlando dell’argomento più affascinante: il libro. Cosa si può chiedere ad un libro? Probabilmente di far viaggiare il lettore nel mondo, nelle storie. Attraverso la sincerità e la generosità si può prendere per mano chi legge e portarlo a fare un viaggio. E più c’è complessità, più i flashback portano avanti e indietro, più si incontrano colpi di scena e storie dentro altre storie, più il libro diventa il luogo dove si ricompone la propria vita.

Perrin ha lavorato dieci anni al primo libro, due al secondo e due anche per il terzo. Senza strutture rigide e con l’aiuto di Claude Lelouch, che nello scrivere le sue sceneggiature è sempre creativo, ha ideato personaggi che ama, altri che cambiano spesso. L’unica cosa che resta sicura, a suo dire, è sempre l’ultima frase.

Le ultime battute sono state per i progetti futuri: un libro che si intitolerà Tre, come i personaggi. Una donna e due uomini amici per la vita. Anche se, purtroppo, l’amicizia c’è quando si è piccoli e poi quasi sempre si perde.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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