Vita, rigore e talento: tutto su Mariangela.

immagine per Mariangela MelatoDella Mariangela Melato artista poliedrica, in bilico tra teatro e il cinema con la stessa capacità di rendersi indimenticabile, si parla ampiamente. Molto meno si sa della bambina Mariangela, che frequentava la scuola del Trotter, oggi nota come modello all’avanguardia di didattica aperta allora guardato col sospetto di un luogo per disadattati. Esattamente come si sentiva la piccola Melato di otto anni che ancora non sa scrivere, che ha un rapporto difficile con la madre e un grave problema di salute che la costringe ad andare a scuola coperta di bende.

Da questa bimba che non osa uscire nel  cortile di casa parte Tutto su Mariangela. La biografia per ospiti pubblicata da Bompiani. Michele Sancisi ha scelto di coinvolgere chi con Mariangela ha condiviso la vita, e affida a queste pagine racconti di prima mano.

Prima i familiari, poi gli amici e chi ha condiviso la professione, in una progressiva apertura di sguardi. Ne esce una biografia di cui «Ho pensato di fare un romanzo, ma volevo che si sapesse che tutto è vero è testimoniato». Proprio l’infanzia segna quanta differenza ci sia tra «la Mariangela bambina ferita e trascurata e l’attrice di successo» ma, spiega la moderatrice Paola Di Stefano, dimostra «come ce l’ha fatta restando una donna libera».

A raccontarlo sono anche alcuni tra i presenti a Tempo di Libri: in primo luogo Cip Barcellini, che con lei ha condiviso l’inizio della carriera e gli anni con Dario Fo, a partire dal primo esempio di teatro politico, La colpa è sempre del diavolo del 1965, Cip, tuttavia, in realtà l’aveva incontrata ragazza, nelle notti al Jamaica, straordinario laboratorio culturale della Milano di allora in cui lei si intrufolava. Per Bartolini, racconta, lei era una sorella, con cui passare le notti a raccontare di sè quando era una giovane convinta che il suo grosso naso le avrebbe impedito di fare l’attrice. E invece, poi «è diventata una diva. era una punk, una signora, la donna della porta accanto. Giocava con tutti e con la vita».

Quella della Melato è una parabola è divisa in tre blocchi: Il primo è la formazione milanese, fino all’exploit dell’Orlando Furioso di Ronconi, Il secondo comincia invece negli anni Settanta, quando si trasferisce a Roma e sceglie di reinventarsi, ripartendo da capo con il cinema, che la proietterà verso il grande successo, portandola a lavorare con tutti i più grandi nomi dell’epoca, da Elio Petri a Mario Monicelli.

Con la crisi degli anni Ottanta la Melato coglie l’occasione per reinventarsi ancora, tornata a Milano torna sul palcoscenico, prima con El nost Milan e poi con Gaber prima di inanellare, ormai signora del teatro, una lunga serie di esperienze con tutti, Sepe, Sciaccaluga, Ronconi vent’anni dopo.

Paola Calvetti ha lavorato allo spettacolo di Gaber. Lo strano caso di Alessandro e Maria.. Giovanissima ufficio stampa, racconta la sua fascinazione e la fatica di questo lavoro, la prima volta in cui Gaber recitava “con una divina accanto”. Si tratta di una “storia di due ex fatta da due persone che si amavano profondamente, che sul palco anche quando si insultano mostrano un amore vivo”. In queste pagine, Callvetti  «vede non una biografia teatrale, ma un libro che apre mondi, la storia straordinaria di una donna, una marziana».

Che può essere intesa anche come «una bibbia, per tutte le ragazze che si riscattano, che non mollano» Infatti «Lei non si è mai rilassata, non ha mai approfittato del suo successo e invece si è data anima e corpo, ammalata e no: emblema della fatica fisica che è fare l’attore.  Una straordinarietà commestibile, dal quale si può trarre un esempio per farcela»

Del resto, la Melato non ha mai temuto le sfide. Si pensi a L’affare Makropolus, che la chiamava a interpretare una donna di trecento anni, sempre bellissima, in parallelo con una cantante che fa lo stesso ruolo, in due produzioni che Ronconi porta avanti contemporaneamente. Un rapporto contrastato, quello con Ronconi ritrovato dopo decenni. tra i due, racconta la bibliografia, «nel frattempo è cambiato il senso del proprio ruolo». Lei ha «un senso di responsabilità che lui ostentatamente trascura». Lei sente di contenerlo, lui è affascinato, a volte non bastava, lui urlava. Lei piangeva, perchè «si mette alla prova» e da quello esplode. «Lui era intellettuale, lei ha dinamica scenica e sa tradurlo senza tradirlo – raccontano – In quelle prove cercano un punto di equilibrio».

Paolo Pierobon, che con la Melato diretta da Ronconi ha diviso l’ultima scena, Nora alla prova, segnata dalla malattia di entrambi, racconta che lei: «era vamp, molto star ma anche un macchinista, totalmente eccentrica. E potevi avere queste dimensioni in contemporanea. é un riferimento perchè sapeva essere tutto, la ragazza e la valigia, la “bottana industrale”, Nora alla prova, Makropulos. Sapeva essere attrice e attore» Un maschile che non è né elevazione né diminuzione, ma una sua caratteristica: Anche Sergio Castellitto, come riporta il saggio, dice di avere «imparato come attore più da lei che dagli uomini, perché le sfumature che lei gli ha offerto non le ha trovate altrove».

Quella di Sancisi è una biografia punto di arrivo di «una ricerca travolgente, pochi altri casi così particolari di reti, di elaborazioni, legami» in cui ogni dettaglio personale “serve a raccontare la sua spinta interiore che spiega perché è diventata quella che è stata, perché ha fatto una determinata scelta professionale», non ospita mai aneddotica gratuita.

 

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Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

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