Teatro sull’acqua. Gli intrecci ardimentosi del festival “capovolto”. Intervista con Dacia Maraini

Ed ogni anno il Festival si fa parola e luogo; accoglie spettacoli, incontri, musica, parole, letteratura, voli acrobatici, poesia.Rendere possibile l’inaspettato. È così che si annuncia l’edizione 2017 di Teatro sull’Acqua di Arona, il festival diretto da Dacia Maraini, l’unico esempio italiano di produzioni teatrali sull’acqua capace di trasformare il Lago Maggiore in un palcoscenico liquido, dove il teatro si capovolge.
Qui la graticcia teatrale non è più vincolata alla soletta del teatro ma al fondo del lago con i suoi corpi morti, le catene e le cime a cui ancorare le scenografie, quando le scenografie addirittura non scorrono sullacqua.

Perché è lo stesso riflettersi del pensiero e dello sguardo ad essere poesia,in una città che cela misteri, tesori, magie e un passato da immaginare e ogni volta da rivivere.

Ne parliamo con Dacia Maraini , direttrice artistica di Teatro sull’Acqua che anche quest’anno ha scritto una storia per Arona, che anche quest’anno è messa in scena da Sista Bramini per O Thiasos TeatroNatura

Cominciamo dal Festival. Come è nata l’idea di abbinare l’acqua al teatro, alla parola, alla musica e, soprattutto: l’acqua è qualcosa di più del magnifico scenario in cui si svolge il festival?

L’acqua ha un suo linguaggio e una sua poetica. Abbinare il linguaggio complesso e simbolico del teatro con quello dell’acqua mi sembrava un azzardo, una sfida stimolante. Ma nasce dal fatto che mi sono trovata davanti un bellissimo e immenso lago che sollecita intrecci ardimentosi.

Qual è il coinvolgimento degli autori e delle persone di teatro nella costruzione del Festival? C’è un coinvolgimento personale, un’adesione allo “spirito guida” del progetto?

Il festival di Arona è riuscito miracolosamente a creare molto entusiasmo intorno a sé, è riuscito a coinvolgere tante persone, soprattutto giovani, che si sono sentiti protagonisti di un evento fantasioso e inventivo. Credo che sia merito dell’entusiasmo di Luca Petruzzelli, della sapiente partecipazione di Vanessa Travenzollo, di Valentina e non ultima di Anna Maria Riva che hanno dato tanto alla creazione del festival.

E, invece, cosa l’ha portata a scrivere ogni anno una storia per Arona? Quali, se ce ne sono, i legami, i ricordi, gli intrecci personali che sono entrati nella scelta di scrivere la drammaturgia di storie d’acqua, di terre, di passato e di ambiente naturale?

Mi sono lasciata ispirare dalle bellezze misteriose del lago, dalla storia di questa piccola città, Arona, che ha un passato pieno di eventi drammatici ma anche gioiosi.

Nel testo di La Centaura, lo spettacolo di quest’anno, si incrociano due personaggi del mito e della fiaba, due donne speciali, la narratrice e la storia narrata epoche e persone, eventi storici , martiri, mura ritrovate tutto si misura con la città. La sensazione è che qui ad Arona la sua scrittura sia guidata dal desiderio di tramandare una memoria sfaccettata. È questo il suo fine o c’è anche la voglia di generare un nuovo stupore, facendo incontrare il pubblico con una storia che ne contiene moltissime altre?

Ho sempre avuto una passione per i miti. Anni fa ho tenuto un corso all’università di Zurigo sul letteratura italiana e mito greco. La nostra cultura, i nostri sogni vengono da lì e per quanto inventiamo cose nuove, nessuno ha superato i greci nell’invenzione dei miti che ormai fanno parte, come ha ben detto Freud, del nostro inconscio.

Infine: la Centaura e Alice dove si sono conosciute e cosa le rende compagne di viaggio. È questo incontro a rendere possibile l’inaspettato?

Il mito del centauro mi ha guidato. Osservando alcuni i vasi greci ho scoperto che esistevano anche le centaure femmine, addirittura ho scoperto una centaura che allattava un bambino e mi è sembrata una immagine bellissima e molto sensuale, quasi una madonna cavallina. Da lì sono partita e naturalmente dalle mura antiche della città di Arona che sono state scoperte di recente e che sono una commovente testimonianza del passato.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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