Essere scrittori e poeti col computer

immagine per Franco BuffoniL’ultimo giorno di Tempo di Libri, con un’efficace metafora, non può che guardare avanti, soffermandosi sul digitale, che inevitabilmente investe anche la tematica della scrittura, da quella di tutti i giorni alla scrittura d’arte. A una fiera del libro è impossibile non chiedere agli autori come si relazionino alla scrittura. Se ci si trova davanti due uomini avanti con l’età, sulle prime si potrebbe temere la solita tirata antitecnologica. Sorprendentemente, niente di meno vero ascoltando parlare Franco Buffoni, poeta, saggista, docente universitario, fresco settantenne.

Buffoni racconta che il giorno in cui, da docente a Bergamo, un allievo gli parlò del computer, di cui non sapeva niente «come dell’AIDS» su cui «si può correggere quello che si vuole» è cambiata la mia vita, perché finalmente poteva evitare, scrivendo di notte, di urtare chi gli era intorno con la «mitragliatrice» dei tasti della Olivetti Lettera 32.

Per quanto riguarda, però, la scrittura poetica – la maggior parte del suo lavoro – non è cambiato nulla, spiega, perché «la poesia è quella cosa che ti viene a trovare in coda al supermercato» almeno per quello che Montale chiamava «il verso degli dei» che va scritto quando viene. Il resto, che è «opera di bulino», si può fare al pc. Da giovane però, Buffoni si occupava di traduzione: una scrittura che con il pc è cambiata molto. Allo stesso modo il diario, tenuto per diversi decenni, dalla scrittura a mano si è trasformata in videoscrittura.

Diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, con la loro comparsa Buffoni ha iniziato usare ampiamente e con competenza tutti i social e «a scrivere docu-fiction, perso l’obbligo della scrittura accademica e l’esigenza del diario.» Sono stati i social, più che la tecnologia in sé, a cambiare la poesia: le reazioni ai post, riconosce, possono trasformare le idee, o crearne di nuove. I social per Buffoni sono però soprattutto lo spazio della politica, sempre in funzione dei diritti civili: usata in questa funzione «la scrittura si è innervosita e attualizzata», restando però distinta dalla poesia.

Curioso di tutto ciò che proietta al futuro, Buffoni riconosce nei suoi coetanei una generazione che, anziché diffidarne, dovrebbe amare la tecnologia, «avendo memoria storica della fatica fisica e del lavoro muscolare scrivere a macchina» ed è questo il grande vantaggio: conoscere la differenza.

Il digitale non è un cambiamento di botto ma l’evoluzione di un ecosistema, spiega il moderatore Gino Roncaglia.

Lo dimostra direttamente Francesco Pecoraro, la cui formazione tecnica ha reso il passaggio multiplo. E – almeno all’inizio – rovesciato l’idea del progresso della tecnologia, dato che, per il disegno e l’architettura necessaria a Pecoraro «il digitale non ti dava le stesse possibilità»

L’esperienza di gran parte della vita sulle macchine da scrivere, li rende concordi che «la macchina era una severa maestra, aveva una certa inesorabilità. Era però difficile la resa in analogico». Il «Dopo una ormai lunga abitudine al computer, si possono trarre alcune conclusioni sulle sue conseguenze. «Pensavamo che aumentasse le immagini le e ha diminuiti, pensavamo avrebbero preso il sopravvento gli audiovisivi, lo hanno fatto le parole».

Il mezzo, ad ogni modo, può essere fondativo. Alcuni «scrivevano con le forbici e la pinzatrice», un metodo che l’idea del flusso di coscienza che si fa rotolo di 20 metri di fogli attaccati su cui Jack Kerouac ha scritto On the road, porta all’estremo.
Col digitale le parole non hanno corpo, sembrano non stare in uno spazio fisico. e tuttavia il computer «cataloga e conserva e noi dimentichiamo il motivo per cui stanno lì», che forse sognano ai disegnini di Flaubert.

Anche il tema della conservazione del materiale è significativo. Buffoni ad esempio spiega di avere un fondo manoscritto a Pavia che conserva le versioni a mano in oro, conferendo loro una durata di cent’anni «perché mi sono accorto che la catalogazione via pc è effimera».

A essere significativa, per uno scrittore e un poeta di oggi, è soprattutto la questione delle varianti. «Per secoli la critica delle varianti riguardava gli scartafacci. Oggi la conservazione delle varianti è volontaria, richiede una scelta», chiosa Roncaglia. Pecoraro afferma di conservare molto meno «perché non ha nessuna importanza cosa sarà di me dopo morto e non la rileggerò perché c’è tanto materiale che non mi piace ma anche che mi piace, e mi frustra non poter riutilizzarla. C’è poco da confidare nella conservazione» è lapidario Pecoraro. Un’idea che Buffoni contesta, specificando, a proposito delle varianti, di fare versioni numerate ogni quindici giorni, per segnare le modifiche.

Una distanza di vedute che si riflette nei due archivi. Quello di Buffoni più piccolo e ordinato, di circa mille file quello di Pecoraro complesso, giunge a cinquantamila su diversi formati, su cui si testano di volta in volta possibilità diverse di conservazione.

Il lavoro del centro documentale di Pavia dimostra che Il rapporto con la scrittura digitale è diversissimo e prescinde dall’età, e, dato che mancano degli studi fondati su dati su questo tema, la riflessione che trova spazio a Tempo di Libri può rivelarsi estremamente produttiva.

+ ARTICOLI

Nata (nel 1994) e cresciuta in Lombardia suo malgrado, con un' anima di mare di cui il progetto del giornalismo come professione fa parte da che ha memoria. Lettrice vorace, riempitrice di taccuini compulsiva e inguaribile sognatrice, mossa dall'amore per la parola, soprattutto se è portata sulle tavole di un palcoscenico. "Minoranza di uno", per vocazione dalla parte di tutte le altre. Con una laurea in lettere in tasca e una in comunicazione ed editoria da prendere, scrivo di molte cose cercando di impararne altrettante.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e statistici. Cliccando su "Accetta" autorizzi tutti i cookie. Cliccando su "Rifiuta" o sulla X rifiuterai tutti i cookie eccetto quelli necessari per il corretto funzionamento del sito. Cliccando su "Personalizza" è possibile selezionare quali cookie attivare.