Alieni nati. La celebrazione di quarant’anni senza manicomi fra luce, buio e poesia.

immagine per Alieni Nati
Alessandra Cristiani - Langelo

Quest’anno di anniversari se ne celebrano diversi. Il numero 8 finale sembra aver segnato i tempi, inclinato gli astri, movimentato gli assi terrestri, la politica, la cultura.
1968, 1978… tanto per citare alcune delle ricorrenze che s’intrecciano in questo 2018 così in bilico su un futuro assente e un presente insopportabile.

Il mese di maggio del 1978, ad esempio, portò un grande sconvolgimento sociale e culturale: dopo anni di sperimentazioni fatte prima negli ospedali psichiatrici di Gorizia e Trieste per trovare un diverso modo di trattare il malato psichiatrico  (laboratori d’arte, cooperative di lavoro retribuito per i ricoverati, etc.) giungeva il tempo per un’azione unica in Europa: la chiusura degli ospedali psichiatrici e la loro riconversione in luoghi di cultura ed arte. Mai, comunque, di nuovo destinati alla cura delle malattie mentali.

E il manicomio di Roma, il Santa Maria della Pietà, la più grande struttura europea per la contenzione dei malati psichiatrici, ma anche il luogo dove sparivano i poveri, gli orfani, le persone senza casa, i ribelli, le donne, insomma tutti coloro che venivano considerati “impresentabili”, non esisteva più.

Solo 22 anni dopo, però, si giunse ad una vera e propria operatività della legge Basaglia: il Santa Maria della Pietà fu svuotato dei suoi abitanti e alcuni dei padiglioni furono adibiti ad altro.
Il Padiglione 31, dove aveva sede la lavanderia dell’ospedale con le sue gigantesche lavatrici e uno stenditoio al piano superiore divenne subito il luogo dove si incontravano artisti di ogni genere. Ma sempre da clandestini.

Fino a quando, 14 anni fa, il Padiglione 31 fu occupato e nacque la Ex Lavanderia l’Associazione che, nel corso degli anni, ha creato innumerevoli progetti ed eventi culturali, che ha risistemato il Parco, ma che – nonostante il grande lavoro e le promesse – ancora oggi è minacciata di sgombero.

In questo limbo, mentre ovunque si celebrano i 40 anni della legge che ha abolito i manicomi in Italia, la Ex Lavanderia si è proposta come lo spazio più logico per parlare di questa ricorrenza e lo ha fatto con le Giornate Basagliane durante le quali musica, teatro, cinema, letteratura e politica hanno raccontato questi quaranta anni così difficili da concretizzare.

Alieni Nati è stato il progetto più innovativo di queste Giornate, quello che ha saputo raccontare una storia quasi in soggettiva, facendo in modo che il pubblico guardasse con gli occhi dei ricoverati di un tempo. La frammentazione, l’indipendenza di ogni performance, nella loro semplicissima drammaturgia riportavano alla forzata indipendenza della segregazione.

Essere soli e alieni, replicare i propri comportamenti all’infinito, obbedire, voler volare. E poco più. Questa la vita del recluso, queste le storie raccontate dagli ideatori di questo percorso teatrale collettivo: Fabrizio Crisafulli, Alessandra Cristiani, Simona Lisi, Federica Luzzi, Marcello Sambati, Naoya Takahara Alberto Paolini, ricoverato al S. Maria della Pietà per oltre 40 anni, poeta.

Le azioni, racchiuse nello spazio odoroso di mentuccia del giardino e scoperte solo grazie al punteggiare di torce che ne scolpivano i contorni sfrangiati, erano caratterizzate dal buio, dall’oscurità, dall’impaccio dei movimenti, dalla negazione, dalla destabilizzazione. Fra queste il suono roteante degli Acchiappaspiriti ideati da Naoya Takahara sapeva di incanto e di sicuro ha invitato alla danza qualcuno degli spiriti puri che abitano fra gli alberi e il prato.

Alla luce, invece, s’è mostrato Alberto Paolini, ex ricoverato ultraottantenne, che fa della poesia in rima e della sua esperienza un lasciapassare per il sorriso. Un sorriso complice, pronto a trasformarsi, chissà quando, chissà come nella risata che li seppellirà. Tutti quelli che sanno fare male. è stato mostrato il dolore, la rarefazione, la tensione, il distacco.

Dopo di lui la luce in cui si muove Alessandra Cristiani, Langelo silenzioso sulla frontiera del corpo che distorce in canoni drammatici, lo recupera in equilibri quasi impossibili, mentre si spoglia delle ali, delle piume, dell’essenza.

Al piano superiore, contro il nero delle pareti, Fabrizio Crisafulli ha creato una luce antica, quella del cinematografo dei lampi di luce, delle pellicole perforate, del fascio polveroso che, prima di tradursi in immagine, si scontra, rivela, esalta una bianca costellazione di conchiglie intessute da Federica Luzzi. In questo ricordare, in questo fluttuare, in questo farsi spazio ecco la proiezione di una danza senza fine, anche questa su un prato, come quando attendevamo di acchiappare gli spiriti puri, ma questa volta in bianco e nero mentre la voce di Alberto Paolini racconta delle giornate recluse, di chi guarda il matto da fuori i cancelli e di chi sta dentro.

Sottile è il confine, tanto che a volte tutta la vita sembra essere il contrario.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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