Letteratura Inaspettata #55. La Maga Saraghina di Evelina Barone. Un canto d’amore alla terra e alla cura.

Un canto d’amore alla propria terra e alle radici della sapienza, alle donne e alla natura. La Maga Saraghina Storia di astri, piante e parole che curano di Evelina Barone (Kromato Edizioni) illustrato da Rosa Cerruto è più di un libro, più di una storia, più di una ricerca sui miti fondativi di Ispica, in terra di Sicilia città che dalla collina giunge fino al mare dove, certamente passò Ulisse nel suo viaggio lungo le coste della Trinacria.

Alla Maga Saraghina accenna Giuseppe Pitrè nel suo libro Usi, costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, ma la sua leggenda, che probabilmente risale al periodo della dominazione araba, è da sempre viva nella città: fu Saraghina a fondare, lungo il corso del fiume Yspa, la città di Ispica e fu Saraghina, che con sé portava l’antica sapienza legata alla vita, alle piante e alla cura, a rendere viva la “cultura delle madri” come dice Lucia Trombadore nella prefazione.

La Maga Saraghina che ci regala Evelina Barone, però va oltre la leggenda, diventa la favola della sua terra, diventa la storia di tutte le donne.

Con una voce variegata nei toni e nelle melodie e una scrittura che ha il corpo e il ritmo delle fiabe più care, la storia di Saraghina che, inviata dalle Pleiadi e dalla Luna s’imbarca sulla nave di Ulisse per raggiungere l’Isola del Sole, si dipana in una sorta di iniziazione che si arricchisce di altre narrazioni, di specchi mitologici (Ecate, Demetra, le Grandi Madri), di poesie antiche e di liriche non troppo lontane da noi.

L’autrice costella il racconto di simbologie e saperi; parla di erbe locali, erbe che ancora oggi guariscono e di formule magiche; fa convivere Saffo con gli Inni Orfici; Sa’di Shirāzi con Omero, l’Inno alla Dea Madre con le rime di Alfred Tennyson e con l’astronomia.

E, attraverso questo accorto e incantevole intreccio di storia e poesia, plasma la piccola maga, un po’ ninfa, un po’ herbaria che chiama, attorno alla sua grotta e al profondo pozzo dell’acqua che nutre e purifica, le genti delle campagne e della Cava. Le donne che da Saraghina impareranno la cura e la trasmetteranno l’un l’atra per il resto del tempo.

Ogni pagina ha come sfondo un disegno, un’illustrazione preziosa che immagina il viaggio di Saraghina dall’Oriente alla Sicilia: le stelle che la proteggono, il suo arrivo, l’apprendistato con Ecate, le acque che attraversa, le Ninfe che incontra, le genti che cura e che saranno il nucleo originario della città.

Un tratto originale e evocativo, volti antichi, colori terreni, polverosi e, al contempo luminosi. Immagini intuitive e, improvvisamente, descrittive le illustrazioni di Rosa Cerruto sono un tutt’uno con il racconto.

Le due parti sembrano inscindibili e portano il lettore in un percorso che sa di sogno e di rievocazione e che si conclude oltre Saraghina, fin dentro i suoi insegnamenti con un erbario delle Piante che curano di Valeria Garzanti che rende reali le formule di guarigione scoperte nella favola di Saraghina. Qui si scoprono le proprietà delle erbe mediterranee e la loro relazione con gli astri, i segni zodiacali e i pianeti.

Un libro magico e sacro che ci ricorda come la sapienza antica sopravviva a qualsiasi evento, a qualsiasi tentativo di repressione o distruzione.

Sette volte la città dovrà essere distrutta perché la sapienza delle donne cessi di portare pace, salute e abbondanza e loro possano dimenticare. Ma Ispica è stata distrutta dal terremoto una sola volta e chi vi giunge oggi troverà ancora vivo il sapere e la bellezza.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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