Fantasme, da Messalina a Giorgiana Masi. La rimozione di storie di donne svelata attraverso il misterico

Fantasme. Da Messalina e Giorgiana Masi, dove e come incontrarle, è un curioso e interessantissimo libro di Claudio Marrucci e Carmela Parissi (2021, Fefè ediz.) che racconta storie italiane, tra ricostruzioni storiche, della tradizione e immaginarie, di personaggi femminili vittime o / e vendicatrici trapassate ma non in pace: fantasmi, o meglio, fantasme.

Si tratta di anime inquiete che si manifestano, o che si racconta si manifestino, nei luoghi terreni del loro supplizio o del misfatto. In ogni caso, protagoniste in contesti dove le regole pubbliche e private, i divieti imposti e la prevaricazione del potere pesavano maggiormente e hanno pesato sul corpo fisico e sociale delle donne.

Anche le più efferate, a ben guardare, hanno subito l’ingiustizia della disuguaglianza e di un predominio maschile e, se cattive sono state, lo sono diventate anche a causa di un assetto socio-culturale oppressivo e maschilista.

Credete che si tratti di poche centinaia di accadimenti e di spettri? Sbagliato: Carmela Parissi, che ha iniziato questo viaggio, poi condiviso e approfondito con Claudio Marrucci, ha scoperto che solo nel nostro Paese sono più di un migliaio le fantasme; per il libro, che altrimenti sarebbe diventato un’enciclopedia tematica, ne hanno selezionate solo 80, le più rilevanti, che hanno elencate, ognuna in rappresentanza di una Regione d’Italia, nelle pagine finali di questo loro avvincente e commovente volume; tra queste, 25 sono quindi raccontate e interpretate in modo più specifico e sviscerato da Marrucci secondo un ordine sparso, basato su sentire emotivo.

Ognuna è fatta parlare, all’inizio del capitolo di cui è protagonista, in prima persona (La voce di lei) e verso la fine è riferito anche dove e come incontrarne lo spettro (Sussulti, fremiti, brividi; e Il luogo infestato).

Per farsi un’idea fisica ma anche emblematica di ogni personaggio, la Parissi ce ne consegna un’immagine con un momento della propria storia attraverso disegni in bianco e nero che richiamano un Aubrey Beardsley goticheggiante ma dalla grinta femminista. Belli, a tutta pagina, colpiscono lo sguardo e l’immaginario e ci rendono meno astratte queste donne di cui, in molti casi, si sa ancora assai poco.

Esse hanno età che va dai dieci ai sessant’anni, coprono periodi che vanno dalla Magna Grecia fino agli anni di piombo, sono presenti da Nord a Sud d’Italia, sono molto note (Beatrice Cenci, la Baronessa di Carini etc.) o conosciute più localmente. Sono plebee, borghesi, nobili e imperatrici, artiste (Artemisia Gentileschi), brigantesse (Ciccilla, Maria Oliverio), partigiane (Rita Rosani), studentesse (GiorginaGiorgiana Masi), tutte immaginate come ancora legate ai loro luoghi di dimora e dipartita: la piazza, ove fu giustiziata la giovanissima Beatrice Cenci, oppure “il castello, la città, il maniero, il palazzo, il borgo”.

Queste 25 sono miti o arrabbiate, evocate o infestanti, attendono giustizia o anelano a una qualche rappresaglia: in ogni caso, aspettano che si plachi la sofferenza per un amore tradito o spezzato oppure per il ricordo di quanto patito nella loro vita.

Qualunque sia stata la loro esistenza e condotta, e la loro morte, tutto il dolore e i soprusi sono stati subiti, anche quando da loro inferti ad altri, solo perché donne vessate da e in un mondo fortemente patriarcale.

Solo alcune si discostano da una interpretazione più spiritica, e sono le più realistiche e a noi vicine nella Storia: Rita Rosani, partigiana triestina di origine ebraica, perseguitata a causa delle infami leggi razziali del ’38, combattente, eroica, giustiziata da un Repubblichino nel 17 settembre del 1944; e Giorgiana Masi, studentessa, ammazzata a soli 19 anni da una pallottola vagante durante una manifestazione in piazza Giuseppe Gioachino Belli a Roma; era il 12 maggio 1977 e la sua morte è ancora oggi avvolta nel mistero, legata a trame eversive, omissioni politico-istituzionali e a una violenta applicazione di quella che è ormai nota come strategia della tensione atta a giustificare una svolta autoritaria in Italia.

