I Tappeti di Loredana Longo e la Moda di Missoni

immagine per Loredana Longo, Tappeti per Missoni
Loredana Longo 2017, Carpet, bruciature su tappeto, courtesy Francesco Pantaleone, Milano

La ricerca di Loredana Longo (Catania, 1967) è volta a indagare il rapporto tra distruzione e rinascita di cui interpreta il confine come demarcazione molto aleatoria, fragile, e portandovi dentro una sua analisi sull’estetica della violenza.

Riflette, quindi, “sulle macerie, sui resti, su ciò che la violenza lascia nelle vite di tutti noi in una rappresentazione che è sempre opulenta (dagli interni dei ricchi salotti borghesi delle explosion ai preziosi tappeti persiani dei carpets) senza tuttavia essere mai barocca, con una rara pulizia formale pur trattando di lacerti e dimensione drammatica dell’esistente” (in: www.artapartofculture.net/2017/11/24/loredana-piedediporco-a-milano)

“Riuscendo ad evitare il didascalico e il fin troppo altrove abusato disturbante, analizza la tematica in totale libertà” (cit.) tramite performance, video, installazione, scultura, e arazzi e tappeti. Un dialogo linguistico, quando non una contaminazione, quello attivato dall’artista catanese, che poggia su  una matrice concettualistica che nulla ha che fare con tanta produzione  seducente ma facile facile, che Loredana rifugge pur riuscendo a creare opere comunque belle, accattivanti. Se la profondità è (anche) rintracciabile nella superficie, dove può nascondersi (cit. Hugo von Hofmannsthal), ma può essere trovata, Loredana Longo la mostra attraverso i suoi tappeti. Essi hanno una forte capacità di restituzione affettiva.

Ci dice:

“I tappeti sono calpestabili, diventano un luogo d’incontro ma anche un non spazio. Il tappeto è uno spazio intimo della nostra abitazione, ma è anche altro; ne sono state scritte molteplici cose e molti sono anche gli artisti che si sono confrontati con questo oggetto.”

Oggetto e soggetto, anche; e simbolico e reale; ambito del privato – come una casa, ad esempio – e di più pubblica rappresentanza; superficie e spazio; e, appunto, anche non spazio…

Ebbene: Angela Missoni, donna raffinata, colta e generosa, di tappeti della Longo ne acquistò alcuni alla mostra del 2013 Place/ No place (curata da Agata Polizzi) nel neonato spazio milanese del gallerista Franesco Pantaleone.

La mostra era costituita da diversi tappeti orientali modificati ad arte dalla Longo, che ricorda di averli marchiati con il fuoco, incidendovi delle parole in lingua inglese.

“Frasi di politici occidentali, discorsi ufficiali rivolti a sistemi politici del bacino orientale.  In pratica rappresentavano i titoli d’importanti testate internazionali. Ho immaginato una superficie di tappeti come fogli di pagine di giornali. I tappeti sono calpestabili, diventano un luogo d’incontro ma anche un non spazio…”

Evidentemente, quei lavori sono rimasti nel cuore alla Missoni, hanno continuato a raccontare qualcosa, nel tempo devono avere innescato pensieri profondi… e poi un’idea; così, ha chiesto a Pantaleone di poter fare l’allestimento per la presentazione della nuova Collezione Uomo Missoni Men’s Winter 2018 nel suo showroom a Milano proprio con i tappeti dell’artista.

Ha installato sia quelli suoi personali, collezionati da quella mostra, sia altri che la Longo ha realizzato nel corso di alcuni anni. E la collaborazione/contaminazione ha funzionato perfettamente.

L’installazione di Loredana Longo sarà visibile per circa un mese in via Solferino 9. Per visitarla contattare Barbara allo 028545821

 

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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