Scompartimento n. 6. Una donna, un uomo, in un viaggio antropologico verso le origini

immagine per Scompartimento n.6 – In viaggio con il destino

Il film Scompartimento n.6 – In viaggio con il destino del finlandese Juho Kuosmanen non è una trasposizione fedele dell’omonimo romanzo di Rosa Liksom, premio Finlandia 2011. Intanto non è un viaggio sulla favolistica linea transiberiana, non è un viaggio verso un ignoto destino, né un road movie, né un viaggio d’amore.

Rosa Liksom, conosciuta a Roma al Festival delle Letterature 2014 è una studiosa di Scienze Sociali, insegna Antropologia ad Helsinki, dopo una vita passata tra Copenaghen, Mosca, Parigi, Norvegia e Islanda.

Il treno per lei è il mezzo per conoscere personaggi anche estremi ai confini dello spazio e del tempo. Ed in questo il film è un viaggio magistralmente antropologico. A cominciare dalla tecnica, la macchina da ripresa, nelle strettoie del treno, incollata sui protagonisti, pronta a registrare le diverse importanti sfumature dei volti e le impercettibili mosse dei corpi. Sono questi i veri esseri umani, quando si incontrano e si scontrano molto ravvicinati gli universi femminili e maschili.

Ma il cuore del film è soprattutto nei paesaggi oscuri e decadenti di una Russia (anni ’90) dove tra abbandonati complessi industriali, fumose città minerarie, tetri edifici dei pianificati piani quinquennali, villaggi dalle finestre vuote, baite e capannoni di legno macero, fitte foreste coperte di neve e di ghiaccio, vivono nella quasi oscurità, ai confini del circolo polare artico, esseri umani (a cominciare dal proletario protagonista), disillusi e fieri, rudi e sentimentali, rassegnati e ribelli, spastici e generosi, con la nostalgia del passato e senza futuro.

I virtuosi movimenti di macchina catturano anche, quasi affreschi del grande cinema russo, la piccola umanità dei venditori ambulanti (le Babushka) con carrettini e trabattini, che vendono alle stazioni prodotti da loro stessi confezionati, come barattoli di cetrioli, di wurstel e di marmellate, o che offrono alcool russo fatto in casa.

Il viaggio è lungo, il treno un vecchio espresso, con controllori induriti e ligi alle regole, è costretto a continue soste, anche di lunghe ore, e si fanno allora vividi incontri nella gelida seminotte nordica. Ogni tappa c’è la scoperta di una umanità dolente, povera ma calda e generosa. La vecchia amica del protagonista che offre tutto quello che ha in casa, persone sconosciute che a chi si è perduto per strada, offrono bottiglie di alcool per resistere.

Capita di vedere film dove non c’è molto da raccontare sulla storia, dove finalmente non c’è il solito thriller, dove non si rischia di fare spoiler. Ma malgrado tutto gli argomenti sono originali, il ritmo è giusto, le pause ed i gesti funzionali al racconto, gli attori stupendi e tutto scorre via con interesse. Scompartimento n.6 è uno di questi film riuscito e premiato (Grand Prix della Giuria al Festival di Cannes, nominato agli European Film Award).

La protagonista Laura (Seidi Haarla) è una donna finlandese in Russia, studia archeologia all’Università, vorrebbe far parte del mondo colto, che frequenta tramite una professoressa, con la quale ha un affair.

In una festa in cui si fa sfoggio di cultura con giochi di citazioni da libri o personaggi famosi, percepisce una sua inadeguatezza all’ambiente, non si sente a suo agio, inadatta, forse immatura. Si assenta, prende un libro sui petroglifi (incisioni rupestri di 4000 anni prima). Partirà per raggiungerli e studiarli con un viaggio in treno fino all’isola del lago Kanozero nel territorio di Murmansk, ai confini orientali della Russia, vicino alla penisola di Kola.

L’unica sua filosofia è “Per conoscere te stessa devi conoscere il passato”. Attraverso il pensiero di Rosa Linksom l’antropologia è lo studio dell’essere umano oggi e nel tempo, fino ad arrivare alle origini. Più che lo studio della Storia è lo studio della vita dell’umanità, quella più semplice fatta di necessità materiali e spirituali quotidiane. E Laura (Rosa) è appunto alla ricerca delle scoperte che nascondono i saperi ed i mutamenti del pensiero umano dal neolitico ad oggi. Per una sua completa maturazione.

La timida solitaria Laura, armata di telecamera e walkman, si ritrova nello scompartimento n. 6 con un russo, grezzo e volgare, Ljoha (Jurij Borisov), proletario che non sopporta cultura e persone di classi più abbienti, e si attacca all’alcool, agli istinti bruti, per non cedere al vuoto esistenziale. Si sta recando a Murmansk per lavorare in un impianto minerario.

Tutte le differenze e difficoltà di comunicazione tra questi due personaggi diversi vengono catturati con la macchina a mano sempre sulle facce e addosso ai protagonisti.

Durante il lungo viaggio i due protagonisti, dopo scontri verbali e fisici, fughe e ritorni, si avvicineranno, la donna con delicatezza e sensibilità, l’uomo con un ascolto particolare, una disponibilità ed un profondo calore umano.

A Murmunsk si perderanno per vie diverse, ma Laura, rischiando di non raggiungere la sua meta nella pericolosa regione ghiacciata, cercherà Ljoha alla miniera e questi con grande generosità, supererà tutti gli ostacoli naturali ed umani per farla arrivare ai petroglifi dell’isola.

Sulle scogliere di roccia, battute dal vento e dall’acqua, come nella visione di un cinematografo preistorico, affiorano graffiti quasi invisibili, profondi appena un millimetro, che rappresentano animali, persone, forme geometriche, figure antropomorfe, animali acquatici, oggetti e simboli religiosi, scene di vita e di caccia.

Laura scivola sulle rocce incise, le tocca, è felice. E con questa sensazione di liberazione da un compito difficile, quello di dimenticare tutte le stratificazioni di pensiero e la civiltà acquisita in 4000 anni, per tornare con estrema semplicità, a rotolare in un grande abbraccio spontaneo con Ljoha  nella natura, ad improvvisare un carosello di giochi infantili con palle di neve, in una atmosfera di felicità e di amore assoluto, anche lo spettatore sente la necessità di spartire la sua vita con questi amici protagonisti.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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