Open House. Prime impressioni a caldo

OPEN HOUSE - Area Archeologica del Vicus Caprarius - la Città dell'Acqua. Visita domenica 10 maggio

Open House Roma 2015 http://www.openhouseroma.org/2015/ – evento di architettura, design e più in generale della cultura del progetto in ogni sua declinazione, che esiste in 4 continenti e 28 città (Open House Worldwide) e che è stato rimodulato a e per Roma – dove è rivolta particolare attenzione oltre che al patrimonio storico, anche e soprattutto a quello moderno e contemporaneo, fino ad aprire la visita anche dei cantieri della città in trasformazione-  si è chiusa alla grande.

art a part of cult(ure), come MediaPartner, ha testimoniato che anche quest’anno l’immane fatica ha premiato organizzatori (Direttore Davide Paterna; Direttore esecutivo Alessia Vitali; Coordinatore del programma Laura Calderoni; Coordinatore dei volontari Elisa Janani; Relazioni istituzionali e responsabile comunicazione Giovanna Mirabella; Ufficio stampa e social Laura Vecchio;  Progetti speciali Paola Frontoni; Strategie media Raffaele Boiano, Diego Pierini; Team Gaia Lombardo, Lucia Orecchini Giorgio Pasqualini...), partner e partecipanti e fruitori delle aree tematiche e ambiti professionali; soprattutto: la Capitale.

Ce ne vorrebbero, di iniziative simili, che permettono un confronto e una messa in Rete che a nostro avviso manca nel settore e anche nel Sistema Cultura. Più precisamente: c’è qualcosa di simile in situazioni paludate ma stimiamo che manchi un reale e puntuale collegamento e una collaborazione – laddove possibile – che sparigli le carte, che punti la luce su realtà altre e alte e valorizzi creatività e progetto non omologati, più autonomi. Dove non emergano, quindi, inevitabilmente, sempre i soliti, dove i giovani possano avere giusta (e gratuita) visibilità e la collettività conoscere quel che non sa, spesso perché difficile da trovare, perché inibito alla fruizione massiccia e collettiva, o chiuso per mancanza di fondi, personale, organizzazione…

Qui vi accompagniamo a sbirciare qua e là  tra strade, piazze, palazzi di Roma, nei suoi Musei, nelle Fondazioni, Chiese, biblioteche, sotterranei archeologici (http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/feed/pdf/Programma%20guida-imported-44896.pdf) dove il segno del progetto è fortissimo, magnifico, talvolta misconosciuto e violentato, sempre da portare alla giusta conoscenza. Soprattutto, è apprezzabile la vista delle case private, degli studi di architettura, Design e produzione creativa, e le aperture straordinarie, con visite guidate a persino due Urban Experience: un radio-walkshow  “per sollecitare la conversazione nomade lungo il Viadotto dei Presidenti (Viadotto Giovanni Gronchi, all’altezza di via Virgilio Talli incrocio con via Amalia Bettini) un’infrastruttura incompiuta da convertire a nuovo spazio pubblico, possibile parco lineare”, e lungo il Parco Lineare che da Monte Mario arriva al Monte Ciocci con una pista ciclo-pedonale.

Nel fine-settimana di sabato 9 e domenica 10 maggio, dunque, si è animato un rapporto tra la città, il suo paesaggio e l’architettura, specialmente quella contemporanea; tale legame non è facile in una città che ha una lentezza metabolica nel capire e quindi apprezzare ricerca e sperimentazioni anche virtuose; e non è per niente agile anche perché si tratta di un contesto dominato (magnificamente) dall’antico, da una storia enciclopedica, dal passato; dove il costruire nuovo è stato frenato dall’ignoranza e da una generale mancanza di una visione dell’oggi, figuriamoci del domani; che ha spessissimo avuto a che fare con la corruzione e i palazzinari, con quartieri-dormitorio brutti, con abusi piccoli e grandi e con una generale abitudine alla bruttezza e alla banalità non solo architettonica ma proprio civica…; in ultima analisi: una Roma che tradisce (e quindi si tradisce e ci tradisce) un’incapacità collettiva e governativa a leggere e quindi amare il proprio tempo, i suoi segni, le sue strutture, le sue forze compositive, i suoi manufatti innovativi, qualche inserimento in dialogo tra archeologia e necessità di un’estetica e di una funzione del presente.

Open House gioca un po’ anche con e su questo, e per tale ragione è da premiare dando – ci permettiamo di suggerirlo – adeguati mezzi a questi professionisti e qualche emergente che si sono industriati e messi in opera per un fine di grande sensibilità, intelligenza, utilità, piacevolezza e… gratuito! Perché crediamo fermamente che la rigenerazione – o come volete chiamarla – passi anche dalla divulgazione e dalla cultura che deve, quindi, essere alla portata di tutti sempre: non solo la prima o l’ultima domenica del mese, non esclusivamente un Open House all’anno e per due soli giorni. A farsene carico, pertanto, accanto a volontari, addetti-ai-lavori e curatori, dovrebbero essere e sempre di più le istituzioni, specialmente in questi oscuri tempi di recessione in cui tutto ha costi per una stragrande parte delle persone enormi, proibitivi. Persino studiare, persino il Sapere… Anche questo ha e avrebbe a che fare con la bellezza. Conoscete quella commovente, potente, verissima riflessione del piccolo grande eroe Peppino Impastato, vero?

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore“.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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