La parola al teatro #18. Mare. Francesca Pica racconta le Isole Eolie portandoci nel sogno

immagine per Francesca Pica
foto di Antonio Caporaso e Jacopo Naddeo

C’è tanto mare su questo palcoscenico. Mare sopra e mare sotto. Mare dentro. Mare fra.

Fra le mani, fra le gambe, fra i pensieri. E poi isole e barche e reti troppo grandi per essere tirate da due sole braccia e poi sogni e picciriddi ancora non nati, in una Sicilia arcaica e presente, fatta di un dialogo fra donne reali e donne di leggenda. Donne di mare.

 

Francesca Pica porta in scena Mare, uno spettacolo scritto e interpretato da lei stessa, con la supervisione di Elena Bucci.

Per farci scoprire queste “storie vere di fatti straordinari, successi realmente, documentati. Forse dimenticati” ha intrapreso una lunga ed accurata scrittura. Ha elaborato storie, leggende, modi di dire, gesti di lavoro e di dialogo, argomenti, canzoni, fatti e li ha intessuti fra loro attingendo e confrontandosi con due testi guida: Donne di mare e La danza delle streghe di Macrina Marilena Maffei, antropologa appassionata delle storie del mare, che ha trascorso moltissimi anni a Lipari, Ginostra e nelle altre Isole, dette le sette sorelle, realizzando una ricerca etnografica unica, che ha portato, fra l’altro all’attribuzione del cavalierato per le pescatrici delle Eolie.

Succede tutto in due sogni che si riversano l’uno nell’altro. Una donna sogna di trovare sulla spiaggia di un’isola un’altra donna che sta partorendo. Anche questa donna sta sognando: si stanno sognando a vicenda. Nel sogno si parlano.

È il sogno della pescatrice che racconta la sua vita che si costruisce giorno dopo notte in un durissimo lavoro che non si ferma mai, fatto di campi al mattino e di reti da tirare a riva di notte. Fatto di viaggi per vendere il pesce e di ricordi d’infanzia. Fatto di storie che sembrano realtà e realtà che hanno la forza della leggenda.

Francesca Pica le illustra con tante voci e con piccoli gesti, con un ritmo che riporta le onde, una dopo l’altra svelando e ricoprendo e di nuovo ritraendosi.

Ci sono miriadi di personaggi, vivi e guizzanti come i pesci che sono stati il suo primo giocattolo e ancora adesso la sua gioia; ci sono le streghe, o meglio, le majare, che impauriscono ma sanno anche liberare e librarsi. E sono donne. Donne del paese. Donne che, grazie ad un magico unguento (come racconta la tradizione, spesso fatto con aconito e giusquiamo) riescono a volare.

La pescatrice, stanca e sola nelle notti si lascia trasportare in questo volo. È sempre il sogno? O questa volta è vero che oltre i campanili e le montagne anche lei riesce a vedere il resto del mondo? È sogno oppure è vero che torna a terra perché la barca è tornata carica e lei deve tirarla quella maledetta rete? E che ne sarà di quel picciriddo che sta nascendo, ma non grida?

Un monologo complesso e capace di sospendere lo spettatore. Tecnicamente con qualche mancanza da affrontare, ma a chi importano, poi, i vuoti tecnici quando la storia è avvincente e recitata con passione?

Siamo affamati di quelle storie, di quei racconti che nessuno ci narra più ed ogni occasione di ascolto è fonte di vita nuova. Che Francesca Pica con Mare ci regala con dovizia.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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