Nave Argo e i teatri indipendenti siciliani. Una lotta per il diritto alla cultura

La situazione del teatro indipendente in Sicilia è drammatica e, forse, anche un po’ kafkiana.

Si riassume molto bene nell’ulteriore provocazione che Fabio Navarra -Presidente e responsabile organizzativo dell’ Associazione Culturale Nave Argo – vorrebbe lanciare dopo la lettera con la quale ha annunciato l’arrested development, lo sviluppo interrotto del Festival Teatri in Città che, quasi con certezza, quest’anno non si farà.

L’idea di Fabio è quella di scusarsi apertamente con tutto l’indotto che, nel corso della vita del Festival, ha avuto il suo guadagno del Festival stesso. Scusarsi con la tipografia, con gli uffici stampa, con i tecnici, scusarsi con i bar, con i ristoranti e con gli alberghi, con le persone delle pulizie e della biglietteria per il mancato guadagno del 2013: il primo in cui Teatro in città non si farà.

Ma cominciamo  con ordine: Nave Argo è una realtà produttiva e rappresentativa indipendente di Caltagirone che negli anni ha trovato una formula molto interessante per promuovere il teatro ed educare lo spettatore unendo nuovo teatro regionale  con teatro contemporaneo di ricerca ed un notevole lavoro dedicato ai ragazzi.
A livello finanziario questo mix di offerte finora ha permesso loro di sostenere anche l’attività legata al teatro di ricerca che, altrimenti  non avrebbe modo di esistere.

Ma di che cifre stiamo parlando?

I finanziamenti istituzionali -ci racconta Navarra- fino all’anno scorso sono stati distribuiti secondo quanto previsto da una Legge Regionale del 1997 che, pur mal funzionando, serviva a finanziare esclusivamente i teatri privati per le attività svolte in diversi ambiti: strutture e costi di gestione, teatro ragazzi, rassegne e festival e acquisto di attrezzature.
Il budget stanziato, di 3 milioni di euro, veniva suddiviso privilegiando in primo luogo le attività stabili, mentre le compagnie indipendenti come Nave Argo potevano contare su finanziamenti che andavano dai 2500 ai 6500 euro.

Nel nostro paese, ancora oggi abituato a spendere centinaia di migliaia di euro per eventi di dubbia qualità, queste cifre   -immagino- facciano sorridere. Eppure non c’è davvero niente da ridere in questo gioco perverso che accomuna tutte le realtà  “indipendenti” della cultura. Di qualsiasi argomento si occupino.

La passione, la voglia di fare e di produrre, la volontà di proporre idee nuove, diverse da quelle massificate e televisive, porta infatti “gli indipendenti” a realizzare le loro utopie ad ogni costo.
Così vengono chiamati a lavorare altri utopisti che, a loro volta, mettono a disposizione degli spettatori la professionalità (il più delle volte acquisita in anni di studio e apprendimento autofinanziato) e la loro creatività a costo zero, al massimo in cambio del rimborso spese perchè, per tutti, l’importante è portare la cultura fra la gente, provocare la richiesta di eventi e sopperire all’assenza endemica di proposte vive da parte degli Enti che a questo sarebbero preposti.
E questa, purtroppo, è un’arma a doppio taglio perchè la cultura dovrebbe far parte dei programmi della politica e non appoggiarsi (o addirittura basarsi) sullo sfruttamento della buona volontà di tutti coloro che credono realmente che questa sia la sola strada per migliorare le cose.

Cose che quest’anno, almeno in Sicilia, sono cambiate davvero in peggio, nonostante la nuova giunta, le speranze riposte nel cambiamento, al netto delle epurazioni che però sembrano essere molto di moda: nell’attuale politica, quando tutto cambia significa che tutto resta davvero immobile.

Quest’anno, infatti, il meccanismo che regolava la Legge Regionale per il Teatro n.25/2007 per il finanziamento ai teatri privati si è inceppato: il bando non è uscito ed al suo posto è stata pubblicata una circolare dell’ Assessorato Regionale del Turismo, Sport e Spettacolo con la quale si manifesta l’intenzione di sostenere la realizzazione di manifestazioni turistiche direttamente promosse dai Comuni siciliani dando priorità alle …iniziative che valorizzino i territori con particolare riferimento ad attività culturali, sportive, rivolte ai giovani...
Questa soluzione, quindi, non assegna il denaro, previa rendicontazione, direttamente alle associazioni ed ai teatri che materialmente portano avanti le attività, ma lascia agli Enti Locali la scelta di decidere se e come programmare o inventare gli eventi, a chi affidarne la realizzazione  e quale cifra investire.

A questo punto è ovvio -ci dice ancora Fabio Navarra- che tutte le compagnie che fino ad ora hanno partecipato al nostro Festival a rimborso spese, perchè avevano fiducia nella nostra gestione, con tutta probabilità non si sentiranno altrettanto interessate ad esserci, sapendo che il loro interlocutore è diventato il Comune.

