La parola al teatro #42. Roberto Zorzut mette in scena La Donna di Samo al Teatro di Tor Bella Monaca

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Teatro Tor Bella Monaca: nella nuovissima arena esterna, seconda in grandezza (ma forse prima in bellezza) rispetto alla Cavea dell’Auditorium, si torna a Teatro in una notte di prima estate.
In scena La donna di Samo di Menandro, una commedia degli equivoci nella Grecia del IV secolo a.C.; una drammaturgia che, all’epoca venne chiamata Neà, nuova e che fu poi introdotta nella cultura latina dai testi di Plauto e Terenzio.

La storia è semplice e si svolge fra due famiglie dirimpettaie, la famiglia di Demea e quella di Nikèrato. La figlia di Nikèrato, Plàngon, in seguito ad una relazione clandestina con Moschion, figlio adottivo di Demea, mentre i genitori sono assenti per un viaggio di affari, ha partorito un bambino.

I due giovani sono innamorati e intendono sposarsi, ma per non creare scandalo, decidono, assieme alle donne e ai servi di entrambe le famiglie, di affidare il neonato a Chrysis, la concubina di Demea, che può allattarlo in quanto essa stessa ha partorito pochi giorni prima un bambino, ma che, per legge, è stata costretta a mandarlo in una casa di orfani.

Chrysis spera di ottenere l’affetto di Demea per questo figlio, facendolo passare per suo, onde persuaderlo ad accettare un vincolo coniugale al quale finora è sempre stato refrattario.

La bugia, quando tornano i due vecchi, ha conseguenze inaspettate che provocano un continuo alternarsi della visione della realtà e delle sorti dei personaggi. Alla fine tutti gli equivoci verranno chiariti e il matrimonio, voluto da tutti, porà essere celebrato.

 

Questo spettacolo è un nuovo allestimento della ormai classica messinscena di Mario Prosperi che nel 1979 ne curò la traduzione per conto dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, poi rappresentata nel 1981 e successivamente molte altre volte in una continua sperimentazione di costumi, azioni, letture e ricostruzioni che hanno portato Menandro, il commediografo che narra i sentimenti di fratellanza, rispetto e uguaglianza ad essere conosciuto ed apprezzato anche dai contemporanei.

La regia di Roberto Zorzut vivace, piena di sorprese, ci offre una lettura appassionata e divertita di una commedia giocata su gag, lazzi, canti popolari, danze, battute, sorprese, invenzioni, personaggi comici in un continuo trasformismo con cambi di costume e di maschere.

Già, le maschere. Sono proprio loro l’elemento distintivo, portante e unificante dello spettacolo.

Tratte dai modellini in terracotta custoditi oggi nel Museo Archeologico di Lipari, sono state ricostruite da Emanuele D’Andrea, Roberta Gentili e Roberto Zorzut su quelle dello spettacolo originale e, nonostante la loro fissità, i loro occhi sgranati, le loro bocche dischiuse, hanno un’anima sfaccettata, impertinente, ridicola, guerriera, tenera, sospirante… è tutta bravura degli interpreti, certamente, che infondono vita e personalità alla carpaesta, eppure il solo affacciarsi in scena di una di quelle maschere, dalla finestrella delle scenografie (di Renato Mambor e Roberta Gentili, pezzi unici, superstiti dell’allestimento primario) porta lo spettatore nel mondo dove Atene splendeva come oro.

Nuovi anche i costumi, opera di marinaschi collectif , che riecheggiano la consistenza delle stoffe dei sari indiani, resi in sfumature più mediterranee.

In scena sulle musiche di Marco Abbondanzieri e accompagnati dalle percussioni dal vivo di Cristiano D’Aliesio, Roberto Zorzut (Demea), Bruno Governale (Nikèraton e Moschion) Alessandra Cavallari (Parmenon e vecchia) e Ana Maria Kusch (cuoco, ricciuta e Crisys).

Il valore della commedia sta nell’ineguagliabile capacità di presentare “caratteri”, personaggi di una convincente credibilità psicologica e sentimentale. Un rito teatrale in maschera che conserva tutto il suo fascino.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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