Giuramenti. I corpi scarni e avvolgenti nella parola che va oltre il destino.

immagine per GIuramenti
Giuramenti, Valdoca. Ph. Maurizio Bertoni

Mariangela Gualtieri è per me la poesia che si apre ad un movimento interiore ancor prima che a quello esteriore. “Movimenti di dentro” diceva il foglietto di carta velina azzurro pallido che nel 1992 annunciava lo spettacolo del Teatro della Valdoca Antenata Atto II – Tornare al cuore.

Da allora quella poesia che si lega al Teatro nel momento della creazione del gesto e da esso si slega nel momento della incarnazione della parola è stata un balsamo del cuore.
Viva e amorosa, spezzata, ma solo per trovare l’interezza, lucente.

Con il tempo, con il dolore che accompagna l’esistenza di questo nuovo millennio, anche la poesia che illumina si è tramutata in poesia che scava e nel sotterraneo dell’anima e della parola trova mostri e fiori, notte e erba verde, corpi e arcobaleni.

Come rendere gesto fisico tutto questo? Come interpretare le contraddizioni della contemporaneità, le urla, l’apparire, lo sconcerto, il morire, la rabbia, la necessità?

Giuramenti, il nuovo spettacolo della Valdoca per la regia di Cesare Ronconi, cerca di farlo nella maniera più pura e incontaminata. In uno spazio che si moltiplica in altezza tanto da sembrare sterminato, secondo una disposizione un po’ geometrica e un po’ alchemica che da sempre accompagna la poetica della compagnia, si muovono i corpi: dodici giovani attori che ripetono come un mantra le azioni del training teatrale rendendole una drammaturgia composita e potente grazie alla partitura fisica che ne compone il senso, alla voce che s’incammina dapprima su canzoni, nenie e tiritere ed infine si affranca da ogni esperimento grazie alla parola magica della poesia.

Una parola che Mariangela Gualtieri intende come sacramentale dentro la timbrica del giuramento. Che parla di giovani con la voce di chi ha vent’anni o che li ha avuti e non li dimentica. Una parola che riflette e incide quello che il mondo è, quello che il mondo (non) offre, quello che si disegna, quello per cui si lotta, quello che fa gioire, quello che si impara solo perché lo si ama.
Giuramento, ovvero lingua potente, che s’insedia e va oltre il destino.
E questa parola crea attese e conferme e la rappresentazione dell’immediato vivente.

Non è facile abituarsi ad un teatro così scarno eppure tanto avvolgente.
Sottili, nudi, chiari, i corpi sembrano essere immensi e portare ciascuno una verità che scava nelle parole, che assimila il significato nascosto della poesia. Ma non lo condividono mai con lo spettatore.
Quasi mai. Perché il finale è mirabolante: accoglie tutta la platea e la risucchia dentro un saluto infinito a tutti quelli che sono. Sono su questa terra, o sulla nostra piccolissima terra allungata fra mari; tutti quelli che sono, ma che nessuno davvero conosce o vuole conoscere.
Stranieri e non, vivi e morti. Un “ciao” vi accoglierà.
Lo percepisce questo urlo, il pubblico, e vi partecipa nonostante per tutto il resto dello spettacolo si sia trovato a dover guardare e basta, come se tutto quello che accadeva, la morte, la violenza, il ricordo, la passione, l’amore, la sfida fossero sentimenti e attimi a lui vietati.

Fra i giovani attori c’è già qualcuno pronto per un volo lungo e librato, ci sono talenti che rischiano e scolpiscono, ci sono incantatori della realtà ed è un grande sollievo sapere che esistono.
Avrei voluto che mi prendessero e mi facessero a pezzi con la loro potenza. È successo solo per qualche minuto.

Eppure non smetterò mai di essergli grata.

Giuramenti
di Mariangela Gualtieri
drammaturgia del corpo: Lucia Palladino

con: Arianna Aragno, Elena Bastogi, Silvia Curreli, Elena Griggio, Rossella Guidotti, Lucia Palladino, Alessandro Percuoco, Ondina Quadri, Piero Ramella, Marcus Richter, Gianfranco Scisci, Stefania Ventura

cura e ufficio stampa: Lorella Barlaam
guida al canto: Elena Griggio
costumi: Cristiana Suriani
proiezioni: Ana Shametaj
collaborazione luci: Stefano Cortesi
service audio: Andrea Zanella, Michele Bertoni
costruzioni in legno: Maurizio Bertoni
scultura in ferro: Francesco Bocchini

regia, scene e luci di Cesare Ronconi

produzione Teatro Valdoca con la collaborazione di L’arboreto-Teatro Dimora di Mondaino, Teatro Petrella di Longiano
con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

foto: Maurizio Bertoni

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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