Cosimo Veneziano. Biomega. Multiverso. Riflessione su biotecnologie, cibo e persuasione occulta

Cosimo Veneziano Biomega Multiverso, 2019 ricamo su tela, particolare ph. © Matilde Martino

Cosimo Veneziano (Moncalieri, Torino, 1983) analizza molte aree disciplinari per cercare di comprendere e di restituire, con le sue opere, molto di quel che non si vede ma che c’è e influisce nella quotidianità individuale e della collettiità. Una di queste aree di studio invisibili è quella relativa alle biotecnologie in ambito agroalimentare e ai meccanismi  di acquisto dei consumatori, indotti e studiati dal neuromarketing.

C’è da provare inquietudine. Che Veneziano pone come spettro che aleggia nelle e dalle sue opere, che in qualche misura parrebbero riecheggiare, attualizzate,  alcune delle molteplici conclusioni – pur se del lontano 1959 –  di John Kenneth Galbraith nel suo The Affluent Society, 1959.

E c’è anche da meravigliarsi di tanta cura e bellezza sulle quali fanno affidamento questi che una volta si chiamavano “persuasori occulti”, secondo un illuminante, datato, in parte superato dalla realtà e ancora oggi valido in moltissime sue parti, libro omonimo, di  Vance Packard The Hidden Persuaders, 1957.

Anche la bellezza attiene alla produzione di Veneziano, che ci rivela molto della nostra reattività psicologica anche alle immagini.

Con BIOMEGA. Multiverso  progetto in tre fasi, la cui terza tappa espositiva è in corso alla Project Room di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino dal 19 febbraio al 29 marzo 2020, l’artista, in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università IULM di Milano, ha realizzato un’installazione composta da ricami su tessuti e serigrafie in dialogo con una coppia inedita di vasi in ceramica realizzati con la tecnica dell’ingobbio a partire dall’osservazione di una fotografia di un oggetto legato alla tradizione agricola, di cui si è perso l’uso, archiviata presso la Fondazione Museo Ettore Guatelli di Ozzano Taro Collecchio (PR).

L’intero lavoro, che tratta di natura, antropologia e neuroscienze di cui porta una tesi riassuntiva tradotta nel linguaggio specifico dell’arte aprendo molteplici interrogativi,  orienta la sua parte più insistita sull’investigazione della percezione visiva, con l’obiettivo di indurre nel visitatore una consapevolezza su quanto essa possa influire sulle sue scelte quotidiane di fruitore e consumatore, e della sua attuale applicazione nel campo, appunto, delle neuroscienze.

Un punto di osservazione non omologato e problematico sulla realtà, questo di Cosimo Veneziano, che pur certamente palesato secondo il proprio linguaggio e una elaborazione concettualistica personale, ci pone di fronte alla necessità di maggiore consapevolezza come individui e come Società.

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Con una Laurea in Storia dell'Arte, è Storica e Critica d’arte, curatrice di mostre, organizzatrice di eventi culturali, docente e professionista di settore con una spiccata propensione alla divulgazione tramite convegni, giornate di studio, master, articoli, mostre e Residenze, direzioni di programmi culturali, l’insegnamento, video online e attraverso la presenza attiva su più media e i Social. Ha scritto sui quotidiani "Paese Sera", "Liberazione", il settimanale "Liberazione della Domenica", più saltuariamente su altri quotidiani ("Il Manifesto", "Gli Altri"), su periodici e webmagazine; ha curato centinaia di mostre in musei, gallerie e spazi alternativi, occupandosi, già negli anni Novanta, di contaminazione linguistica, di Arte e artisti protagonisti della sperimentazione anni Sessanta a Roma, di Street Art, di Fotografia, di artisti emergenti e di produzione meno mainstream. Ha redatto e scritto centinaia di cataloghi d’arte e saggi in altri libri e pubblicazioni: tutte attività che svolge tutt’ora. E' stato membro della Commissione DIVAG-Divulgazione e Valorizzazione Arte Giovane per conto della Soprintendenza Speciale PSAE e Polo Museale Romano e Art Curator dell'area dell'Arte Visiva Contemporanea presso il MUSAP - Museo e Fondazione Arazzeria di Penne (Pescara), per il quale ha curato alcune mostre al MACRO Roma e in altri spazi pubblici (2017 e 2018). È cofondatrice di AntiVirus Gallery, archivio fotografico e laboratorio di idee e di progetti afferente al rapporto tra Territorio e Fotografia dal respiro internazionale e in continuo aggiornamento ed è cofondatrice di "art a part of cult(ure)” di cui è anche Caporedattore.

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