Cappella Neapolitana ripropone la brillante commedia per musica del barocco napoletano

Castel S. Angelo, interno, sera. Fa caldo. I ventagli si aprono e battono  l’aria, dalle finestre spalancate la Cupola di S. Pietro quasi entra nella Sala della Biblioteca dal soffitto affrescato.

Sta per iniziare, nell’ambito del progetto Art City 2018Napoli! L’età d’oro della Commedia per Musica napoletana con i musicisti di Cappella Neapolitana diretti da Antonio Florio, un concerto raro e perfetto, soave e impertinente, nel quale la musica costruisce il racconto – come solo le note del barocco sanno fare – e, nell’alternarsi di ari e sonate, offre allo spettatore la possibilità di immaginare le infinite variabili delle brillanti  storie narrate.

È la commedeja pe museca, un tipo di teatro comico in musica molto famoso a Napoli tra Sei e Settecento. Proveniva dalla  Commedia dell’arte e di questa ha mantenuto lazzi, gesti, posture, canovacci.

I temi sono sempre appassionati, satirici o ironici; ci sono intrecci amorosi, gelosie, fraintendimenti, scambi d’identità, ordine sociale che si scompone per poi ricomporsi nei giusti ruoli.

Un susseguirsi di luci e ombre armoniche che ci è stato riportato in tutta la sua movimentata piacevolezza dall’orchestra (composta per l’occasione da Alessandro Ciccolini e Marco Piantoni -violini-, Rosario di Meglio -viola-, Alberto Guerrero -violoncello-, Giorgio Sanvito -contrabbasso-, Patrizia Varone -clavicembalo-, Franco Pavan e Pierluigi Ciapparelli -tiorba e arcilliuto-), ma soprattutto dall’energia potente di Pino De Vittorio attore-cantante che ha interpretato questo repertorio antico dove spiccano arie come Quanno lo pesce è vivo di Giuseppe de Majo scritta nel 1725 o la famosa Vurria addeventare di Leonardo Vinci (1722) o la straordinaria Aria di Pulcinella di Giovanni Paisiello.

Alternando comicità e tristezza, ironia e travestimenti, De Vittorio cambia personaggio ad ogni nuova aria: con un ventaglio, un anello, uno scialle o una camicia dai sontuosi ricami si trasforma nei personaggi caratteristici dei drammi buffi napoletani. Sottile e tagliente, si muove sulla pedana insinuandosi tra i musicisti, dialogando col pubblico, ricreando le figure della Commedia dell’Arte con la sola postura fisica, improvvisando, caratterizzando, regalando sorrisi e languidezze.

Il fascino di un’affabulazione antica basata su personaggi che sono rimasti nell’immaginario collettivo e che nella notte di Castel S. Angelo sono stati fatti rivivere grazie alla sinergia fra l’azione, il canto e la musica, a tratti ispirata.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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