Sguardi Oltre 2.0. Vivere l’evento performativo “dal di dentro”. Intervista con Gloria Sapio

Per il settimo anno, il quartiere nella periferia romana di Settecamini ospita Sguardi Oltre 2.0, la Rassegna multidisciplinare per la cura dell’anima, una festa dell’arte immaginata come un caleidoscopio di accadimenti. Una manifestazione che nasce dall’impegno di impiegare la cultura come strumento di coesione sociale e abbattimento delle barriere fisiche e mentali, attraverso la connessione tra arte e tessuto urbano.

immagine per Gloria Sapio Sguardi Oltre

Settecamini, sette anni e sette giornate, numeri perfetti per un programma in cui, dal mattino alla sera si alternano laboratori multiartistici, concerti, performance di Prosa, Danza, Arte Circense, incontri,  passeggiate storiche archeologiche nei luoghi più suggestivi, readings, concerti.

Sguardi Oltre 2.0 è una narrazione ideale che lega luoghi, artisti e cittadini del quartiere suggerendo il senso dell’esperienza vissuta nel territorio. Il focus sta nell’interazione con la comunità cittadina spettacolarizzandone memoria e futuro, facendo sì che il pubblico diventi parte fondante dell’atto performativo.

Ne parliamo approfonditamente con Gloria Sapio, ideatrice della Rassegna assieme al Direttore Artistico Maurizio Repetto.

Sette edizioni di Sguardi Oltre. Mentre è in corso il settimo anno e alla luce di tutto il lavoro fatto, volete raccontarci il progetto e il suo significato?

Sguardi Oltre nasce al San Camillo/Forlanini, in collaborazione con l’allora DG Prof. Aldo Morrone che credeva fermamente alla necessità di associare alla cura del corpo la “cura dell’anima.”

Abbiamo quindi concepito un format  che attraverso i diversi linguaggi dell’arte potesse abbattere  divisioni,  recinzioni e creare momenti di condivisione. I muri ai quali pensavamo erano sia fisici che metaforici, lo scarto  era tra mondo dei “malati” e quello dei “sani”, tra “dentro” e “fuori”, tra il ritmo normale della vita e quello scandito dalle cure.

La scelta di trasferirci a Settecamini, in un luogo di competenza della ASL e gestito da una cooperativa che impiega  il giardinaggio come pratica terapeutica per persone con esperienza di disagio psico-mentale, ha rafforzato e ampliato questo tema.

Ora pensiamo anche a colmare un vuoto tra periferia e centro città, ma il concept iniziale  si  può declinare all’infinito,  investendo discipline, generi, spazi e ruoli, in particolare quello tra palco e platea: a Sguardi Oltre non esistono divisioni e il pubblico è spesso ingaggiato in prima persona ed invitato a vivere l’evento performativo “dal di dentro”

La scelta degli spettacoli proposti segue l’evoluzione del progetto oppure proponete le produzioni che vi hanno maggiormente colpito nel corso della stagione?

Privilegiamo spettacoli di qualità che abbiano avuto poca visibilità nel palinsesto romano. A questi si aggiungono le performance site specific create con l’aiuto di spettatori che hanno partecipato a laboratori preparatori all’evento.

La dimensione performativa riguarda comunque anche la musica, con la collaborazione della Scuola Anton Rubinstein, una realtà molto attiva a  di Settecamini, la danza, il circo. Abbiamo in residenza l’artista Carolina Farina che svolge una ricerca fotografica, incontri, la presentazione del libro di Simone Pacini “Il teatro sulla via francigena”, un laboratorio per professionisti e persone non danzanti condotto da Loredana Parrella.

Naturalmente un tema lega i vari eventi  che mettono in primo piano l’arte del racconto: dalle Favole Sonore ideate ed eseguite da Sara Matteo all’arte pittorica  affabulata da Caterina Casini in Messico e Nuvole, dal graffiante spaccato sulla terza età di Antonella Questa, Vecchia sarai tu, alle atmosfere sonore di Tales di Andrea Cuduro. Tutta la rassegna è concepita come una lunga narrazione.

Come si è evoluto, come è cambiato il rapporto con la periferia nella quale proponete spettacoli e laboratori?

Settecamini è un territorio difficile, ai margini della capitale, ma è anche un patrimonio di memoria. Conoscerlo è ritrovare un pezzo della nostra storia e, come sempre, le radici di cosa siamo e siamo diventati.

Tutti i romani dovrebbero fare un giro in queste borgate pasoliniane che hanno origini antichissime, come provano i resti archeologici e la Tiburtina antica via romana che attraversa il parco che ospita la manifestazione.

