Autori Expo, una vetrina per far volare la drammaturgia contemporanea. Intervista a Maria Letizia Compatangelo

immagine per Maria Letizia Compatangelo

Autori Expo, ideato e fortemente voluto dal Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea, in collaborazione conWake Up e WelcomeTheatre, è la prima vetrina digitale che non solo porta dentro di sé informazioni, testi e biografie, ma si propone anche come un archivio e come un luogo di dialogo che ogni autore può gestire in totale libertà.

Vuole agevolare la ricerca di informazioni relative agli autori teatrali, data la mancanza di un archivio nazionale accessibile che raccolga tutte le informazioni riguardanti un autore, ma è anche uno strumento in grado di agire in sinergia con le altre library attualmente esistenti e i vari canali social.

Attraverso le più innovative tecniche digitali, Autori Expo è in grado di creare un vero e proprio ecosistema al centro del quale vi è l’autore.

Un sito che genera siti è il pay off della nuova piattaforma completamente gratuita e aperta a tutti gli autori. Ogni autore può dunque aprire una sua pagina web, dove pubblicare testi, locandine, biografia e notizie varie in modo da diffondere e veicolare notizie e immagini.

Autori Expo è realizzato grazie alla collaborazione del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea con Wake Up e WelcomeTheatre e viene diffuso sfruttando le migliori tecniche del digital marketing; tutte le informazioni riguardanti l’autore sono integrate con i servizi digitali di WelcomeTheatre per ottenere, in questo modo la migliore visibilità sul Web.

Ma a quale necessità risponde questo sito? Ne parliamo con Maria Letizia Compatangelo, Presidente del CENDIC e ideatrice del progetto.

Ci racconti del progetto Autori Expo. Come nasce? A quale bisogno o assenza risponde? Rappresenta la realizzazione di un sogno?

No, non è la realizzazione di un sogno perché nel CENDIC cerchiamo di essere molto concreti e di realizzare i nostri scopi statutari, che si possono riassumere nell’esigenza – ormai avvertita in tutte le categorie del teatro – di una Istituzione pubblica che svolga in modo strutturato il lavoro che il CENDIC, come associazione di autori, svolge a titolo volontario da sette anni: promozione della drammaturgia italiana in Italia e all’estero; formazione del pubblico e degli autori; garantire pari opportunità a tutti i drammaturghi. Il talento è personale, ma  molti talenti non possono emergere perché mancano le opportunità e le condizioni di partenza uguali per tutti. Autori Expo risponde all’esigenza di ogni autore di farsi “trovare” e di farsi leggere: è una vetrina digitale inserita in un “ecosistema digitale” che dovrebbe permettere la sua facile individuazione a chiunque – attore, produttore, regista, distributore –  sia a  vario titolo interessato alla drammaturgia italiana contemporanea.

Esistono già dei siti nei quali i drammaturghi possono inserire e rendere pubblici i propri testi. In cosa si differenzia Autori Expo?

Nel fatto di poter essere autogestita dagli autori, presentando quindi una estrema varietà di approcci alla materia, in modo da incuriosire i visitatori. Esiste una home page in cui scorrono i nomi – e i volti – degli autori ogni volta che questi inseriscono nuovi contenuti. Una sorta di sistema premiale per stimolare gli autori ad essere più attivi, che contribuisce a rendere sempre varia e diversa questa “vetrina”. Vorrei inoltre sottolineare che il CENDIC è nato per unire e creare sinegie, sicché anche i siti e le library già esistenti – molti dei quali sono nostri partner sin dalla nascita del Cendic – possono essere inserite in questo “ecosistema digitale” e trarne vantaggi di visibilità: basta che l’autore indichi il link all’archvio dove sono già presenti i propri testi. Esattamente come mette il link di un’intervista o di un video su YouTube.

Il teatro contemporaneo appare sempre più centrato sui contenuti che sulla messa in scena, questa tendenza dovrebbe significare che c’è bisogno di drammaturgie attuali. Qual è, dunque, l’energia della drammaturgia contemporanea? Quali sono le urgenze narrative? Cosa richiede il Teatro allo scrittore?

Per rispondere a queste tre domande ci vorrebbe un trattato. Possiamo esaminare la questione sotto l’aspetto della storia del teatro, oppure sociologico, o economico… In sintesi, posso dire solo che il teatro è sempre stato il racconto della società nella quale vive e si attua. È talmente ovvio e risaputo che ogni volta mi meraviglio di dovermi trovare a ripeterlo. Se il nostro teatro di parola è stato lentamente trasformato in un museo ciò non ha niente a che fare con la natura del teatro e nemmeno con la sua storia o con la capacità dei drammaturghi italiani, ma solo con motivazioni produttive, ignoranza  e incapacità di fare scelte. Mentre la rivoluzione del teatro di regia terminava la propria parabola, in Italia ci si è ripiegati sul passato e sui classici … auspicando il ritorno del grande Attore.

La drammaturgia italiana contemporanea è stata scientemente imbavagliata per molti anni – l’opposto di ciò che è avvenuto in altri Paesi, dei quali continuiamo ad essere entusiasti importatori -, così la sua energia è esplosa da un’altra parte, più indipendente dai lacci del sistema produttivo, verso il versante cosiddetto “performativo”. Ora la drammaturgia italiana ha ripreso fiato e vita, ma queste due anime devono riunirsi, a mio parere, e allora sì che potranno offrire risultati importanti, emozionanti e rispondenti alla necessità di raccontarsi della società attuale… molto di più di quanto possano fare e già facciano oggi, ognuna per conto proprio.

Cosa cambierà Autori Expo nel rapporto fra drammaturgo e utilizzatore dei testi?

Credo che potrà aggiungere una nuova possibilità di “dialogo”, perché ogni autore, in questa autogestione, ha un notevole margine di libertà per proporsi in modo originale all’eventuale committente.

Può la tecnologia essere utile al Teatro? E come può instaurarsi questo scambio, questo supporto?

La risposta è ovviamente sì. Basta usarla e non diventarne succubi. Il Teatro rimane l’hic et nunc, ma la tecnologia può contribuire ad arricchire quel sistema complesso di segni che è lo spettacolo, senza svilire o mutare la sua natura. Pensate a tutta la ricerca di Carmelo Bene sulla Phonè. E la scenografia virtuale? Gli ologrammi? L’uso delle luci? Certo che può essere utile! Sotto ogni aspetto, dal più semplice al più complesso. E a proposito del più semplice, chiudo con un aneddoto personale: nell’epoca della preistoria dei personal computer, nel 1988, non avrei mai potuto vincere il mio primo Premio IDI con il testo Trasformazioni, che mi ero decisa a scrivere un po’ tardi… se mio fratello non avesse  comprato un computer e non mi avesse insegnato ad usarlo. Mi fece risparmiare giorni e giorni di tempo. Solo con quel nuovo sistema, infatti, potei “battere a macchina” il manoscritto e soprattutto inserirvi in tempo record tutte le varie correzioni e varianti – evitandomi l’estenuante “forbici e colla” e bianchetto –  e riuscii a consegnarlo il giorno della scadenza del bando!

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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