Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio. Un’interprete scatenata per uno show pieno di buona musica.

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Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio. Credits: Paul Bourdrel

Uno show spumeggiante, un puro divertissement, la rappresentazione del Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio al Teatro Olimpico, sicuramente la più originale riduzione dell’Opera buffa di Wolfango Amedeo Mozart, altrimenti denominata dal librettista Lorenzo Da Ponte dramma-giocoso Il dissoluto punito.

Con una superlativa, nel suo mix di abilità scenica e voce, Petra Magoni, interprete esplosiva nei panni di Don Giovanni, che pur rimanendo nella tradizione del carattere corale universale, che caratterizza l’orchestra e le sue creazioni, prende spesso la scena, l’avvia, la galoppa (esercita nella vita il trotto – ha detto) e la infiamma come meglio il fantasista ribelle Mozart avrebbe mai potuto immaginare.

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Don Giovanni secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio. Credits: Paul Bourdrel

Chi ha avuto dubbi nel sapere di una interpretazione del Don Giovanni da parte di una donna, ricamando sul concetto di androginia genetica o psicologica, con le ormai note ovvietà sui transgender, non ha tenuto conto che Da Ponte stesso in fondo aveva tratto il suo personaggio un bellimbusto settecentesco, oltre che dal libretto di Giovanni Bertati (Il convitato di pietra, musicato da Giuseppe Gazzaniga), dalle non regole della Commedia dell’Arte italiana, appunto rivoluzionaria per quanto riguarda l’ingresso delle donne in scena.

E dalla stessa creativa Commedia dell’Arte è sembrata provenire la giocosa vivacità e genuinità della performance degli interpreti principali già di per se misto di razze, in un intreccio di lingue che vanno dall’italiano al brasiliano-portoghese, dall’arabo al francese e lo spagnolo (godibili anche con l’aiuto di traduzioni su schermo).

Interpreti che rimangono comunque ancorati e mescolati agli elementi attivi dell’Orchestra (al pianoforte Leandro Piccioni, alle tastiere Andrea Pesce, due chitarre per Evandro Dos Reis e per Emanuele Bultrini , al basso Pino Pecorelli  ed alla  batteria Ernesto Lopez Maturell) che conducono e partecipano musiche e scena fino alla fine. È qui la filosofia dell’Orchestra di Piazza Vittorio, una accorta fusione di interpretazioni, di scenografie affollate di attori e strumenti e di musiche originali in una riscrittura corretta del testo originario (di cui sono coautori da sempre nelle loro elaborazioni musicali Mario Tronco, Leandro Piccioni e Pino Pecorelli, con autore delle partiture lo stesso Piccioni).

Il palco su piani sfalsati ben rappresenta un locale dal gusto anni ’20, un music club dal tempo indeterminato, dove si esibiscono con le loro performance, attori, cantanti, ballerini, musicisti e vi si incontra la varia umanità di sempre.

Dove Don Giovanni, Direttore del locale e dell’Orchestra se la fa con tutti, inventa e dirige la troupe ed i clienti. E con quale energia e coraggio, coerente fino in fondo al suo stile di vita, amorale, spregiudicato, scettico, senza remore e pentimenti.

Se l’idea di fondo e presupposto dell’operazione artistica era quella di mettere in scena in un ipotetico night club in un tempo indefinito una band rock/jazz occorreva ricercare quei mondi sonori che nei vari momenti racchiudessero timbricamente l’emotività dei personaggi nel contesto della drammaturgia. L’ouverture di notevole espressività drammatica ma anche trascinante propone motivi che fanno già entrare nella storia successiva.

Mentre il servitore buffo e grottesco Leporello, con una entrata in ragtime si lascia andare al suo lamento Notte e giorno a faticar, Don Giovanni, ancora una volta ubriaco, fugge accompagnato da sonorità acide. Donna Anna, già in lutto, accompagnata da orchestrazioni molto asciutte ed essenziali per delineare la sua fragilità, è pronta a raccontare gli antefatti, la seduzione di Don Giovanni, la morte del padre, il Commendatore e la sua ricerca di vendetta.

Donna Elvira, un’altra donna ingannata dal conquistatore che vuol redimere, è caratterizzata con elementi di potenza ed energia, quali questo personaggio femminile richiedeva. Per Masetto e Zerlina sono state create sonorità più semplici, immediate ad evidenziare la popolanità dei due personaggi. Per Masetto, su indicazione di Mario Tronco, Leandro Piccioni ha composto un tango elaborato dall’aria Ho capito signor si.

E poi i classici Là ci darem la mano o Fin c’han del vin in cui la fedeltà delle arie viene narrata in toni e generi diversi. Nella scena finale in cui il Commendatore punisce Don Giovanni per le sue malefatte, è stata realizzata un’aria cantata in coro da tutti i personaggi e accompagnata musicalmente dalla band, citando tra le righe un mondo western in cui i due personaggi si sfidano a duello. Infine dopo motivi jazz, swing, rock, reggae, disco music, che accompagnano le parti importanti dell’opera, la trasposizione del pezzo di Donna Summer (I feel love) perché possa finire tutto in amore, in divertimento.

Gli interpreti sono nel ruolo di Don Giovanni Petra Magoni, indimenticabile Regina della notte del Flauto Magico; Donna Anna – Simona Boo, vocalist del gruppo dei 99 Posse; Zerlina –  Mama Marjas, cantante reggae protagonista della Carmen precedente produzione dell’Orchestra; Donna Elvira – Hersi Matmuja, insieme ai veterani Leporello – Dario Ciotoli, Don Ottavio – Evandro Dos Reis, Masetto – Houcine Hataa.

La direzione artistica di Mario Tronco, coregia di Mario Tronco e Andrea Renzi. La direzione musicale di Leandro Piccioni. Le scenografie di Barbara Bessi. I costumi (smoking azzurri e cravatte rosse per gli uomini, organza e trine azzurrine per le donne) e tutti gli abiti di spettacolare scena di Petra Magoni sono di Ortensia De Francesco.

Notevoli le proiezioni con un volto a mosaico horror che rappresenta il Commendatore ed un volo a spirale di figura in caduta nel vuoto per rappresentare il mondo infernale.

Il maestro Ennio Morricone ha visto lo spettacolo complimentandosi per il lavoro musicale svolto. Molti i musicisti che sono passati a vedere uno spettacolo che già ha fatto storia.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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