Un Comune che, oltretutto, non ha un reale rapporto con il territorio, ma ancora crede che basti fare una qualsiasi manifestazione per ottenere un miglioramento al degrado o nella coesione della comunità.

Questa storia dell’arte e della cultura come bacchetta magica capace di modificare situazioni incancrenitesi in anni ed anni di malgoverno o semplicemente di disinteresse o disattenzione è un leitmotiv di tutti coloro che amministrano dei territori. Perchè fondamentalmente c’è un’incapacità (o una mancanza di volontà) di guardare in prospettiva, di comprendere le progettualità e l’importanza di investimenti a lungo termine capaci di accompagnare per mano la gente nella fruizione delle arti spezzando la  logica del panem et circenses e  cominciando a considerare il pubblcio come un’entità senziente e non come un dispensatore automatico di voti che seguono l’umore del momento.
Gli amministratori, invece, hanno l’abitudine di pensare tutt’al più per la durata del loro mandato e questo non può che essere deleterio per chi lavora su territorio.

Con la nostra lettera -dice Navarra-   non pensiamo di poter smuovere qualcosa a Caltagirone  dove finora non c’è stato alcun interessa a cambiare. La precedente amministrazione non si è assunta la responsabilità della gestione della città ed ha dichiarato il dissesto; l’attuale è ugualmente sorda a  tutte le sollecitazione perchè non ha interesse a trovare soluzioni.

Eppure Nave Argo è una di quelle realtà che non fa solo richieste, ma offre soprattutto  soluzioni. Come quella dell’utilizzo degli spazi abbandonati o dell’investimento sui giovani che dovrebbero essere seguiti, nel loro approccio con la cultura, il teatro e l’arte, anche oltre le scuole dell’obbligo.

Il problema sollevato da Nave Argo, ovvero il rischio che questa nuova circolare penalizzi le iniziative già radicate nei territori e promosse con dedizione e professionalità dagli operatori teatrali siciliani, facendo tabula rasa  di tutte le iniziative annuali o stagionali.

Non riesco a capire come possano mantenersi le compagnie che puntano esclusivamente sul teatro contemporaneo e per avere un sostegno -racconta Fabio Navarra- abbiamo creato la rete Latitudini trenta gruppi del territorio regionale che si scambiano idee, progetti, circuiti e buone pratiche di resistenza. Perchè anche altri Festival come Teatri di Pietra, Ortigia Festival di Siracusa, il Festival del 900 a Palermo, etc. si trovano nella stessa situazione.

Il progetto “virtuoso” celato nella circolare sui fondi alla cultura della nuova giunta regionale siciliana, mirava, probabilmente a mettere un freno allo sperpero di tantissimi fondi, come ad esempio quelli previsti dalla famigerata Tabella H, il calderone attraverso il quale i governatori della Regione avevano modo di finanziare in maniera indiscriminata Associazioni ed Enti improbabili: un centinaio di realtà di cui solo dieci di valore, Enti dei quali non c’è traccia neanche sul web, che nessuno sa cosa facciano, ma che magari venivano beneficiati con finanziamenti a cinque zeri.

Noi -conclude il Presidente di Nave Argo- preferiamo trovare altre soluzioni, come ad esempio unire le sponsorizzazioni al pubblico pagante, oppure investire sul teatro per ragazzi in modo che questi non vengano abbandonati al momento del loro ingresso alle scuole superiori, perchè  diventa poi molto difficile entrare in contatto, suggerire percorsi culturali alla fascia dei ragazzi che frequentano le scuole superiori. E invece il lavoro deve essere fatto dentro le scuole, nelle scuole bisogna dare la possibilità di conoscere le offerte artistiche della città.
Solo in questo modo la richiesta di cultura   potrà prima o po sconfiggere il vuoto pressochè assoluto dell’offerta culturale.

E proprio per tener fede a questa vocazione per il teatro destinato ai ragazzi, Nave Argo conferma lo svolgimento di “Teatrinfiniti”, la rassegna di teatro ragazzi sotto gli alberi,  nonostante le difficoltà contingenti del momento, zero contributo dalle Istituzioni, nessuna liquidazione delle somme assegnate dal Comune di Caltagirone e dalla Regione Siciliana per l’edizione 2012 della Rassegna, le stesse che hanno obbligato  la compagnia ad annullare “Teatri in Città 2013″ .

L’affetto e il sostegno del pubblico, unito alla solidarietà delle compagnie che condividono questo percorso artistico  hanno convinto gli organizzatori ad allestire comunque un mini-programma con svolgimento dal 5 al 7 luglio presso la sua sede storica, parco comunale di Villa Patti. L’esserci ancora, con gli spettacoli e la progettualità, è un preciso segnale rivolto alla Città e alle Istituzioni affinché, in questo momento di grave crisi, non si disperdano quelle sane occasioni di aggregazione culturale e sociale che hanno nei bambini e nei giovani i principali destinatari.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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