Diverso Amore Diversa Psiche. Riccardo Monachesi vs Antonio Canova fa rinascere l’arte della levatrice

immagine per Riccardo Monachesi

Dialoga magnificamente con il luogo in cui è allestita, la mostra di Riccardo Monachesi; il posto è straordinario, dato che corrisponde all’ex Fornace di Antonio Canova.

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Riccardo Monachesi, Diverso Amore Diversa Psiche – dettaglio dell’installazione – 2019

Canova, originario di Possagno, vicino Treviso, a Roma dominava nell’area del cosiddetto Tridente – via del Babuino, via del Corso e via di Ripetta – dove aveva molti spazi in cui lavorava e risiedeva dopo la sede di palazzo Venezia, ospite dell’ambasciatore veneto Gerolamo Zulian, fino al 1783; avrà un alloggio a Piazza di Spagna, e la famosa casa-studio in Via delle Colonnette dove oggi abita e lavora Luigi Ontani.

I suoi siti erano tutti limitrofi al porto di Ripetta, sul Tevere, dove sbarcavano i blocchi di marmo provenienti dalla cava dei Fanti Scritti di Carrara; infatti, anche la sua fornace era lì a due passi, nell’attuale Via Antonio Canova, al civico 22, sede dell’Associazione-Galleria Canova 22, dove la mostra di Monachesi –  sino al 30 aprile 2019 – non sfigura nel confronto con cotanta storia e con i temi mitologici affrontati dal Canova; tra quelli, Amore e Psiche, trattato in uno dei capolavori assoluti dell’artista, reso in più versioni, in bozzetti e riproposto anche dall’allievo più dotato Antonio Tadolini.

“Amore e Psiche che si abbracciano”, o “Psyché ranimée par le baiser de l’Amour”, realizzato tra il 1787 e il 1793 e conservato al museo del Louvre a Parigi è carnale, mentre Amore e Psiche detti “stanti”, scolpiti tra il 1796 e il 1800 e oggi al Museo statale Ermitage di San Pietroburgo in Russia (se ne conoscono due versioni) colpiscono per la loro innocenza adolescenziale.

L’equilibrio e le proporzioni ideali, il neoclassicismo del Maestro sono assorbiti e parcellizzati nelle opere di Monachesi, rese ad hoc per questo luogo. Canova propose una sorta di istantanea tratta dalla narrazione di Apuleio, che nel caso del primo gruppo scultoreo è sensualissimo ed esemplare; Monachesi riassume tale immensità in minimi dettagli: sceglie di trattare l’universale condensandolo nel particolare; così, zooma quel fermo-immagine e ci restituisce la minuzia delle ali.

Gli elementi erotici da una parte (del Louvre) e puri dall’altra (dell’Ermitage) qui non hanno più motivo di essere indicati e separati: superati, in una elevazione del tutto a simbolo. Monachesi lo moltiplica e lo fa muovere, tintinnare, e suggerisce confronti e condivisioni…

Appese in alto con fili sottilissimi trasparenti, le alucce scendono come farfalle leggere; sono poco meno di un centinaio, in ceramica: Monachesi da tempo l’ha scelta come materia elettiva del suo lavoro e ha sottolineato quanto sia sdoganata e goda e debba sempre più godere di dignità materico-linguistica scultorea e sempre meno associata al… bricolage… Quelle ali, dunque, che da impalpabili si sono fatte più pesanti per via della loro nuova materia – traduzione di Canova e di Monachesi – danzano, quasi, al passaggio e al gesto tattile –sollecitato dallo stesso Monachesi – dei fruitori.

Si è quindi avvolti dalla storia, dalla favola e dall’arte, poi ci si entra quasi dentro, si tocca con mano. E ci si fa contaminare… Delle ali, una, centrale, è dorata, brilla di luce e sparpaglia teoricamente la sua preziosa e rilucente essenza intorno, contaminando – ecco che la parola e il suo concetto in positivo tornano – le ali bianche, molte delle quali sono colpite da sprazzi di tale oro, si sporcano di quello e allo stesso tempo si nobilitano, scintillano un poco anch’esse in una sorta di dialogo muto ma non silenzioso e assai fertile. Cedono e concedono qualcosa l’uno all’altro… e al pubblico: emblematicamente.

Di fronte, sotto e dentro quest’opera si colgono tantissimi rimandi, altri ne nascono inevitabili, e gli stimoli visivi e concettualistici sono molteplici; personalmente questo coro bianco in convivio e quell’oro condiviso, che mi hanno sedotta –  come Amore e Psiche sedussero Flaubert, che di fronte a una semplice copia di Tadolini, vista dal nobile e collezionista d’arte Giovanni Battista Sommariva a Villa Carlotta a Tremezzo, scrisse di avere “abbracciato la bellezza in persona” –, hanno richiamato in me la socratica arte della levatrice – che Platone ci dettaglia nel Teeteto –, un metodo dialettico dolce ed efficace di cui oggi più che mai avremmo tanto bisogno non solo nella didattica e nella divulgazione ma anche nella vita quotidiana.

Diverso Amore Diversa Psiche è una mostra poetica e allo stesso tempo poderosa in cui tutto globalmente funziona e ti accoglie – come levatrice – regalando simbologie classiche, assolute, quindi sempre contemporanee, e nostre, di tutti, di cui far tesoro. Maieuticamente

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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