Ospitiamo anche per questo motivo l’iniziativa ideata dalla Cooperativa Ornitorinco che consiste in un tour del quartiere con guida.

E quale è stata la risposta del pubblico in questi anni?

Il pubblico ci ha seguito da subito, un po’ timido all’inizio, magari un po’ diffidente e comunque sorpreso che volessimo davvero radicarci in un posto così remoto e dove non succede mai niente.

La gente non pensa si possa fare qualcosa di bello anche lontano dal centro. Sono abituati a pensare di doversi spostare per “vedere qualcosa”. Invertire questa tendenza non è facile. Ci stiamo provando con la tenacia che ci contraddistingue.

Qual è la cosa più interessante, bella, straordinaria che è successa in questi anni?

Il primo anno abbiamo utilizzato come traccia le  memorie  degli abitanti del quartiere raccolte negli anni’70 da una pionieristica cooperativa formata da nomi del calibro di Anita Raya e Sandro Petraglia.

Lavorare con quel materiale è stato bellissimo. Ne abbiamo ricavato una drammaturgia che è stata recitata nel corso di due serate da me (Gloria Sapio) e da bravissime colleghe come Elena Bucci, Paola Sambo, Lucia Mascino, Selene Gandini, Claudia Salvatore. Molti in platea conoscevano le persone che avevano lasciato quelle testimonianze. E’ stato molto emozionante.

C’è anche un altro fronte sul quale lavorate da molto tempo. Le residenze. Raccontateci come nasce questo progetto.

Sono presidente e direttrice artistica da molti anni di Settimo Cielo, un’associazione che ha sviluppato un progetto culturale ad ampio spettro nella zona della Valle dell’Aniene. Siamo stati Officina Culturale della Regione Lazio e nei passati tre anni Residenza Artistica Nazionale sostenuta da MiBACT e Regione Lazio con sede nel Teatro Comunale di Arsoli, una struttura che gestiamo dal 2014.

È notizia recente che con il progetto Periferie Artistiche – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio, insieme ai nostri partner TWAIN Physical Dance, Vera Stasi e Ondadurto Teatro, abbiamo vinto il bando come unico centro di residenza del territorio regionale.

Quali sono stati i risultati di questi anni di lavoro? Si è creato un rapporto con i fruitori (compagnie, artisti, ma anche pubblico)? È cambiato il rapporto del territorio con il teatro, la sua fruizione, l’educazione, la partecipazione?

Essere diventati Centro di Residenza Regionale è un’importante riconoscimento del nostro lavoro che ci pone in stretta relazione con quanto accade nel resto d’Italia e in Europa. Si tratta di un compito delicato  che impone un’attenta osservazione del contemporaneo.

Noi lo facciamo coerentemente al nostro percorso che è anche quello di compagnia di produzione e di programmazione culturale. Siamo felici di  affrontare questa nuova fase rafforzati dal vincolo che ci  associa ad organismi che come noi, hanno lavorato efficacemente  per lo sviluppo di questa pratica di sostegno alla ricerca nell’ambito dello spettacolo dal vivo.

Riceviamo molte proposte e selezionarle non è facile. Lo facciamo con la massima cura. Alcuni dei progetti già ospitati nel Teatro di Arsoli sono stati presenti con successo in festival e rassegne di altissimo livello, congiungendo  Arsoli e il nostro territorio a ciò che di meglio sta accadendo in Italia e fuori.

Al progetto delle residenze abbiniamo da sempre un lavoro di audience development che ha portato ottimi risultati. Una community di spettatori si è raccolta attorno al piccolo Teatro di Arsoli per seguire le fasi dei progetti ospiti, entrare in contatto con gli artisti e sperimentare in prima persona i diversi linguaggi da loro utilizzati.

Da sempre cerchiamo di diversificare i generi  privilegiando la multidisciplinarietà e l’interdisciplinarietà ospitando, danza, musica, nuovo teatro di figura, nuova drammaturgia, nuovo circo, e progetti che usano contemporaneamente più linguaggi.

Quali sono le ultime novità nel settore delle residenze? Quali i prossimi progetti?

Il progetto è triennale e stiamo al momento raccogliendo proposte per il 2019. Per quanto riguarda il 2018 le residenze sono già partite nei vari territori abbracciati dal Centro (Tuscania, Ladispoli, Arsoli, Vitorchiano, Antrodoco).

Tutte le informazioni, per chi fosse interessato, si possono trovare sulla nostra pagina FB Periferie Artistiche e a breve sul sito. Naturalmente anche gli indirizzi e le modalità pe inviare i progetti.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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