L’eredità delle Dee. Dai Carpazi Bianchi attraverso la storia

immagine per Katerina TuckovaDee, curatrici e streghe. Donne che si credeva avessero capacità ultraterrene, magiche, capaci di magia d’amore e di condizionare il tempo, preparatrici di erbe curative. Dispensatrici di magia bianca ma anche magia nera in una zona molto piccola tra Slovacchia e Repubblica Ceca, sui monti detti Carpazi Bianchi.
Sono queste le dee della cui eredità racconta il romanzo di Katerina Tuckova, che a Book Pride porta anche testimonianza del suo lungo lavoro di scavo documentale in questa minuscola comunità che trasmetteva la sua capacità per via matrilineare, fin da radici risalenti al terzo secolo, in epoca panslava, e che oggi, dopo la morte dell’ultima dea nel 2001, sopravvive solo tramite figuranti di folclore.

Sono loro a portare in scena una ritualità chiamata deificare perché credevano in dio, benché mischiassero cristianesimo e paganesimo. Si tratta di figure capitali, per la tradizione dell’est. Venivamo infatti cercate, spiega la scrittrice, in una zona amplissima da Praga, a Budapest a Cracovia.

Erano numerosissime le persone che andavano a cercare queste potenti donne nelle loro case al di sopra della nebbia dei monti, da raggiungere a piedi. Baite che erano sufficienti a creare un’ idea di immagine mistica, simboleggiando il legame delle dee tra il cielo e la terra.

La tradizione delle dee resta nella memoria della storia grazie ai pochi documenti superstiti: le prime foto degli anni Trenta, i verbali, nel 1934, del primo processo reale in cui la magia nera è diventata elemento di tribunale, le lettere dei parenti scritte per conto delle dee, analfabete.

Proprio questi documenti, di cui Tuckova mostra le immagini al pubblico di Book Pride e ai propri lettori, hanno permesso di conoscere il rituale: con unghie e capelli della vittima in una figurina di argilla, poi punta con un ago e bruciata e infine seppellita.

Nella storia delle dee, poi, c’è la Storia che ha attraversato la loro terra. Le condanne e le torture della Chiesa, l’attenzione del nazismo – fondato su un sistema di credenze esoteriche – che si è chiesto se si potessero usare le loro capacità divinatoria per fini politici.

Il Kommando delle streghe, appositamente costituito per conoscere il più possibile su di loro, racconta ancora l’autrice, ha lavorato in modo sistematico, contribuendo in modo importante a creare una enorme cartoteca conservata a Poznan.

Il periodo bellico, nel romanzo, è tematizzato in una storia d’amore, in ossequio alla leggenda che un ufficiale tedesco si fosse innamorato di una dea che praticava magia nera, raccolta nel lungo lavoro di scavo.

Più conflittuale il rapporto con il comunismo, che non avrebbe mai accettato il loro status di imprenditrici del proprio guadagno e i metodi alternativi di cura, temendo anzi che esse fossero gli snodi di una pericolosa rete orale di contatti. Per prevenirla, il regime spezzava le famiglie, mandando le figlie in città e spezzando le trasmissioni. Una delle dee è finita in una clinica psichiatrica e vi è morta, secondo la sorte che lungo la storia è toccata a tutti i gruppi scomodi.

Per L’eredità delle dee, edito da Keller, questa vicenda è cardine perché a raccontare è la nipote Dora, che dipana a ritroso tutta la tradizione delle dee, tramontata per sempre con l’ultima voce.

Ne emerge, spiega Alessandro Catalano, «un libro con struttura a scatole, come spesso nella recente letteratura ceca, in cui  la ricerca della verità porta scoperte inaspettate». Da cui l’eredità del titolo, anche molto tragica. Secondo Francesco M. Cataluccio, a identificare questa poderosa saga è un «andamento da tragedia, apre con un delitto e segue la trama di un destino a cui non si sfugge». E come certe figure tragiche hanno una forza di umanità anche ironica.

Accade di pensare che l’epopea delle dee sia inventata, ma l’abbondanza di documenti con cui l’autrice costella l’intero romanzo toglie ogni dubbio, creando un ping pong tra fiction e realtà che ha l’eco degli scritti sulla magia di De Martino, dove paganesimo e religiosità si compenetrano.

«Le dee rispondono a bisogni che i regimi che passano non riescono a considerare», commenta Catalano.

Tuckova continua con questo poderoso romanzo la sua analisi sui destini marginalizzati delle donne, iniziato con in cui si confrontava con l’’espulsione dei tedeschi da Brno, L’espulsione di Gerta Schrinch, per raccontare le migliaia di fosse comuni di anziani, donne e bambini cecoslovacchi con cognomi tedeschi. «Mi è sembrato in entrambi i casi che svelare cosa succedeva intorno e farlo attraverso il romanzo che le attualizzasse».

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Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

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