Le eterne notti d’amore e di poesia di Wallada Bint Al-Mustafki

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Ci sono mondi, non solo letterari, che si incontrano solo raramente, magari per studio, più spesso per caso.
Quell’attimo sospeso in cui s’intrecciano destini e futuri senza nessuna possibilità di preveggenza.

È questo il caso dell’incontro che Claudio Marrucci ha avuto con Wallada Bint Al- Mustafki, la poetessa arabo-andalusa che, come altre donne libere del periodo del Califfato Omayyade, è stata scrittrice di passione e motivo di scandalo, ha vissuto quasi cento anni, ma le sue poesie sono andate disperse tranne le poche che sono state raccolte nel libro Cammino orgogliosa per la mia strada edito da FusibiliaLibri in tiratura limitata e numerata a mano, che contiene anche un appassionato saggio sulla poesia di Antonio Veneziani.

Claudio Marrucci, curatore del libro, oltre a svelarci il mistero delle poesie di Wallada Wallada Bint Al- Mustafki, delle sue allieve, delle poetesse sue contemporanee e di poeti più noti come Ibn Hazm Ibn Zaydum (amante di Wallada e, in seguito, suo acerrimo nemico), Almutamid, Ibn Ammar  ed altri ancora, ci porta fin dentro la vita quotidiana e intellettuale della Cordova dell’anno 1000.
Una società aperta dove la cultura islamica si fonde volentieri con le altre che vivevano in Andalusia (cristiana, slava, berbera, ebraica…), dove le donne hanno libertà allora (ed anche ora) impensabili per le loro sorelle d’altrove, i costumi sessuali sono variegati e liberi e l’omosessualità è tollerata.
Scopriamo poi una lingua che conserva le caratteristiche e i caratteri grafici di culture diverse; una poesia che parla di natura, di luoghi, di nostalgie, di sentimenti e dello stupore dell’amore e ed una storia che s’alterna fra conquiste, sconfitte e la realizzazione di infinite bellezze.

Lo splendore di quell’epoca rapisce il pensiero. Nei versi di Wallada, delle sue allieve e degli altri poeti a lei vicini c’è già tutta la musicalità e i temi dell’amor cortese e, non a caso, infatti, Cordova era la meta dei giovani letterati della Provenza, il luogo dove s’andava strutturando una letteratura unica nel suo genere.

“Sono stata creata da Dio per la sua gloria,
ma cammino orgogliosa per la mia strada.
Sulla mia guancia comandi pure l’amante
I baci li offro invece a chiunque li desideri”

Questi versi, che la poetessa aveva fatto ricamare in oro sulle maniche della sua tunica, rendono bene l’indole libera e profondamente passionale della figlia del Califfo di Cordova Muḥammad III al-Mustakfi, donna bellissima dalla carnagione chiara e gli occhi azzurri che, all’età di trent’anni, vende i propri diritti regali per non essere invischiata nelle lotte politiche e poter mantenere la propria indipendenza.
Da libera apre un “salotto letterario” frequentato da saggi, poeti e letterati nel quale accoglie donne anche umili alle quali dà alloggio, abiti, profumi e le educa alla poesia e alla letteratura.

Wallada, la cui poesia è stata reputata superiore anche a quella di molti poeti famosi della sua epoca, è dunque una donna capace di dar scandalo per la sua intelligenza, per la sua passionalità e per la sua ironia; è una ribelle, vive una vita che non si conforma neanche ai costumi liberi della sua terra, è sua la vita e la riempie di poesia.

Perché, come racconta Antonio Veneziani nel saggio poetico che conclude il libro su Wallada Bint Al- Mustafki, è la struggente ricerca del riempimento dei vuoti esistenziali, la mai doma urgenza di farsi carne per conoscerne il sapore ed il colore più nascosti, la costruzione a mani e anima nude di parole che riescano a raccontare le presenze invisibili e le assenze tangibili a rendere gli esseri umani poesia. Servi della poesia, innamorati della poesia, schiavi, amanti, guerrieri della poesia.
Viandanti della poesia, lungo le strade che conducono a quell’ineffabile che era il pane e il sale della poetessa andalusa.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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