La Visione del sabba: una storia notturna. Rivivono le streghe nell’omaggio all’essenza del femminile.

Storia notturna: la visione del sabba di Alma Daddario esplode, improvvisamente, nella prima estate di Roma nella cornice di uno dei Festival più longevi e amati: Teatri di Pietra che si dipana fra l’Arco di Malborghetto, la splendida Villa di Livia grazie alla direzione artistica di  Sebastiano Tringali, Fabio Lorenzi e Aurelio Gatti.

La Villa di Livia, in particolare, sul fare del tramonto accoglie, nella sezione Opera Prima, le drammaturgie e i soggetti inediti contemporanei. La Storia notturna di Alma Daddario, infatti, viene rappresentata in pubblico per la prima volta.

Avrebbe dovuto essere una prima lettura pubblica” racconta l’autrice alla fine dello spettacolo, quasi stupita che gli attori abbiano invece messo in scena una vera e propria interpretazione molto forte, accorta, caratterizzata da numerose sfumature. Una lettura teatralizzata a tutti gli effetti, quella di Patrizia Schiavo, Fabrizio Bordignon, Antonio de Stefano e Sarah Nicolucci con due plus: la passione per questo testo e la musica di Elena d’Elia.

In scena una “strega madre”, Erodiade, la giovane strega Caterina, il contadino, il diavolo, l’inquisitore.

La ricerca attenta e il coinvolgimento di Alma Daddario danno vita ad una scrittura efficace e drammaturgicamente appassionante che ricompone, nel metatesto, i motivi storici e politici della caccia alle streghe: la crisi del Cristianesimo, le tensioni sociali, le guerre, le carestie, la fame che, da un lato, determinavano la necessità di un sovvertimento e l’ignoranza, le superstizioni, i pregiudizi e la violenza che venivano usati per mettere a tacere le possibili ribellioni e per rinfocolare la paura e rinnovare la sottomissione ad un ordine che, in un futuro neanche troppo lontano, sarebbe stato costretto a venir meno per poi modificarsi.

Erodiade e Caterina raccontano storie di saperi, guarigioni e vessazioni; il contadino incarna l’essere umano sempre in bilico fra fiducia e abiura, sempre tormentato dal potere, sempre privato della conoscenza; l’inquisitore – così è scritto – è il potere: un potere ottuso e ricolmo della paura di perdere la sua forza oppressiva, sempre pronto ad accogliere menzogna e delazione, a preparare trappole, a negare, a torturare.

E il diavolo? Attira nella sua rete, fa leva sui sentimenti, pretende fiducia cieca e usa gli incantesimi e gli incantamenti per conquistare la sua supremazia. Come sempre.

La scelta di inserire questo personaggio, probabilmente per rendere vivo, reale e presente il castello delle accuse che, invece, troppo spesso erano inventate ad arte dai tribunali dell’Inquisizione è, nella struttura del testo, l’unico elemento non armonico e pone un interrogativo: perché mostrare una resa a Satana da parte della Strega? Perché riproporre un’amore diabolico del tutto succube, un’indole asservita e dei sentimenti quando si vuole, invece, parlare di donne autonome, che sapevano di guarigione e tramandavano antichi saperi?

Le donne della notte e della terra, le custodi dei miti e dei riti che contengono e alimentano l’inconscio collettivo dell’umanità, nonostante le persecuzioni e la distruzione non sono mai state sconfitte, né annientate e questo spettacolo rappresenta un omaggio, un’accusa e un segno di riconoscenza e riconoscimento di quest’anima del femminile.

D’altronde, quando si ricomincia a parlare di Streghe, come accade da qualche tempo a questa parte, quando se ne ripercorre la storia, s’appuntano nuove visioni e possibilità, si manifestano paura, opposizione o, al contrario, fiducia, si dice che i tempi siano maturi per un nuovo,  grande sovvertimento.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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