Festa del Cinema di Roma #7. Un libro su Tonino Delli Colli ed un bel film: Last flag flying

Presentato nelle stanze della Roma Lazio Film Commission all’Auditorium il libro di Stefano Delli Colli: Tonino Delli Colli, mio padre tra cinema e ricordi.

In una sala affollata  di amici, maestranze, critici cinematografici ed appassionati di cinema, Laura Delli Colli, figlia del Direttore della fotografia Franco Delli Colli, cugina di Stefano ha moderato l’incontro. Ha ringraziato la Film Commission ed i partecipanti a cominciare da Ninetto Davoli, Susanna Rotunno, Roberto Cicutto, Adriana Bertelli, Roberto Girometti e tutti coloro che hanno dato testimonianze ed hanno aiutato a ricostruire la carriera professionale ed il profilo umano di Tonino Delli Colli.

Il figlio Stefano si è dichiarato soddisfatto del faticoso lavoro svolto, ringraziando la Casa editrice Artdigiland, presente l’editore Silvia Tarquini. Tonino Delli Colli ha attraversato la storia del cinema dagli anni ’30 al 2005. E’ riuscito a fare dei capolavori, tra gli altri, con tre grandi registi, Pierpaolo Pasolini, Sergio Leone e Federico Fellini, valorizzando il grande artigianato italiano. E’ stato poi fatto vedere un corto di Adolfo Bartoli Il piccolo grande artista sul Premio Internazionale ASC alla carriera, ricevuto da Tonino Delli Colli a Hollywood, con alcuni brani dei film da lui girati: Uccellacci, uccellini, Il buono il brutto, il cattivo, C’era una volta il west,  Decameron, C’era una volta in America, Ginger e Fred, Il nome della rosa, La vita è bella.

Ninetto Davoli ha ricordato le riprese di Accattone in cui Pasolini alla sua prima regia chiedeva lumi a Tonino Delli Colli. Il suo grande mestiere nel saper far stare gli attori davanti alla macchina da ripresa.

Le spaghettate in giro per il mondo, con il gruppo, sempre lo stesso, formato per i film di Pasolini, di cui Tonino era il coordinatore. Laura Delli Colli ha ricordato La ditta, un gruppo affiatato di professionisti costituito da suo padre Franco e Tonino. Stefano ha poi detto che suo padre tra tutti i suoi film preferiva Il vangelo secondo Matteo e C’era una volta in America. Nel libro oltre un racconto biografico di base in cui si sente forte l’amore per il cinema, ci sono conversazioni di assistenti su alcuni ricordi sul set. E poi le testimonianze di Lina Werthmuller, Stefania Sandrelli, Giancarlo Giannini, Dante Ferretti, Roberto Faenza, Adriana Berselli, Roberto Benigni. Laura Delli Colli ha ricordato una frase di Benigni: Tonino rimarrà con noi per sempre. Concludendo: E questo il cinema lo permette.

Nella giornata festiva mentre i giovani impazzivano per la sfilata delle celebrità sul red carpet la Festa del Cinema di Roma ci ha dato quello che si può chiamare il suo miglior prodotto cinematografico.

Last Flag Flying riesce a coniugare una storia visiva ben congegnata e sceneggiata con un dialogo sempre vivace che tocca molti dei temi della nostra esistenza attuale.

Un film concettuale in ambientazioni essenziali con degli interpreti ai massimi livelli di recitazione. Un’opera politica per molti aspetti, con una critica forte all’America imperialista e sempre in guerra, con una carrellata sugli altri temi fondamentali del pensiero dell’uomo: fede, morte, razionalità, bassi istinti, esistenza, fuga dal dolore, rimorso.

L’ossessione per il tempo che passa attraverso l’incontro di tre veterani del Vietnam, dopo 30 anni, in occasione della morte del figlio di uno di loro in Iraq ed il loro road trip con la sua bara per dargli sepoltura accanto alla madre.

Una realizzazione impeccabile con una cura precisa sui dettagli, un dialogo travolgente, una natura ed una musica che sostengono il racconto di un’America fatta di idiozia e di cinismo, ma anche di affetti mai sopiti. Si percepisce il senso della vita fallace e della politica menzognera e si colgono le sfumature e gli stati d’animo dei cambiamenti nelle persone, con le loro scelte. La stessa bandiera fatta ripiegare più volte, senza più sventolare, fa capire l’orgoglio represso per quello che si è stati costretti a fare per lei e l’amore che ancora le si vuole.

Richard Linklater è un regista produttore indipendente, impegnato spesso in opere sperimentali. La sua Trilogia Prima dell’alba (1995), Prima del tramonto (2004), Prima di mezzanotte (2013) ha avuto una grande notorietà. Boyhood girato nell’arco di 12 anni ha ottenuto due Golden Globe, due Bafta, l’Orso d’argento a Berlino per la miglior regia e sei nomination agli Oscar. Linklater ha sceneggiato il film insieme all’autore del romanzo omonimo Darryl Ponicsan, seguito al romanzo L’ultima Corvée dal quale fu tratto il film di Hal Ashby con Jack Nicholson nel 1973.

I tre fantastici interpreti sono Steve Carell (Doc Shepherd), già visto in La grande scommessa del 2015, con la sua recitazione dimessa ed addolorata, ma con un forte senso di appartenenza al Corpo dei Marines e di amicizia verso gli altri. Bryan Cranston ( Sal Nealon), grande protagonista della serie culto Breaking Bad (2008- 2014) qui in una recitazione ribelle, anarchica, fuori le righe, nella sua continua polemica con il mondo, il potere, l’ipocrisia borghese. Ma poi anche piena di colpe, di riflessioni, di cambiamenti, di comprensioni, di affetti. Un attore completo e maturo. Laurence Fishburne (Richard Mueller) ha lavorato con Francis Ford Coppola in Apocalipse Now, con Steven Spielberg in Il colore viola, con Clint Eastwood in Mistic River, oltre che in Matrix.

In Last Flag Flying è un pastore che così ha cancellato le cattive esperienze della guerra in Vietnam, ma è un fuoco sotto la cenere, pronto a battagliare di nuovo, sempre per la sua fede però.

Come per ogni buon film ci sono momenti che non si possono dimenticare. Gli incontri a sorpresa dopo 30 anni dei tre commilitoni, l’hangar con le bare dei marines morti e le bugie piene di retorica del Colonnello addetto, i racconti pieni di risate sulle avventure erotiche in Vietnam nel deposito del treno accanto alla bara del ragazzo, il funerale con le divise militari e tanti altri momenti di sosta in bar deserti, alberghi modesti, in macchina, in treno, in strada a New York. Fino alla casa, piena di ricordi, del protagonista (Doc Shepherd), in cui come sempre negli Stati Uniti, si parla finalmente di futuro, con altre possibilità per una nuova vita.

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Pino Moroni ha studiato e vissuto a Roma dove ha partecipato ai fermenti culturali del secolo scorso. Laureato in Giurisprudenza e giornalista pubblicista dal 1976, negli anni ’70/80 è stato collaboratore dei giornali: “Il Messaggero”, “Il Corriere dello Sport”, “Momento Sera”, “Tuscia”, “Corriere di Viterbo”. Ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti. Dal 1990 è stato collaboratore di varie Agenzie Stampa, tra cui “Dire”, “Vespina Edizioni”,e “Mediapress2001”. E’ collaboratore dei siti Web: “Cinebazar”, “Forumcinema” e“Centro Sperimentale di Cinematografia”.

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