Ma qui si entra in altri meandri e fantasmi, che si fanno minacciosi, maschi e che, se evocati, potrebbero rivelare tanti di quei segreti e di quell’oscurità italiana da permettere la riscrittura di una parte della nostra Storia e mettendo persino nei guai qualcuno ancora in vita… terrena.

immagine per Fantasme, da Messalina a Giorgiana Masi. La rimozione di storie di donne svelata attraverso il mistericoPer saperne di più, ecco una conversazione con l’autore Marrucci, a cui chiedo alcuni chiarimenti, ad esempio, notando che molte delle 80 fantasme individuate sono concentrate nel Lazio, se ciò è motivato dalla vicinanza di Roma e della soverchiante influenza della Chiesa…

Una cosa è certa: Roma è da sempre un forte centro del Patriarcato, dal Ratto e stupro delle Sabine a Messalina (n.d.R.: la nobile romana considerata una dissoluta, data in sposa dall’Imperatore Caligola a Claudio, di oltre trent’anni più di lei, appena 14enne) etc.

Lo scrivo anche nella Prefazione, indicando Roma come un centro nevralgico del potere maschile; anche quando la fantasma non è collocata a Roma, in qualche modo a Roma è però strettamente legata: Lucrezia Borgia; la Gentileschi, morta a Napoli ma vissuta, formatasi, abusata e processata a Roma…

Noto che in alcuni casi, alquanto interessanti, la donna è l’assassina: una in Toscana, una nel Napoletano, e mi viene in mente una certa influenza del matriarcato, con il culto delle Matres Matuta; Anna Carafa della Stadera era una nobildonna di Portici, e uccide la sua rivale in amore…

Sì la Toscana e l’area Campana sono state due zone da questo punto di vista più tolleranti, aperte nei confronti delle donne. Nella prima regione c’è una radice etrusca che permetteva alle donne maggior libertà; una donna era anche personalità giuridica, poteva occuparsi di commercio, cosa impensabile in altre aree.

Nel napoletano, oltre a quel che giustamente rilevi tu, di atavico e di culto, dobbiamo considerare che proprio Napoli era un centro dell’Umanesimo, poi con i Borbone fissò un suo ruolo di grande capitale europea, quindi vigevano idee e comportamenti più moderni ed evoluti nei confronti del genere femminile…

La tua scrittura creativa ci fa intuire abusi sulle donne di cui non abbiamo documenti e che tu racconti, restituendo giustizia a personalità femminili vittime o indurite dalle prevaricazioni maschili. Era anche un po’ questo il tuo scopo, e un intento ideale del libro?

Certamente! La Storia è stata raccontata dagli uomini, in massima parte, soprattutto quella più antica, pertanto ho pensato di ridare voce e verità a questa parte rimossa.

 Il fatto che manchino note e fonti è una scelta, ma perché? Mi sembra un limite in tutto questo grande lavoro…

Questo che noti è giusto, capisco la tua osservazione. Abbiamo discusso a lungo con Carmela Parissi (l’illustratrice che ha anche avuto l’idea del libro) e con l’editore, se affidarci a un approccio più storico o etnico-antropologico, basato sulle tradizioni popolari.

Alla fine, come ho affermato nella prefazione, ho preferito esaltare una forma più narrativa, creativa, che nutrendosi da varie fonti, lasciava margini all’interpretazione; interpretazione che si è espressa, ad esempio, nella ricostruzione del punto di vista delle fantasme.

Approdati a questa forma, le note bibliografiche non avevamo più molto senso: il nostro è un lavoro dichiaratamente artistico, non accademico e tantomeno scientifico. Sottolineo questa impostazione con le ricette alla fine di ogni racconto di fantasma, che serve ad evocare ognuna di loro…

…un contributo, quest’ultimo, più esoterico, che è poi qualcosa di molto presente nei tuoi libri…

Sì, assolutamente. C’è molto approccio, diciamo, metafisico… uno dei temi che ritrovi nei miei libri, è vero, ma qualcosa che sento anche molto come sensibilità personale, che però traduco in un approccio artistico…

Che insegnamento ti hanno indicato queste fantasme, che credo abbiano affollato non poco questo tuo ultimo anno?

Credo che mi abbiano educato a una maggiore necessità dell’ascolto senza preconcetti delle loro storie: ufficiali, da ricostruire o percepire, come nel caso di queste donne-fantasme; e nel caso delle donne terrene – delle donne in generale, intendo –, da recepire e rispettare quando, nella maggior parte dei casi, appartiene a loro, attiene alle loro scelte, ai loro diritti, al proprio corpo…

Noi uomini in questi casi dobbiamo fare un passo indietro, possiamo e dobbiamo ascoltare ma non giudicare né decidere d’imperio, a senso unico – cioè il nostro, maschile – su qualcosa sulla quale hanno diritto di dire la loro solo le donne, perché le riguarda in prima persona.

Possiamo dire che, in fondo, questo è anche un libro in un certo qual modo femminista: suggerisce una storia d’Italia alternativa e al femminile, fornisce una sorta di nuova mappatura socio-culturale-politica-antropologica (ma anche occulta) di genere; infine, prospetta la possibilità di fare escursioni inconsuete in visita ai luoghi di queste storie tragiche, dei loro connessi palesamenti paranormali e, soprattutto, in cui non è più dominante una narrazione a senso unico…

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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