Letteratura inaspettata #23. La donna di picche di Remo Bassini. Un delitto fra le anime della provincia

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immagine per Remo BassiniCon La donna di picche (Fanucci Editore) tornano le storie del commissario Pietro Dallavita; tornano i crimini di provincia, i dolori e le miserie che Remo Bassini descrive da anni in maniera sempre diversa, eppure sempre capace di raggiungere l’anima segreta del lettore.

Questa volta, Dallavita indaga su un caso irrisolto avvenuto a Vercelli: l’omicidio di un’avvocata, Eleonora Paganica Malerba, figlia della famiglia più rispettata e temuta della città, con alle spalle una storia di fughe, ripudi, negazioni e, soprattutto, misteri.

E, subito, inizia la danza delle anime, l’intreccio degli amori, delle delle tristezze, dei dolori mai superati.

C’è l’ispettore Micaela Spini, quasi inconsapevolmente innamorata di Dallavita che supporterà le indagini fra disponibilità totale e gelosia logorante; c’è Lucilla Malerba, la figlia della vittima che verrà trascinata dal suo stesso vortice di solitudine in una passione malata per il commissario. Come nel precedente romanzo La notte del Santo, c’è l’ispettore Tavoletti, detto l’albanese, un poliziotto dalla tenacia pari alla sua trasandatezza ed ai suoi silenzi. E poi c’è Laura, che legge i tarocchi, costruisce biciclette e prepara pozioni curative. Una presenza frequente nei romanzi di Remo Bassini: l’herbaria, la donna che vede nelle tenebre, colei che conduce all’anello mancante.

Il giallo di provincia è ormai diventato quasi un genere letterario, ma i delitti che racconta Bassini sono (quasi) sempre lo spunto per indagare nelle psicologie dei personaggi e nelle dinamiche dei luoghi.

Racconta storie sospese, con angoli di tristezza o di rassegnazione; fra le sue pagine si trova sempre un uomo forte, ma gentile che si porta dentro qualche invincibile peso interiore; qualche donna bella, ma in difficoltà e c’è sempre qualcosa di magico che riporta alla natura dimenticata, offesa, eppure sempre viva.

Tutti elementi che, senza neanche farsene accorgere, conducono alla soluzione del giallo, che diventano indizi, o tessere di quel puzzle più grande che è fatto  di vita, di esperienza e di un pizzico di fede nell’umanità.

Nel susseguirsi dei punti di vista, nei cambi di ottica e di sguardo, raramente Bassini privilegia quello del protagonista. Ne La donna di picche Dallavita quasi non agisce; sono tutti gli altri a lavorare per lui, ad ordire la trama a tessere la tela. Gli altri i cui sentimenti sono il motore delle rivelazioni, gli spunti per le indagini, i ganci per comprendere. Il commissario diventa il fulcro attorno a cui ruota tutto e, riga dopo riga, si trasforma in colui che tirerà il filo capace di svelare la soluzione.

Una soluzione inaspettata, amara e forte. Una soluzione che ha bisogno di anime libere e di profondo amore. Perché solo così il lettore, anche dopo la parola fine, può mantenere quel senso di accoglienza e di cura che fin dall’inizio lo ha legato alla narrazione.

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Giornalista culturale e autrice di testi ed adattamenti, si dedica da sempre alla ricerca di scritture, viaggi, tradizioni e memorie. Per dieci anni direttore responsabile del mensile "Carcere e Comunità" e co-fondatrice di "SOS Razzismo Italia", nel 1990 fonda l’Associazione Teatrale "The Way to the Indies Argillateatri". Collabora con diverse testate e si occupa di progetti non profit, educativi, teatrali, editoriali, letterari, giornalistici e web.

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