Funzilla Fest. L’arte e la visionarietà delle fanzine fotografiche autoprodotte. Intervista con Paolo Cardinali

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FunzillaRome Photozine Festival è diventato un appuntamento immancabile per tutti gli amanti della fotografia e dell’editoria fotografica. Un successo straordinario che si replica anno dopo anno, un appuntamento di tre giorni  interamente dedicato alle edizioni fotografiche indipendenti.

Quest’anno, alla Casa della Cultura di Villa De Sanctis a Torpignattara sono stati presenti più di 60 espositori italiani ed esteri, per un numero di fanzine superiore alle 140. E con infinite idee creative non soltanto nella visione e nel taglio fotografico, ma anche nei diversi “impacchettamenti” editoriali, rigorosamente artigianali che vengono pensati per l’occasione.

Da qualche tempo, infatti, l’editoria fotografica ha trovato nuova vita in questi progetti indipendenti e nelle autoproduzioni che rendono l’ambiente culturale moltoattuale e particolarmente fertile.

Funzilla Fest si concentra sulla particolarità delle fanzine fotografiche declinate, oltre che attraverso la mostra, anche con dibattiti, incontri, workshop e presentazioni editoriali.
Ne parliamo con Paolo Cardinali fotografo e organizzatore (assieme al collettivo dalle grandi visioni e competenze) del festival.

Come nasce Funzilla? Da che esigenza, con quale progetto, con quale idea di condivisione?

Funzilla nasce tre anni fa da un’idea di Monkeyphoto e Fugazine, due etichette romane dedite alla produzione di fanzine fotografiche. Il progetto era quello di creare un festival, o meglio una festa, in cui poter condividere con altri ‘zine maker pratiche ed esperienze di micro editoria ed offrire agli appassionati di fotografia un’occasione per avvicinare un tipo di produzioni – le photozine – spesso di difficile reperibilità.
Quell’idea originaria e quel progetto oggi sono il Funzilla Fest, un festival di tre giorni  realizzato tramite l’impegno di un collettivo mosso unicamente dalla passione per la fotografia e per le autoproduzioni.

Cosa è una photozine? Nasce da una fotografia, ma si trasforma… È editoria, ma non ne segue le leggi… Qual è il suo spirito? Qual è la sua poetica?

In effetti, per definire cosa sia una fanzine, bisognerebbe partire dal “suo spirito” , o dall’attitudine con cui la si produce. Una fanzine, come suggerisce il nome, è una pubblicazione fatta da un ‘appassionato’ (fan) per una platea di ‘appassionati’.  Questa caratteristica è la più rilevante. Una fanzine è, di base, un oggetto svincolato da regole di mercato, che nasce all’interno e a favore di una “comunità”.
Poi, dal punto di vista formale, una “photozine” è una piccola pubblicazione cartacea; ha un numero di pagine ridotto rispetto al fotolibro e una tiratura limitata. Si tratta di produzioni self-publishing, quindi progettate e stampate direttamente dal fotografo/fotografa o da piccole etichette indipendenti.
Le fanzine fotografiche vengono distribuite direttamente (tramite il sito dell’autore/etichetta, alle presentazioni, porta a porta) e sono vendute a un prezzo ridotto, tipicamente tra gli 8 e i 15 euro.
Lo spirito che anima la produzione di questo tipo di pubblicazioni è puramente passionale.

Come si intraprende questo percorso creativo?

Il percorso creativo che porta un autore a produrre una fanzine è del tutto personale.  Di base ci deve essere il desiderio di avere il proprio progetto in forma tangibile tra le mani. Per il resto, come nella pratica comune del DIY, curiosità, inventiva e un certo spirito di improvvisazione sono gli “strumenti di lavoro” più utili per creare una fanzine interessante.

Quanto una photozine è arte e quanto è artigianato?

Difficile fare distinzioni in tal senso. Senza dubbio l’esperienza dell’autoproduzione si contraddistingue per la completa libertà di attuazione e, da questo punto di vista, facilità la creazione di edizioni atipiche, svincolate da regole di mercato o ‘mode’ del momento.
Esiste quindi una grande varietà di proposte. Una bella fanzine dovrebbe essere un cocktail di contenuto, inventiva artistica e qualità artigianale dell’oggetto.

Come si partecipa al Festival? E quante adesioni avete avuto nel corso di questi tre anni?

Per partecipare al Funzilla si deve avere solo una prerogativa: aver prodotto una fanzine fotografica!
Ogni anno apriamo un bando di partecipazione qualche mese prima del festival a cui tutti possono accedere;  fin dalla prima edizione abbiamo avuto una grande risposta tanto da stupirci noi in primis. Ci siamo ritrovati già dal primo anno con centinaia di titoli in esposizione fino a superare i 140 titoli di quest’anno.

Da dove arrivano i partecipanti? Ci sono delle comunità particolarmente interessate al progetto?

Dal punto di vista geografico la partecipazione al Funzilla Fest è composta in maggioranza da autori italiani. Una percentuale minore di proposte arriva dall’estero, con una buona rappresentanza di Francia e Spagna.
In questo momento credo sia interessante evidenziare la scena romana che si distingue per avere ben 4 piccole etichette che fungono da veri e propri editori proponendo uscite aperiodiche ma abbastanza regolari, oltre a Fugazine e Monkeyphoto sono nate infatti Nostalghia Press di Marco Soellner e BiZed Photozines di Matias Biglieri e Michela Zedda.

Nel corso di questi anni hai notato dei cambiamenti? Ad esempio, è aumentata la produzione delle photozine?  Ci sono particolari forme di innovazione?

Il ‘fenomeno’ photozine è sicuramente in crescita. Aumentano gli autori che decidono di produrre in self publishing una fanzine dei loro lavori e questo trend è confermato dal costante aumento di partecipanti attivi al nostro festival.
Dal punto di vista dell’innovazione, invece, credo ci sia ancora una spazio enorme da esplorare; sia in termini di linguaggio che in termini formali. Auspico, ad esempio, una maggiore contaminazione tra fotografia e altre pratiche – come l’illustrazione o il  disegno – e un ulteriore scatto di fantasia in termini di materiali, formati, legature.

Che tipo di generazione si ingaggia nella realizzazione di questi prodotti? L’età dei partecipanti è trasversale, si è modificata nel corso del tempo?

Come sempre nella storia del DIY, il seme dell’autoproduzione sboccia in giovane età o non sboccia mai. Quando sboccia, però, è un sempreverde che ti accompagna anche nell’età matura.

Qual è la risposta del pubblico?

Al Funzilla il rapporto tra festival e “pubblico” è profondamente diverso da quello che si instaura in un tradizionale festival di fotografia. Funzilla è di fatto un mercato di produzioni fotografiche, il visitatore viene per sfogliare, curiosare ma soprattutto per acquistare le fanzine che gli piacciono. Il tutto in un clima informale e di interazione diretta con l’autore o il produttore della zine. Ci sembra che questo mix e il fatto di essere un format davvero poco ingessato sia molto gradito ai visitatori.
Tra l’altro chi si diverte più di tutti sono gli espositori !!

Puoi farci un bilancio dell’edizione di quest’anno? Quale evoluzione prevedete?

L’edizione di quest’anno è andata molto bene. È sempre una sfida proporre un appuntamento del genere – ed in fondo di nicchia – distribuito su tre giorni, dal venerdì alla domenica. Malgrado questo c’è stata una partecipazione molto alta e le aspettative degli espositori credo siano state soddisfatte.
Per ora ci riposiamo. Inizieremo a pensare in termini di evoluzione, ma mi piace più dire di cambiamento, fra qualche mese.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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