Più Libri Più Liberi 2019 #12. Una vita in 10 film o i 10 film di una vita.

A Più libri più liberi anche presentazioni di libri, film e documentari sul genere cinema. Dal libro di Charles Brandt The Irishman (presentato dall’attore Pif e dal critico Paolo Mereghetti) al documentario di Marco Spagnoli La luna italiana (storia del direttore generale dei programmo Apollo e del lancio dell’Apollo 11, l’italo-americano Rocco Petrone) a  Una vita in 10 film, libro-gioco divertentissimo, onnicomprensivo del cinema mondiale dalla sua origine ad oggi.

L’autore Severino Salvemini, professore alla Bocconi, accompagnato da Felice Laudadio, Presidente Fondazione Centro Sperimentale di Roma e Domenico De Masi sociologo, ha presentato il suo libro nato dall’ idea di chiedere a 200 e più personaggi famosi e non (politici, imprenditori, artisti, giocatori, architetti e gente comune) di indicare 10 film che hanno connotato la loro vita.

E questa scelta ovviamente soggettiva non è dipesa dalla intrinseca qualità dei film. Il ricordo che ora si rivela in tutta la sua forma è dipeso dalla età, dal mood del momento, dai sogni, dagli ideali, dal gusto personale, dagli incubi che si sono avuti e che si vivono nella vita. Si è scoperto – ha detto l’autore – che la scelta è stata dettata da motivi emozionali più che razionali. Ed alla fine le persone, che hanno partecipato al gioco dei film, in fondo hanno rivelato con la loro scelta le loro fantasie, le ragioni personali, familiari e lavorative della stessa.

Tanto per esemplificare, visto che oltre le scelte di 10 film, ogni intervistato ha anche spiegato in poche righe perché ha privilegiato uno su tutti (il primo), abbiamo sentito dai presenti (in attesa di leggere anche gli altri) le loro ragioni.

Il Presidente dell’AIE, Ricardo Franco Levi, per esempio, ha scelto Totò, Peppino e la malafemmina, come film che ha visto e condiviso più volte con la sua famiglia, con quei dialoghi diventati tormentoni familiari. Per Domenico De Masi il primo film è quello che ha veduto per primo a sette anni al paese, Tempi moderni, ricordando i seguenti in ordine di date fino ad arrivare a 2001: Odissea nello spazio. Si è fatto poi l’esempio di due personaggi, l’imprenditore Oscar Farinetti con la sua intensa emozione per La vita è bella di Roberto Benigni. E Oliviero Toscani, fotografo iconografico che ha ricordato il film sperimentale magiaro Lemonade Joe, capostipite degli spaghetti western all’inizio degli anni ’60.

Lo stesso autore delle interviste si è intervistato, ma per lui il primo film è anche il film più tecnico da un punto di vista cinematografico, In the mood for love di Won Kar-Wai fatto di carrellate, ralenti, dissolvenze, piani strettissimi, musica sublime, reso perfetto da strumentazioni e maestranze perfette come usa oggi nella cinematografia coreana. E così anche le schede dei 10 critici rispecchiano solo il profondo amore per la grande indiscussa tecnica della settima arte.

Quali sono le conclusioni di questa importante operazione su una nuova classifica dei film di più di un secolo di cinema, che però non vogliono rappresentare i migliori in senso assoluto ma solo quelli che hanno contrassegnato le emozioni nella vita di tanti diversi intervistati. Si distanziano dagli altri: 2001: Odissea nello spazio, 8 e1/2, Blade Runner, Amarcord, Il Padrino, C’era una volta in America, Apocalipse Now, La vita è bella, Manhattan, Ultimo Tango a Parigi, Arancia meccanica, Shining, La dolce vita. Con prevalenza di tre grandi registi come Kubrick, Fellini e Coppola. Per i giovani predilezione per i film di questo secolo (Forrest Gump, Il favoloso mondo di Amelie, La grande bellezza, The Wolf of Wall Street). Mentre i più vecchi prediligono i film degli anni 40/70. Le spettatrici hanno scelto più Almodovar, Benigni, Spielberg, Weir, Tornatore, Truffaut, Visconti.

Gli spettatori hanno preferito più Kubrick, Landis, Antonioni, Leone, Wilder, Wells, Chaplin. I giovani invece amano Tarantino, Allen, Anderson, Sorrentino. I più anziani Bergman, Godard, Hitchcock, De Sica.

Ma tutti i film sono stati visti come essenziali per la formazione sociologica se non psicologica degli intervistati, funzionali alla costruzione delle loro identità personali, ben nascosti nei segreti dei propri ricordi, ed oggi con sorpresa riscoperti.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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