Pordenonelegge #3. Vittorio Tondelli. L’autenticità al centro del giudizio letterario

Pier Vittorio Tondelli. Un nome che ha oggi un destino duplice. Nume letterario tutelare per alcuni, nient’altro che un nome per altri nel migliore dei casi. Nel mezzo, i dati biografici di un atore che si è trovato ad essere tra gli interpreti più significativi del decennio degli anni Ottanta: quelli del riflusso, del ritorno al privato, del giornalismo, inteso come racconto del quotidiano.

Nella biografia dell’autore di Correggio figura molto, in un breve lasso di tempo. Una raccolta di pezzi giornalistici, una di racconti, un’opera teatrale. Ma soprattutto i quattro romanzi tra il 1980 e ‘89: Altri Libertini, Pau Pau, Rimini e Camere separate.

Morirà di AIDS nel 1991: una sorte che è da sola segno della sua contemporaneità, annota Roberto Carnero: che gli dedica quello che Filippo La Mantia definisce «un ritratto incisivo, acuto e onesto del primo autore della nostra contemporaneità», Lo scrittore giovane, edito Bollati Boringhieri.

La giovinezza, per Tondelli, è centrale. Promotore di tre antologie di autori under 25, è di giovani che sono popolati i suoi romanzi, è giovane – se così si può definirla – il ritmo di cui suonano. Una giovinezza che fa eco in quella di oggi, secondo La Mantia, in nell’uso che fa dei rimandi letterari.
Così Pordenonelegge diventa l’occasione per leggere l’autore emiliano in rapporto alla letteratura giovane trent’anni dopo. Un tentativo che spinge a chiedersi in primo luogo se è contemporaneo.

Carnero rifiuta, come metro di giudizio, la facilità di codifica dei riferimenti da parte dei giovani di oggi. «Anche Dante vent’anni dopo non era codificabile – provoca – la capacità di codifica per definire un classico è un mito».

«L’unico spazio che ha il testo per durare è quello emozionale, se non trasmette emozioni è destinato a spegnersi», amava dire Tondelli, ed è l’emozione, secondo Carnero, che oggi resta di lui. Un termine che oggi ha in gran parte cambiato segno virando in negativo, ma La Mantia chiarisce: «in lettteratura l’emozione non è qualcosa che si consuma, ma diventa uno strumento di indagine e comprensione della realtà».

A caratterizzare Tondelli è poi quello che definiva il «sound del linguaggio parlato», una ricerca di vicinanza all’oralità che è oggi spasmodica, in un tempo in cui la lingua letteraria è sempre più rifiutata. Tondelli la ottiene non riportando pedissequamente, ma intersecando l’universo mentale e linguistico dei personaggi e con il proprio. Non si dà oralità senza una forte presenza e consapevolezza letteraria dell’autore.

Come sovente i giovani autori d’oggi, poi, Tondelli sceglie di mettere il proprio vissuto. Con Rimini prelude alla letteratura interiore, a quello che sarà Camere separate, ritorno a una scrittira quasi classica, composta, che sceglie un’atsmosfera rarefatta, lasciando la marginalità picaresca di Altri Libertini.

Partendo da questa lezione i due critici individuano però i limiti della narrativa contemporanea. Sostengono che oggi «non c’è elaborazione letteraria, di lingua, di ritmo, mentre in Tondelli l’estrema immediatezza ha origine da un lavoro pluriennale». Valga l’esempio di Altri libertini, che Aldo Tagliaferri gli fa riscrivere da brogliaccio a raccolta di racconti. Infrangendo il tabù della bestemmia in funzione di una mimesi totale del parlato.

Ed è proprio in questo romanzo, nel suo vitalismo che si riscontra il postmoderno: l’idea che si era già detto tutto, si poteva solo fare la parodia. Una attitudine che, commmenta La Mantia, sfocia nella letteratura cone gioco combinatorio di Eco, nel nobile intrattenimento, caratteristico del contemporaneo.

Camere separate invece recupera il moderno, l’aspetto tragico, fatto di solitudine, lutto, conflitto senza soluzione. La Mantia è lapidario: oggi la lingua della letteratura riesce a dire tutto tranne il tragico. Anche in Altri libertini però il vitalismo non esclude il fallimento, corregge Carnero, il tragico sottotraccia è in nuce fin dall’inizio.

La forza della letteratura tondelliana è che riesce nel compito, secondo Carnero, di rappresentare le contraddizioni, non mimare i newmedia; li sa cotaminare, si riallaccia criticamente e non si fa agire dai nuovi strumenti come – accusa – accade invece oggi, in uno spasmodico tentativo di aggiornamento.

Se giovane scrittore, per Tondelli vale ancora, “controcorrente” è oggi stato reso spesso semplice etichetta di marketing degli editori.

Gli esordienti, continua Carnero, tornano sul proprio vissuto ma spesso in modo autoreferenziale, manca la visione della società che caratterizzava Tondelli, svilita anche dalla pervasività di autori maturi che fingono giovani.

Eppure ci sono ancora giovani autori ricchi di contenuto, o abili a maneggiare gli strumenti retorici, che possono essere guidati, utilizzando Tondelli come strumento per leggere il presente e secondo la sua lezione più importante. Mettere l’autenticità al centro del giudizio letterario.

 

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Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

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