Diego Armando Maradona, meglio noto come “el Pibe de Oro” vede scolpita la sua data di nascita (Lanús, Argentina, 30 ottobre 1960) e anche quella della sua morte (Tigre, Argentina, 25 novembre 2020) lo stesso giorno (del 2010) di uno dei suoi eroi – Fidel Castro – e amico, e di un altro straordinario calciatore e uomo controverso (anche lui ribelle, anticonformista e afflitto da dipendenze, ma alcoliche) George Best, scomparso nel 2005. Ma un’altra data su tutte rimane negli annali: il 5 luglio 1984.
Era caldo, quel giorno a Napoli, allo Stadio San Paolo. La città intera, non solo il mondo del calcio, lo aspetta, già osannandolo: l’avventura maradonegna inizia il 5 luglio del 1984 lì, con 60mila spettatori paganti, un prezioso – come ha scritto il “Corriere del Mezzogiorno” – “primo gruzzolo per il presidente Corrado Ferlaino”.
Ebbene: Luciano Ferrara era lì, ma dietro. Mentre tutti, zoom e flash alla mano, si accalcano e lo fotografano davanti, mentre avanza nell’agone, Luciano sceglie un punto di vista coraggiosamente anomalo, non omologato: fissa Maradona mentre esce dagli spogliatoi per entrare nello Stadio; appare statuario, pur se di bassa statura, ed è visto di spalle: ma è più ritratto quello di uno scatto canonico frontale. Restituisce un’originalissima prospettiva ribaltata, quasi una elevazione del personaggio che dal basso sale le scale verso l’esterno, e ci mostra, anche, l’attesa dei fotografi radunati davanti a lui per eternarlo, quasi come in un corale abbraccio a omaggiare lo sportivo-feticcio; ma il gladiatore, da quella posizione, di schiena, sembra anche una muta presenza piegata da un qualche peso, forse dalla solitudine, dal fardello della notorietà e degli eccessi. Un’immagine quasi profetica.
Luciano scatta e la foto, bellissima, in bianco e nero: diverrà iconica, immortale come lo stesso calciatore di cui Napoli, in lutto, piange la scomparsa (all’età di 60 anni per un arresto cardiorespiratorio nella sua casa di Tigre, nei pressi di Buenos Aires, e dopo problemi di salute e una delicata operazione al cervello).
Nascita, caduta, risalita di un mito con tante luci ma anche molte ombre; dirà lui stesso, in un vecchio video: “Io sono la mia colpa e non posso rimediare”. Ombre, colpe, ma un talento indiscutibile che, come la foto qui analizzata, resterà nella memoria collettiva. Storia del calcio, Storia della Fotografia.
Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.
Una foto suggestiva, che non conoscevo: riassume la sua parabola e comunica emozione. Ho apprezzato molto che abbia scritto di questo personaggio attraverso la descrizione di un’immagine. A me Maradona apparve come un koan o come una specie di semidio trickster, così verace che provocava shock salutari ai cerebralismi…