W.A.R. – We Are Refused. La poetica della memoria e della distruzione

Il passo trascinato dal fondo della platea, uno zaino militare che sembra pesare quanto tutta una guerra e una maschera di vecchio che amplifica e distorce la voce come quelle degli attori delle tragedie greche.
Così si presenta Ulisse, un reduce che racconta di tutti gli orrori che ha potuto vedere nella guerra senza fine.
Ma, lungo il discorso, Ulisse toglie la maschera e quella specie di eskimo che lo infagotta e dal bozzolo antico esce fuori un giovane ricercatore contemporaneo che ha inventato Elena, una bomba, forse atomica, sicuramente distruttrice, prima che la guerra e la vita lo portassero altrove.
È questo l’incipit di W.A.R. – We Are Refused, spettacolo creato su un testo poetico che Chiara Alivernini ha scritto nel corso degli anni, assemblando insieme monologhi, immaginari, dolori e sogni adolescenziali, accurate letture dei testi antichi, paure ed una visione politica del mondo che non dà molto spazio alla possibilità.

Da questo materiale forte Mary Ferrara, che ne ha curato l’adattamento e la regia, ha tratto una drammaturgia ricca di azioni e interazioni che costruiscono una storia che si svolge in un presente distopico, in un laboratorio dove Castore e Polluce (qui maschio e femmina) scrivono e riscrivono la formula della bomba divina inventata da Ulisse.
E se uno di loro si domanda quanta giustizia possa esserci nel distruggere il mondo, l’altra ha come obiettivo il solo raggiungimento di un’opera, quasi d’arte: l’arma perfetta.
Senza mostrare alcun interesse di scoprire ciò che provocherà, che sicuramente non sarà una vita normale fatta di moglie, cane e pollo con le patate per il pranzo della domenica.

Oltre questo ci sono gli altri, complici o innocenti della distruzione; Ulisse che punteggia di parole e memorie l’inarrestabile avanzare del progetto e Cassandra, ebbra della maledizione di “colei che sa”, che ritrova spiragli di anima laddove sembra non esserci più spazio per alcun sentimento.
E poi la soluzione unica, l’Amore, certo, ma riusciranno a ri-conoscerlo prima che tutto venga distrutto per sempre?

L’intreccio fra il mito e il presente costringe il pubblico a interagire con un testo complesso e, a tratti, inquietante. Aiuta a comprendere, dà un senso profondo, mitologico agli eventi aridi e terribili della distruzione. Scatena l’inconscio collettivo e lo pone a confronto con tutti gli orrori del mondo: dà profondità alla banalità del male.
È vero che Ulisse ha fallito nel suo viaggio? È vero che il mito racconta l’uomo e la sua necessità di distruzione? Le interpretazioni sono aperte.

E gli attori, tutti ottimi, le moltiplicano grazie alla diversificazione del loro agire o del loro interloquire. Ognuno cesella una postura, una traiettoria, una vocalità diverse, ognuno contribuisce a costruire la molteplicità delle possibilità della vita, ognuno mette in scena il suo vivere la curiosità nel mondo.

Andrea Famà (Ulisse), Daniel De Rossi (Achille), Silvia Magazzù (Cassandra), Matteo Maria Dragoni (Pat), Virginia Menendez (Polluce), Martina Milani (Briseide), Stefano Di Giulio (Castore), Daniela Anzellini (Andromaca), Valerio Villa (Laoconte), Giulia Capuzzimato (Penelope) sono più che narratori di una storia complessa, ne sono gli ingranaggi vitali.

La scelta registica di mantenere il più possibile il testo originale, costruendo lo spettacolo grazie ai movimenti, alle azioni impreviste, a volte anche a coreografie, rende la narrazione dinamica e offre al mito spunti di contemporeneità, perché il mito è una mappa di simboli e i simboli liberano l’uomo dalla schiavitù delle parole dandogli il dono del pensiero libero.
Che può vivere solo nel presente.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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