La parola al teatro #17. Circus Dark Queen. Cleopatra, o dell’evocazione della memoria teatrale

immagine per Circus Dark Queen
Circus Dark Queen. Francesca Borromeo

C’è sempre un titolo seducente a fare da guida verso il mondo onirico di Stefano Napoli, questa volta è Circus Dark Queen, un racconto evocativo per Cleopatra, parte de progetto Dark Queen assieme a Beauty Dark Queen, dedicato a Elena di Troia.
Seducente, evocativo. Ma anche non comune e portatore di una memoria teatrale che si è persa nel passare delle generazioni.

Ho conosciuto Stafano Napoli proprio al tempo dei suoi primi spettacoli. Scoprivamo l’artigianalità del teatro, affascinati – tutti – dal racconto decadente che permeava una certa ricerca degli anni Ottanta. Flirtavamo con Genet, con i miti classici, con i rivoluzionari della danza, con le storie romantiche e con la follia.

Queste passioni conducevano a spettacoli scarni e al contempo barocchi, che si opponevano al teatro classico e fiorivano in una bellezza senza pari fatta di musiche, simboli, scarti, trouvailles, emarginati, sadici e immaginari dirompenti, tutto sempre fra lustrini, piume e paillettes.

L’evoluzione ha portato al dissolvimento di questa memoria. Nelle rappresentazioni di oggi anche la provocazione (quando c’è) non esce mai dallo schema del riconoscibile, non sonda quasi mai i mondi degli altri, degli invisibili. Il sottobosco raramente ha sfaccettature psicologiche o tratta di vissuti di anime oscure.

Stefano Napoli non ha mai smesso di farlo. Il segno registico non si è mai interrotto, i suoi spettacoli continuano ad officiare celebrazioni, senza curarsi dell’innovazione, parola magica del ventunesimo secolo. E in questo modo, la scelta di porgere anche ai più giovani una visione sconosciuta del Teatro, diventa la sua, particolare, innovatività.

Lo spettacolo ci racconta la storia della regina d’Egitto che tanti artisti ha ispirato, in frammenti, scene, forse quadri viventi. Poche parole e quasi tutte prese da Shakespeare, il resto sono colori, oggetti antichi, abiti scintillanti, ma sgualciti, musica, azioni e fermo azioni che si svolgono in un circo di periferia, dove ogni personaggio non è mai quello che sembra; dove la passione può esistere solo se cupa, sofferta, mortale. Dove ci si veste e ci si trucca in scena per far vedere, ancora una volta quanto la finzione sia più vera della realtà.

Teatro nel teatro si potrebbe dire.

Cleopatra ricorda le marionette che, per una magia segreta, insorgono contro i loro aguzzini; Antonio non abbandona mai la sua allure militare, anche quando sembra intenerirsi per amore. E poi c’è il Domatore che sembra tirare i fili di tutti, ma che non riuscirà mai a raggiungere la crudeltà di uno Zampanò. E la sua assistente che, invece, non mostra mai un cedimento ed è presente comeun angelo sterminatore.

Sono interpretati da Francesca Borromeo, Paolo Di Caprio, Luigi Paolo Patano e Simona Palmiero con un’espressività che passa dal drammatico all’ironico, dall’appassionato al sovversivo con fluidità

Nel disorientamento temporale che può produrre questo spettacolo, ho ritrovato amabili fili interrotti, gli stessi che possono costruire una visione della più profonda realtà.

+ ARTICOLI

Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.